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Trasformazione digitale Paese, “basta ritardi”

Una collaborazione pubblico-privato per lo sviluppo di nuovi servizi “intelligenti”, resi possibili dalle reti a banda ultra-larga, 5G e fibra; il sostegno finanziario alla domanda per stimolare l’adozione dei servizi in maniera accelerata così da recuperare il ritardo accumulato rispetto ai Paesi nostri “competitors”; la sostenibilità degli investimenti nelle infrastrutture, e infine lo sviluppo delle competenze digitali per i lavoratori in forze e per quelli del domani. 

Sono queste le sfide da affrontare nel breve termine per avviare definitivamente la trasformazione digitale del Paese. A dirlo è stato Pietro Guindani, Presidente di Asstel-Assotelecomunicazioni. “La Filiera Tlc ha dimostrato di essere pronta a raccogliere queste sfide e guidare la trasformazione digitale del Paese”. 

Poi ha proseguito: “oggi il nostro Paese è scosso nuovamente dall’emergenza sanitaria e il nostro compito è continuare a sviluppare le reti che uniscono persone, imprese, scuole, amministrazioni e la società tutta. Il Next Generation Ue è lo strumento che può dare risposte concrete alle esigenze di investimento in infrastrutture digitali, innovazione e formazione digitale, indispensabili per creare reddito, occupazione ed una società con parità di condizioni per tutti”.

Quindi bisogna attivarsi e bisogna farlo alla svelta. Sul tema è intervenuto anche Luigi Gubitosi, l’AD di Tim, che ribadisce: “La rete va fatta, non bisogna avere più ritardi, bisogna portare avanti quello che si è stabilito. Ma la rete dovrebbe essere già un dato acquisito”.
Secondo l’AD, all’Italia si prospetta una sfida entusiasmante, per una “Italia che sarà all’avanguardia in campo digitale: non ci mancano le competenze, le qualità, ed ora abbiamo anche i fondi“, riferendosi a quelli del Recovery Fund.

“Dobbiamo sviluppare rapidamente il 5G, dobbiamo sviluppare rapidamente il cloud e l’edge computing, l’intelligenza artificiale. La rete ci serve a fare queste cose e noi stiamo ancora nel Paese a dibattere su come fare, dove andare, eccetera… Ed abbiamo difficoltà a spendere i fondi europei in maniera intelligente“, conclude poi. 

Irene Vitale

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