Con il nono incontro degli Stati generali dell’editoria, nonché il terzultimo, ha avuto luogo il confronto tra i direttori della carta stampata, in un momento storico che vede la profonda trasformazione del settore dettata dalle nuove tecnologie. L’informazione e il giornalismo dovranno armarsi di tutto lo spirito di adattamento che posseggono, non tanto per uscirne indenni, ma più che altro per essere in grado di adeguarsi al nuovo panorama tecnologico.
“Giornali e nuove sfide dell’informazione tra presente e futuro”, questo il titolo dell’incontro, tenutosi il 27 giugno nella Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, tema affrontato puntualmente dai due relatori Alberto Marinelli, Presidente del Corso di Laurea in Comunicazione Pubblica e d’Impresa all’Università la Sapienza Roma e Riccardo Luna, Direttore Responsabile Agenzia Giornalistica Italia – AGI con il Capo Dipartimento, Ferruccio Sepe, a moderare la discussione.
Marinelli spiega il funzionamento della digital circulation: la disintermediazione delle notizie è costante, gli algoritmi filtrano i contenuti sulle piattaforme, presentando le news non ordinate secondo una gerarchia, come invece avviene sulla carta stampata. Il lettore viene quindi spinto al contatto con persone che la pensano come lui, che leggono e visualizzano le stesse cose, costruendogli introno una realtà personalizzata e cucitagli addosso come il miglior vestito su misura mai fatto.
Questa linea di analisi è pienamente supportata dai dati AGCOM 2017 i quali misurano l’accesso all’informazione online, che per la maggior parte (54,5%) avviene attraverso fonti di algoritmi, come social, motori di ricerca, aggregatori di notizie e portali, contro il 39,4% che usa invece direttamente fonti editoriali (siti web di quotidiani, tv e radio e di testate native digitali). I social network e le chat sono le piattaforme più utilizzare per accedere all’informazione online, molto più dei new aggregator.
Come cambia il ruolo del giornalista in questo nuovo panorama informativo? La funzione primaria di chi racconta la realtà rimane la stessa. Gli utenti chiedono sempre la stessa professionalità e la stessa capacità di commento per le notizie di più difficile decontestualizzazione, spiega Riccardo Luna, esperto in comunicazione digitale. Gli strumenti e le competenze del mestiere cambiano, si evolvono ma l’obiettivo finale rimane lo stesso. “Conquistare credibilità e utilizzare la tecnologia”, questo sono le due parole d’ordine.
Gli intervenuti hanno poi partecipato al confronto con proposte concrete: il Direttore de La Stampa, Maurizio Molinari, propone di unire le forze in un momento di profonda trasformazione tecnologica. Il cambiamento è epocale ed è comprensibile che il singolo possa non farcela, per questo ha bisogno del sostegno e della collaborazione della totalità dei soggetti: “la sfida che fronteggiamo è così potente che tutti gli attori del mercato avrebbero convenienza a scambiarsi informazioni, condividere esperienze in un laboratorio di creazione di metodi di vendita, di modelli di business. Un po’ come succede già ora in Paesi come gli Usa, l’Olanda, la Svezia. La competizione può attendere, perché in 2-3 anni o troviamo una soluzione o moriamo tutti”.
Si è poi passati a discutere del contratto nazionale di lavoro giornalistico ”legato a modelli del secolo scorso e oggi fuori mercato”, secondo Molinari, perché “oggi i suoi vincoli impediscono la creazione di nuovi posti di lavoro, soprattutto nel bacino delle nuove professionalità che stanno nascendo nel mondo dell’informazione. Un vulnus reale al quale porre rimedio in gran fretta”. Anche Crimi si dice d’accordo e aggiunge che ormai “il contratto nazionale non tutela più nei fatti i giornalisti e ingessa gli editori”.
“Serve una governance del digital. Dobbiamo sapere quali informazioni devono essere tutelate e quali possono essere liberamente scambiate. Serve una legge che protegga i nostri dati. In Italia siamo arretrati rispetto a tanti altri Paesi anche europei, dove chi diffonde falsità viene punito”, conclude poi Molinari, richiamando il Governo alle sue responsabilità nei confronti del settore.
Quando prende parola Salvatore Cannavò, vicedirettore de Il Fatto Quotidiano, chiarisce immediatamente che tutte le proposte avanzate descrivono “la presa d’atto del fallimento della Fieg”. Aggiunge poi l’importanza di inserire degli incentivi agli abbonamenti digitali e considerare un sistema ottimale di tassazione dei giganti del web “che succhiano le nostre notizie”.
Oggi riprendono i lavori degli Stati generali con l’incontro “Informazione online: sfide, opportunità e trattamento per gli editori nativi digitali” in cui interverrà il Segretario generale USPI Francesco Saverio Vetere.
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