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Un giornale locale online chiude per aver resistito al diritto all’oblio

La testata giornalistica abruzzese “PrimaDaNoi.it” ha speso troppo per difendersi dalle richieste di cancellare alcune notizie di cronaca e, a settembre 2018, ha sospeso le pubblicazioni.

Il 26 settembre 2018, il giorno del tredicesimo anniversario della fondazione, invece di festeggiare il compleanno, il quotidiano online PrimaDaNoi.it (testata giornalistica registrata al Tribunale di Chieti n 7 del 22 agosto 2005; Iscrizione al Roc n.23382) ha annunciato la fine delle pubblicazioni, a causa di una grave crisi di liquidità che impediva di pagare gli stipendi ai dipendenti. Ad annunciare la decisione ai lettori è stato il direttore Alessandro Biancardi con un amaro editoriale di addio, dal titolo “Così muore un quotidiano – Quando le candeline diventano un cero: 26 settembre 2005 – 26 settembre 2018”.

In un articolo del 16 novembre scorso, la redazione del sito “Ossigeno per l’informazione” ha ricostruito la vicenda. Fra le cause delle difficoltà economiche ci sono le spese legali che il giornale ha dovuto sostenere per difendere il diritto di pubblicare e mantenere leggibili alcune notizie di cronaca. Infatti PrimaDaNoi.it è stato tra i primi giornali in Italia ad essere condannato per mancato rispetto del cosiddetto “diritto all’oblio” e ha dovuto dedicare alle spese legali cospicue risorse finanziare per resistere in giudizio.

L’accaduto
Nel 2008, in un ristorante di Ortona (Chieti) due persone si accoltellano. Il giornale web di Chieti ne scrive. Scrive il vero e in modo corretto, come riconoscono anche i giudici. Ma due anni dopo il gestore del locale diffida la testata a rimuovere e de-indicizzare l’articolo in quanto richiama negativamente l’attenzione sul suo locale.

Il Tribunale civile
Nel 2013 il Tribunale di Ortona accoglie il suo ricorso e infligge al direttore una multa di diecimila euro e per recuperare la somma, autorizza il sequestro dello scooter del giornalista, che non è proprietario di altri beni.

Corte di Cassazione

La Cassazione
Il giornale ricorre in Cassazione e tre anni e mezzo dopo, il 24 giugno 2016, i giudici della prima sezione civile, con la Sentenza n. 13161/16, confermano la pronuncia di primo grado, affermando che la permanenza in rete dell’articolo nuoce all’immagine del gestore del ristorante. Il diritto di cronaca e l’interesse pubblico sono stati già soddisfatti, dicono i giudici, dal tempo durante il quale il testo è rimasto in rete. Eppure il processo per quell’accoltellamento ha avuto inizio soltanto a maggio 2016: dunque la vicenda è ancora attualissima.

Commentando la sentenza, Ossigeno ricorda che in Italia il diritto all’oblio non è regolato da alcuna norma ed è sorprendente vedere riconosciuto il diritto di pretendere la cancellazione di una notizia di cronaca a soli due anni dai fatti narrati.

Quella sentenza ha avuto eco anche all’estero, provocando giudizi ironici. Tra gli altri, un articolo del Guardian titolato all’incirca: “Ecco come i tribunali italiani hanno utilizzato il diritto all’oblio per mettere una data di scadenza alle notizie”.

Nell’articolo, Athalie Matthews (avvocato interno e giornalista di Guardian News and Media) ha commentato: «La più alta corte in Italia di recente ha confermato una sentenza che impone la scadenza di un articolo in un archivio on line di un giornale dopo due anni. Si tratta di un allontanamento significativo da precedenti applicazioni del diritto, che ha da sempre distinto tra i risultati di ricerca di Google (“delisting”) e la rimozione di contenuti alla fonte». Rilasciando, nel pezzo, anche considerazioni mordaci: «La data di scadenza per un articolo come il latte o il gelato che si squaglia» e: «Se state leggendo dall’Italia questo articolo fate in fretta prima che venga cancellato».

«Con quella sentenza – commenta ora il direttore Alessandro Biancardi parlandone con Ossigeno – la Cassazione ha aperto il vaso di Pandora. Da allora le richieste di rimozione ci sono piovute addosso, anche per articoli pubblicati appena due mesi prima, spesso in riferimento a vicende di chiaro interesse pubblico come vicende giudiziarie ancora in corso. E insieme alle richieste sono cresciute le nostre difficoltà, anche sul piano finanziario».

Per resistere in giudizio il giornale ha dovuto sostenere sempre più spese legali. Spese che alla fine hanno creato il dissesto.

Alessandro Biancardi (da LinkedIn)

«Così siamo costretti a fermarci: da oggi non troverete più notizie aggiornate qui. – scrive Biancardi nel suo ultimo editoriale – Il 26 settembre 2005 nasceva il primo quotidiano on line per la regione Abruzzo in un momento in cui la tecnologia era ancora una speranza da queste parti, appena prima dei grandi scandali e in un momento di forti cambiamenti. Il 26 settembre 2018, 13 anni esatti dopo, dobbiamo fermarci perché non possiamo più garantire la sostenibilità del quotidiano e lo facciamo prima di contrarre debiti che non potremmo onorare. E’ molto probabile che tra un paio di mesi anche il sito, con i suoi 500mila articoli di cronaca e inchieste abruzzesi, svanirà nel cimitero digitale e non vi sarà più alcuna traccia di quello che è stato».

uspi

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