TAR, annullata la sanzione a Google per pubblicità di scommesse

Google ha ottenuto l’annullamento davanti al TAR del Lazio della sanzione di 750 mila euro disposta dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) per l’“asserita violazione del divieto di pubblicità di giochi e scommesse”.

Secondo la ricostruzione dell’AGCOM, Google avrebbe violato la normativa a causa della presenza su Youtube di video che avrebbero promosso siti web d’azzardo.

Il TAR ha invece affermato che la posizione di Google è ben diversa. Si tratterebbe di “hosting provider”, e dunque non suscettibile di sanzione. Il tribunale ha quindi riconosciuto “l’esenzione da responsabilità degli hosting provider, quando questi si limitino alla messa a disposizione di uno spazio virtuale su cui gli utenti possono caricare i propri contenuti”. Google dunque non avrebbe nessun ruolo effettivo alla realizzazione dell’illecito.

Una nota della società parla di principio secondo il quale la responsabilità del prestatore deve essere riconosciuta. “Solo quando questa sia di natura attiva, non potendo, diversamente, tale soggetto essere ritenuto responsabile per i dati che ha memorizzato”. Nel caso dei video ospitati su Youtube, secondo il TAR, manca la condotta consapevole e partecipativa.

Google non nuova a queste sanzioni

Google ha avuto problemi di questa natura in passato.

Nel 2020 l’AGCOM aveva multato la succursale del colosso, Google Ireland Limited, secondo il decreto Dignità varato nel 2018. 

La differenza, in quel caso, è che la promozione fu diretta e attiva. In particolare, la società, tramite il proprio motore di ricerca www.google.com aveva diffuso l’annuncio a pagamento del sito “sublimecasino.com” che svolge l’attività di gioco e scommessa con vincite in denaro.

L’Autorità in quel caso sottolineò l’esistenza di una responsabilità diretta nel diffondere e promuovere link. L’attività dell’azienda non poteva quindi essere considerata soltanto come un semplice servizio di hosting. Tanto più che il servizio di Google si basa sul pagamento di un compenso. L’inserzionista paga il gestore dell’attività di pubblicità proprio per garantirsi la massima visibilità e diffusione.

La sentenza del TAR segna un precedente pericoloso. I limiti tra responsabilità attiva o passiva potrebbero creare difficoltà e incertezze alla lotta alla ludopatia.