Già dal 24 febbraio scorso, la Commissione e il Consiglio europeo avevano vietato ai propri dipendenti di usare l’applicazione cinese TikTok su smartphone, anche personali.
Sulla scia Ue, anche il Canada ha annunciato la dismissione dell’app cinese dal 1° marzo per i dipendenti delle istituzioni per motivi di privacy e sicurezza.
La decisione dell’Europarlamento
Dopo la decisione della Commissione e del Consiglio, anche l’Europarlamento ha deciso di vietare TikTok ai suoi dipendenti: entro il 20 marzo l’app dovrà essere disinstallata dai telefoni aziendali dei dipendenti.
La misura va a coinvolgere più di 8.000 persone. La preoccupazione è relativa alla cybersicurezza: la protezione dei dati e la loro gestione da parte di terzi, infatti, non è trasparente e controllata.
I terzi di cui l’Ue si preoccupa sono i funzionari del governo cinese. Se Pechino volesse richiedere informazioni e personal data, il social sarebbe costretto a cederli, mettendo a rischio privacy e sicurezza dei dipendenti delle istituzioni europee iscritti.
Ad opporsi è il Partito Popolare Europeo (PPE), che conta circa 50.000 iscritti su TikTok. Il portavoce del partito di centrodestra, Pedro Lopez, si rifiuta di cancellare il suo account. “Penso che sia assurdo abbandonare il social che sta crescendo più velocemente in Europa, anche se i cinesi lo usano per spiarci”. Ciò che Lopez propone è piuttosto un account del Parlamento Ue “così da combattere le fake news”.
La reazione dell’Italia
Con la diatriba in atto nelle istituzioni Ue, anche l’Italia valuta un possibile blocco di TikTok.
Il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, conferma su Repubblica che “su questo argomento si sta già impegnando il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), ma è evidente che il mio ministero, avendo 3,2 milioni di dipendenti, è fortemente coinvolto”. Per quanto riguarda la decisione dell’imposizione del ban, Zangrillo spiega che “è una scelta che non posso compiere in solitaria, mi devo confrontare con le altre istituzioni e insieme concorderemo una linea”.
Allarmato dalle preoccupazioni europee che si stanno diffondendo, il CEO di TikTok, Shou Zi Chew, ha già incontrato a Bruxelles alcuni funzionari promettendo un sistema di gestione e condivisione di dati più trasparente.
Il social network cinese è dunque pronto a chiarire i dubbi. “Stiamo continuando a migliorare il nostro approccio alla sicurezza dei dati, anche attraverso la creazione di tre data center in Europa per conservare i dati degli utenti a livello locale, riducendo ulteriormente l’accesso ai dati da parte dei dipendenti e minimizzando il flusso di dati al di fuori dell’Europa. Siamo una piattaforma globale, TikTok non è presente in Cina, i nostri dati non sono in Cina, il management non è in Cina. Gli investitori non sono cinesi”, assicura il responsabile relazioni istituzionali di TikTok, Giacomo Lev Mannheimer.
Articolo di T. S.