Ancora denunce e accuse di violazione del copyright contro le aziende produttrici di Intelligenza Artificiale Generativa (GenAI). Non sarebbe una novità per OpenAI, ma per Microsoft è la prima volta. Mentre viene ritirata quella mossa contro Meta.
Le due aziende avrebbero costruito un business e ottenuto enormi profitti sfruttando materiale coperto da diritto d’autore.
Scraping e class action
L’accusa è stata mossa dallo scrittore Julian Sancton e da altri autori che chiedono l’avvio di una class action contro l’ingiusto arricchimento delle due società. Lo scopo sarebbe ovviamente quello di tutelare i propri interessi, ottenere un’ingiunzione permanente, risarcimento dei danni e rimborso delle spese legali.
Il ricorso riguarda il libero accesso della GenAI a libri, senza consenso o senza pagare un contributo per l’utilizzo.
Pertanto, ChatGPT permette la creazione di nuovi libri con parti tagliate dagli originali o riassunti, andando incontro così alla violazione del copyright e diritto d’autore.
Tale tecnica è conosciuta col nome di scraping. Il training dei modelli di OpenAI, infatti, veniva eseguito attraverso l’acquisizione illegale di dataset aventi copie digitali di libri.
Leggi e pagamenti
In Europa si sta discutendo l’AI Act, una legge che prevederebbe l’obbligo di comunicare dati protetti da copyright se usati per la progettazione dei modelli AI. Anche negli USA si sta valutando la necessità di introdurre una legge ad hoc.
Ma nessuna azienda vuole pagare.
Infatti, Google ritiene che una legge di questo tipo non sia necessaria, perché l’addestramento dei modelli AI equivale alla lettura di un libro. Meta, invece, sottolinea come la mole di dati di titolari di diritti usati sia minima. Mentre Microsoft mette in evidenza come una tale licenza possa danneggiare i piccoli sviluppatori e le innovazioni.
Articolo di A.D.R.