Snapchat: team specifico dedicato al fact-checking delle inserzioni pubblicitarie politiche

Con l’approssimarsi delle future elezioni presidenziali statunitensi del 2020, i vari social continuano ad assumere “policy” differenti in tema di pubblicità politiche.

Il tema del “fact-checking”, applicato alle inserzioni politiche che vengono commissionate sui diversi social network, continua ad essere un argomento sempre in primo piano negli Stati Uniti, essendo oramai sempre più vicina la scadenza delle prossime elezioni presidenziali.

Ultimo protagonista a prendere posizione sulla questione è stato Evan Spiegel, ceo di Snapchat e cofondatore dell’app del fantasmino, il quale, parlando con la Cnbc, ha detto che la sua società verifica, con un team dedicato, tutte le inserzioni politiche.

Snapchat ha scelto quindi una strada intermedia tra le policy adottate sul tema da altri social network come Facebook, che sta ora valutando potenziali modifiche alla sua policy per gli spot politici per combattere le fake news e la disinformazione, ma che, al momento, è per non dare alcuna regolamentazione, o Twitter, che per primo ha, invece, deciso di rimuovere la pubblicità politica a pagamento, o ancora Google che, come già riportato in un precedente articolo, fermerà le campagne politiche indirizzate direttamente ad alcuni utenti sulla base delle loro presunte preferenze politiche, e, inoltre, impedirà ai gestori delle campagne elettorali di incrociare i loro database di possibili elettori con gli utenti di Google.

Sottoponiamo tutte le pubblicità, comprese quelle politiche, a una revisione”, ha dichiarato Spiegel. “Quello che stiamo cercando di fare è creare uno spazio sulla nostra piattaforma per la pubblicità politica. Visto che siamo in grado di raggiungere molti giovani elettori, alcuni al primo voto, vogliamo che siano in grado di prendere parte alla conversazione politica. Ma senza permettere alla disinformazione di insinuarsi”.

Spiegel ha inoltre ricordato che qualcosa di molto simile succede già con le tv via cavo. In base alle regole della Federal Communications Commission, i broadcaster non possono censurare le pubblicità politiche per problemi di accuratezza, mentre le tv via cavo non sono vincolate dalle stesse politiche federali.