Jourova: gli Stati intervengano sui propri media

La Commissione Europea ha adottato il nuovo Codice di condotta “rafforzato” sulla disinformazione.

Il documento ha l’obiettivo di monitorare il flusso comunicativo, cercando di limitare la diffusione di fake news. Gli ultimi anni da questo punto di vista sono stati impegnativi, tra il biennio Covid e la più recente guerra russo-ucraina.

Il codice sarà sufficiente a vincere la crisi?

La vicepresidente della Commissione Europea, Vera Jourova, ha parlato di “guerra dell’informazione”. In particolar modo il riferimento è all’Italia e agli ultimi giorni turbolenti.

“Se le persone perdono fiducia nell’informazione online, perderanno fiducia nella democrazia” e commenta come la perdita di fiducia sia sempre più frequente. Secondo Jourova, il Codice è uno strumento fondamentale, ma non sufficiente. Gli Stati membri dovranno singolarmente intervenire sui loro media e non accontentarsi degli strumenti messi a disposizione dall’Unione Europea.

La vicepresidente ha elogiato i Paesi Bassi, da tempo in prima linea nella regolamentazione dei propri media. Porli come esempio dimostra come la Jourova abbia le idee chiare sul fatto che il Codice, senza un impegno nazionale non sarà sufficiente. Non sono mancate le critiche riguardo a questa misura, ritenuta da molti esperti del settore troppo “soft”. Era, per molti, auspicabile l’adozione di misure più solide e concrete, soprattutto al netto di un obiettivo ambizioso come la sovranità digitale, che l’Ue si pone da tempo.

I firmatari: in prima linea i Big Tech

Sono 34 i firmatari del nuovo Codice di condotta, tra questi spiccano le piattaforme online Twitter, Google, Meta, Tik Tok e Microsoft. Il loro compito sarà lavorare per creare condizioni di trasparenza nel mondo online. In particolar modo le Big Tech hanno garantito tramite il Codice l’impegno contro le fake news, rimuovendo gli annunci, limitando gli account falsi e i bot. Inoltre è in corso un ampliamento delle task force e la nascita di centri di trasparenza, che renderanno più semplice l’accesso ai dati per i ricercatori.