“Serve maggiore attenzione per i media italiani all’estero, e una legge per semplificare e sburocratizzare i contributi per la stampa italiana all’estero”.
“Il mondo dell’informazione all’estero ha bisogno di ritrovare un nuovo slancio, deve essere smart, accompagnato nella transizione digitale e sostenuto nel processo dell’innovazione. Puntando sulla formazione di giornalisti, pubblicisti e manager dell’informazione, che dovranno dare linfa e continuità a quanto offre oggi l’intero armamentario della comunicazione degli italiani all’estero. Facendo leva sulle proprie risorse umane e sulla conoscenza, che oramai e per fortuna è globale”.
Lo afferma Michele Schiavone, segretario generale del CGIE – Consiglio Generale degli Italiani all’Estero.
“Garantire il pluralismo dell’informazione all’estero significa assicurare un futuro alla formazione culturale e soggettiva di cittadini capaci di assumere responsabilità, E di promuovere aspetti articolati e qualificanti della nostra cultura che si confronta liberamente e si confonde con altre realtà, con altri mondi”, prosegue Schiavone.
Che, poi, critica la attuale norma che regola il riconoscimento dei contributi alle associazioni dei quotidiani, settimanali, mensili e pubblicazioni trimestrali.
“Selettive, macchinose e arcaiche restano, comunque, le regole applicate alla nuova normativa, che esamina e decide l’entità dei contributi e i tempi per la loro erogazione. – sottolinea il segretario generale del CGIE – I diversi passaggi istruttori delle istanze trasmesse al Dipartimento dell’editoria e dell’informazione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri seguono un iter tortuoso. Scollegato nei diversi livelli degli enti e degli uffici che acquisiscono i pareri, che assumono le decisioni finali sulla idoneità delle richieste di contributi e di sostegno all’informazione e all’editoria.
Nel processo istruttorio sono coinvolti i Com.It.Es., i Consolati, le Ambasciate, gli uffici del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale prima di passare al vaglio tecnico della commissione esaminatrice del dipartimento presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri”.
Secondo Schiavone “basta una distrazione, un impedimento o una decisione arbitraria in uno dei passaggi indicati – e di questi casi se ne verificano ogni anno nell’intero percorso – per bloccare sine die le erogazioni dei contributi, mettendo in serie difficoltà la programmazione amministrativa e editoriale delle varie testate giornalistiche, delle radio e delle emittenti televisive. Sono all’ordine del giorno i ritardi prodotti dai Com.It.Es., dai Consolati, da diverse Ambasciate e dal Maeci. Da qui la necessità di una legge semplificativa dei processi di controllo amministrativo per liberare i promotori dell’informazione dall’arbitrio di alcune decisioni o comportamenti ricattatori”.
“Fino a quando in questi ingranaggi erano presenti i rappresentanti della commissione specifica del CGIE l’intero comparto produttivo all’estero riusciva ad avere interlocutori diretti, capaci di rappresentarlo e di agire a garanzia dell’autonomia e della libertà di espressione e di giudizio sulle attribuzioni dei contributi. Da alcuni anni, purtroppo, le contestazioni o i rilievi alle istanze degli editori non sempre sortiscono adeguate attenzioni risolutive, sostiene Schiavone.
“A queste difficoltà temporali – conclude Schiavone – si sono aggiunti anche i ritardi causati dalla pandemia, dal conseguente lavoro a distanza, che rifuggono da responsabilità dirette o presunte tali”.
Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), istituito con Legge 6 novembre 1989 n. 368 – modificata dalla Legge 18 giugno 1998, n. 198 – è organismo di consulenza del Governo e del Parlamento sui grandi temi che interessano le comunità all’estero.
(Fonte: ItaliaChiamaItalia)
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