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“News vs. fake nel sistema dell’informazione”, il Rapporto AGCOM

In Italia, il 57% della produzione di contenuti fake riguarda argomenti di politica e cronaca, mentre circa il 20% argomenti di carattere scientifico.

Gli utenti, pertanto, tendono a selezionare le informazioni che sono coerenti con il proprio sistema di credenze, formando gruppi polarizzati di persone con idee simili su narrazioni condivise, in cui le informazioni discordanti vengono ignorate.

Analizzare le principali criticità del giornalismo, fornendo idee e suggerendo nuovi percorsi per rinnovare una professione messa sempre più in crisi da fake news, mala informazione e precariato: questi i temi al centro del confronto dal titolo “Giornalismi nella società della disinformazione”, organizzato il 23 novembre 2018, dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni presso la sede della Federazione nazionale della stampa. Si è trattato del quinto appuntamento del Ventennale dell’Autorità approntato dal Commissario Mario Morcellini. Il Convegno è stato aperto da un Messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

«Rivolgo un partecipe saluto – ha esordito Mattarellaa tutti i presenti al quinto evento del ventennale dell’Autorità, dal titolo “Giornalismi nella società della disinformazione”, preziosa opportunità di riflessione su un tema cruciale dell’epoca moderna.

Il Presidente Sergio Mattarella (Foto da www.quirinale.it)

Strumento primario di conoscenza e di valutazione critica, il bene pubblico dell’informazione, oggetto di una qualificata attenzione da parte dell’Autorità, rientra nel novero dei diritti di rilevanza costituzionale, strettamente correlato ad altri principi fondamentali riconosciuti dal nostro ordinamento.
Dinanzi alle note criticità che hanno investito il sistema dei media, – ha invitato, infine, il Presidente è essenziale un impegno collettivo per coniugare l’innovazione con i valori del pluralismo, della trasparenza, del confronto e della veridicità dei contenuti, a garanzia di una autentica informazione di qualità a presidio della democrazia. Con la consapevolezza della rilevanza delle tematiche affrontate, desidero esprimere un convinto apprezzamento formulando i più sentiti auguri di buon lavoro».

Molti gli esponenti istituzionali e del giornalismo ospiti della giornata: i Commissari Francesco Posteraro e Antonio Nicita, il Presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti Carlo Verna e il vicesegretario della Fnsi, Mattia Motta.

Mario Morcellini (foto da www.agcom.it)

«Quella di oggi – ha dichiarato il Commissario Morcellini è la prova dell’attenzione dell’Autorità per una presa di coscienza sempre più documentata sulla crisi del giornalismo, continuando un impegno di conoscenza e discussione pubblica già coltivato con precedenti studi e rapporti. Agcom ribadisce, con questo incontro pubblico, la propria mission istituzionale per le garanzie nelle comunicazioni e nell’informazione al tempo della rete e dei social».

In occasione dell’evento, l’Autorità per le comunicazioni ha reso noto il Rapporto “News vs. fake nel sistema dell’informazione”, che costituisce un primo esito dell’indagine conoscitiva sulle piattaforme digitali e il sistema dell’informazione. Lo studio si fonda sui risultati emersi dall’impiego di una metodologia innovativa, che si avvale di un’enorme mole di dati provenienti da dataset relativi a diverse componenti dei sistemi dell’informazione: testate, fonti di disinformazione, giornalisti, e cittadini/fruitori di notizie.

Il Rapporto, si legge nel Comunicato stampa dell’AGCOM, parte dall’analisi statica e dinamica dell’informazione e della disinformazione prodotta in Italia, per poi porre l’accento sulle modalità di trattazione e diffusione delle notizie reali e false, nonché sui meccanismi di propagazione dei contenuti informativi, specie quelli fake, sulle piattaforme online.

Sotto il profilo della disinformazione, le analisi compiute mostrano un sistema nazionale che soffre la presenza di un volume di contenuti falsi mediamente più alto rispetto al passato, che ha raggiunto il livello massimo in corrispondenza del nuovo ciclo politico. Più in generale in Italia, sottolinea il Rapporto, il 57% della produzione di contenuti fake riguarda argomenti di politica e cronaca, mentre circa il 20% argomenti di carattere scientifico. Si tratta di tematiche che presentano un forte impatto emotivo, possono risultare divisive e spesso, come nel caso delle notizie su scienza e tecnologia, non vengono trattate adeguatamente dal sistema informativo tradizionale.

NEWS VS. FAKE NEL SISTEMA DELL’INFORMAZIONE
Sintesi

1. L’adozione di una metodologia innovativa basata sull’osservazione diretta di milioni di dati
Il Rapporto, che costituisce un primo esito dell’Indagine conoscitiva su “piattaforme digitali e sistema dell’informazione”, ha l’obiettivo di delineare, grazie all’osservazione diretta di milioni di dati, gli scenari informativi che caratterizzano il sistema italiano.
Tenendo a mente la tutela del pluralismo come motivazione esplorativa, il Rapporto persegue l’intento di svolgere una valutazione circa la robustezza del sistema informativo e le performance delle piattaforme online e degli altri mezzi nella produzione e divulgazione di informazione, nonché di compiere un ulteriore passo in avanti nella comprensione dell’entità, delle peculiarità e modalità di diffusione della disinformazione.

Uno studio di questo tipo ha presupposto l’impiego di una metodologia sperimentale, incentrata sull’utilizzo e l’integrazione di una molteplicità di fonti: testate informative, fonti di disinformazione, giornalisti, e cittadini/fruitori di notizie.

In particolare, l’analisi complessiva dell’intero ecosistema è stata realizzata su enormi moli di dati, provenienti da dataset differenti e unici al mondo, riconducibili a:
• l’intero contenuto testuale estrapolato, attraverso la piattaforma (sviluppata da Volocom Technology) di cui si e dotata l’Autorità , da circa 35 milioni di documenti generati in Italia, in un arco temporale di più due anni, da 1.800 fonti informative (canali televisivi e radiofonici, quotidiani, siti web di editori tradizionali, testate esclusivamente online, e relative pagine e account di social network), e fonti di disinformazione (siti web e pagine/account social) individuate come tali da soggetti esterni specializzati in attività di debunking;

• un campione di circa 700 principali notizie (reali e false), rappresentativo di tutte le categorie di generi trattati, considerando un intervallo temporale di un anno;

• informazioni, raccolte nell’ambito della II edizione dell’Osservatorio Agcom sul giornalismo, sulle modalità di produzione di contenuti informativi da parte di un ampio e rappresentativo campione di professionisti (circa 2.000) attivi in Italia;

• i risultati di una survey sul consumo di informazione svolta per l’Autorità da GfK Italia su un campione di oltre 14.000 individui, rappresentativo della popolazione italiana;

decine di milioni di account social pubblici su cui sono stati applicati modelli di big data analytics per esaminare le modalità di fruizione dell’informazione e i meccanismi di interazione degli utenti attraverso le piattaforme online.

Il Rapporto, fondato su tale impostazione metodologica, si inserisce tra le attività di vigilanza e monitoraggio del settore dei media, partendo dalle evidenze rilevate dall’Autorità in altre occasioni. Lo studio, dunque, in considerazione delle già riscontrate relazioni di interdipendenza tra sistema informativo e sistema della disinformazione, non può che soffermarsi sull’analisi approfondita di entrambe le componenti. Più volte, infatti, l’Autorità ha osservato come, a livello nazionale e globale, fenomeni patologici di disinformazione, tendano ad annidarsi lì dove il sistema dell’informazione fallisce:

la difficolta di monetizzazione dei contenuti e la perdurante riduzione degli investimenti in informazione; l’evidenziata e connessa regressione nell’uso di meccanismi di verifica nell’ambito della professione giornalistica; la ristrettezza dei tempi dell’informazione online, sia nella fase di produzione sia in quella di consumo (che rischia di tradursi in una minor attendibilità nella raccolta di informazioni, oltre che in un minor livello di attenzione dell’utente) sono atte a compromettere l’adeguatezza dell’offerta informativa sul piano dell’accuratezza, dell’approfondimento e della copertura delle notizie.

In termini più ampi, sono alla base della diffusa perdita di reputazione e fiducia accordata dai cittadini al sistema informativo tradizionale.
E in questo contesto che i cittadini rischiano di affidarsi sempre più a fonti informative alternative e non qualificate, che sono spesso alla base di strategie di disinformazione.

2. Le principali evidenze sulla produzione e diffusione di informazione
L’analisi dinamica sulla quantità di informazione prodotta in Italia rivela un innalzamento dell’ammontare medio del volume informativo immesso nel sistema, che raggiunge il valore massimo nel 2018. D’altra parte, l’andamento mensile suggerisce come sia possibile rintracciare gli effetti determinati dall’azione di almeno due fattori sulla quantità di offerta informativa prodotta dai media:
• il primo, di natura ricorrente (stagionalità), che si manifesta nella riduzione subita ogni anno dal volume informativo nel periodo estivo;
• il secondo, di carattere contingente (ciclo politico), che si rinviene nell’incremento di informazione prodotta in concomitanza del periodo che copre la campagna elettorale, lo svolgimento delle ultime elezioni politiche svoltesi in Italia (nel marzo 2018) e la successiva formazione del nuovo governo.

Foto da wikipedia.org – Public Domain Dedication

L’andamento medio giornaliero della quantità di contenuti informativi prodotti in merito a una singola notizia individua il ciclo di vita di quest’ultima, che può avere inizio anche prima del giorno esatto (?0) in cui avviene il fatto relativo alla medesima. Tuttavia, è nei giorni che vanno dal ?0 in poi che si verifica la maggiore distribuzione dell’offerta informativa:
la concentrazione di contenuti sulla notizia, che tendenzialmente subisce un’impennata in corrispondenza del ?0, registra il suo massimo nei due giorni successivi a quello in cui ha avuto luogo l’accadimento, quando tutti i mezzi arrivano a diffonderla.

L’esame comparato della quantità di contenuti informativi prodotti e delle risorse giornalistiche impiegate, inoltre, consente di operare una distinzione tra mezzi:

• da un lato, le fonti informative online (siti di quotidiani, testate online, social network), che, a parità di risorse professionali utilizzate e di altre condizioni, producono un’offerta di informazione maggiore, evidenziando un sovra-utilizzo della forza giornalistica impiegata, atto a riverberarsi negativamente sull’accuratezza e l’approfondimento del contenuto generato attorno alla notizia. Peraltro, nel caso dei social network, emerge chiaramente la rapidità con cui si passa dalla trattazione di una notizia ad un’altra, indice di una maggiore superficialità nell’esposizione degli accadimenti rispetto agli altri mezzi;

• dall’altro lato, quotidiani, Tv e radio, che presentano una minore intensità produttiva dei giornalisti impiegati in relazione alla quantità di contenuti informativi offerti, e, quindi, un maggior livello atteso di qualità e approfondimento dell’informazione prodotta, che, nel caso delle testate quotidiane e delle emittenti televisive, si accompagna a una diffusione e una copertura giornaliera della singola notizia superiori alla media.

Per quel che attiene alle categorie tematiche dell’informazione veicolata, si nota che:
• non soltanto l’informazione specializzata viene offerta in misura più contenuta rispetto a quella più generalista, ma è anche prodotta per la gran parte da professionalità che non possiedono competenze specialistiche nelle materie di riferimento.

Peraltro, paragonando la distribuzione dell’offerta informativa a quella della domanda, si evidenzia l’esistenza di significativi squilibri:
se per le “hard news” (politica, cronaca, esteri) e le notizie di “cultura e spettacolo” si osserva un eccesso di offerta, le categorie legate all’informazione specializzata, “scienza e tecnologia” in particolar modo, presentano, viceversa, un eccesso di domanda.

L’attuale proposta informativa appare, quindi, carente soprattutto nell’offerta di contenuti più specializzati o di nuovo interesse, laddove la forte richiesta da parte dei cittadini non risulta efficientemente soddisfatta ne sotto il profilo quantitativo ne sotto quello qualitativo dei contenuti prodotti.

3. Le principali evidenze sulla produzione, diffusione e propagazione di disinformazione
Le analisi dinamiche compiute sulla produzione di disinformazione mostrano un sistema nazionale che soffre la presenza di un volume di contenuti fake che:
• sembra essersi assestato su un valore mediamente più alto rispetto al passato,
• ha raggiunto il livello massimo durante l’ultimo ciclo politico, in corrispondenza delle elezioni politiche del 4 marzo 2018.

Il ciclo di vita di una singola notizia falsa si caratterizza essenzialmente per:
• la pressoché totale assenza di anticipazioni (ossia, contenuti fake diffusi prima del ?0) sui fatti oggetto della notizia falsa;
• una durata sensibilmente inferiore rispetto al ciclo di vita di una notizia reale, con una concentrazione decisamente più accentuata attorno al ?0, che raggiunge il punto di massimo il giorno successivo al ?0, per poi scendere velocemente verso valori prossimi allo zero.

In questo contesto, si riscontra che:
• le fonti di disinformazione (siti web, pagine e account social individuati come tali dai debunker) assumono un ruolo che consiste prevalentemente nel conferire impulso ai contenuti fake all’interno del sistema nazionale. La brevità del ciclo di vita delle singole notizie false diffuse tramite queste fonti e la concentrazione in pochi giorni della distribuzione dei relativi contenuti sono la spia stessa dell’intento di mettere in atto una strategia di disinformazione, prediligendo la trattazione di tante notizie diverse, evitando di approfondirne i contenuti;

• una volta innescata, la notizia falsa viene immessa e rilanciata nel sistema delle piattaforme online, anche attraverso l’inconsapevole contributo degli utenti, che la condividono e commentano sui social network.

Anche la scelta delle tematiche trattate dalle fonti di disinformazione si rivela collimante con l’intento di attivare meccanismi di propagazione virale sulle piattaforme online:

in Italia, il 57% della produzione di contenuti fake riguarda argomenti di politica e cronaca, mentre circa il 20% tematiche di carattere scientifico; tutte tematiche che presentano un forte impatto emotivo e che possono essere divisive;

• l’analisi testuale dei contenuti fake prodotti dai siti di disinformazione nel 2018 conduce a individuare 9 argomenti principali (politica, diritti, economia, salute e ambiente, famiglia e fede, cronaca, esteri, scienza, immigrazione), la trattazione dei quali è peculiare: i temi sono affrontati in modo superficiale e impressionistico, mirando a stimolare gli stati d’animo delle persone.

La viralizzazione del contenuto fake è resa possibile dalle modalità di consumo informativo sulle piattaforme online, che, specie per le tematiche individuate come oggetto di disinformazione, avviene nell’ambito di comunità chiuse e distinte:
i modelli di consumo informativo e l’interazione degli utenti con le notizie sulle piattaforme online sono caratterizzati da tendenza alla polarizzazione, esposizione selettiva, omofilia, e insorgenza di echo chamber (letteralmente camera dell’eco). Gli utenti, pertanto, tendono a selezionare le informazioni che sono coerenti con il proprio sistema di credenze, formando gruppi polarizzati di persone con idee simili su narrazioni condivise, in cui le informazioni discordanti vengono ignorate.

Quanto emerge suggerisce come il processo che guida i meccanismi di acquisizione ed elaborazione delle informazioni non sia dettato soltanto da fenomeni cognitivi ma anche, e soprattutto, da pratiche culturali e sociali.

uspi

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