Tassazione grandi imprese, accordo storico al G7: aliquota globale minima del 15%

Lo hanno definito un “accordo storico” quello sulla tassazione globale, raggiunto al G7 dai ministri delle Finanze. 

L’intesa è “sul principio di una aliquota globale minima del 15% per la tassazione delle grandi imprese, applicata Paese per Paese”. 

Quando si parla di grandi imprese si includono anche i colossi digitali. “Una volta che avremo una soluzione globale” sull’imposizione sugli utili delle multinazionali nel loro complesso, spiega il ministro britannico, Rishi Sunak, “decadrà la necessità di una tassazione ad hoc per i colossi del web”.  

I ministri spiegano che “le maggiori imprese globali, con margini di profitto di almeno il 10%, vedranno il 20% di tutti gli utili al di sopra di tale soglia riallocato e tassato nei Paesi dove effettuano vendite”.

Il prossimo passo sarà quello di discutere l’accordo del G7 con un insieme più ampio di partner dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico e del G20, per includere tutti gli altri protagonisti dell’economia mondiale

Gli OTT d’accordo

Amazon, Google e Facebook si dicono favorevoli all’accordo del G7 sulla tassazione globale delle multinazionali. ​”Crediamo che un processo guidato dall’Ocse che crei una soluzione multilaterale aiuti a portare stabilità al sistema fiscale internazionale”, afferma un portavoce di Amazon, secondo cui l’intesa “segna un gradito passo in avanti nello sforzo di raggiungere questo obiettivo. Speriamo – aggiunge – che le discussioni continuino ad avanzare con il più ampio G20 e l’alleanza del quadro inclusivo”. 

“Facebook chiede da tempo una riforma delle regole fiscali globali e accogliamo con favore gli importanti progressi compiuti al G7 – gli fa eco Nick Clegg, vicepresidente affari globali del social network – l’accordo odierno è un primo passo significativo verso la certezza per le imprese e il rafforzamento della fiducia del pubblico nel sistema fiscale globale“. E insiste: “Vogliamo che il processo di riforma fiscale internazionale abbia successo e riconoscere che ciò potrebbe significare che Facebook paghi più tasse, e in luoghi diversi”.