Il traffico online generato dagli Over The Top non pesa sui costi delle tlc in misura tale da giustificare la richiesta di ulteriori investimenti sulle infrastrutture di rete.
Lo sostiene il rapporto pubblicato lo scorso 7 ottobre dal Berec, l’Organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche.
Le tesi in favore degli OTT
I costi crescenti che gravano sulle tlc non dipenderebbero dall’aumento del traffico online, che ha negli OTT i suoi principali generatori. Sarebbero invece causati dalla necessità di estendere la copertura delle reti a banda ultra-larga. I costi di aggiornamento dovuti agli aumenti del traffico sarebbero invece bassi, afferma lo studio.
Dunque, secondo i regolatori, non sussiste “un’adeguata giustificazione per intervenire nel mercato”. Anzi, un intervento rischierebbe di generare squilibri nell’ecosistema di Internet. Verrebbe infatti garantito eccessivo potere ai fornitori del servizio (le tlc) a scapito dei principali utilizzatori dello stesso (gli OTT).
La risposta delle tlc
Non si è fatta attendere la replica dell’Etno, l’associazione delle tlc europee. Nello studio realizzato da Axon per Etno, pubblicato lo scorso maggio, emerge infatti un quadro diverso. I costi incrementali generati dal traffico delle big tech sulle reti tlc ammonterebbero a circa 15 miliardi l’anno. Un intervento normativo in tema potrebbe aumentare il Pil europeo e i posti di lavoro, si sostiene nella ricerca.
L’orizzonte europeo
Da mesi, in Europa si discute l’opportunità di una nuova normativa sulla remunerazione da parte dei CAPs (Content and Application Providers) verso gli ISPs (Internet Service Providers).
La Commissione europea, rispondendo alle richieste delle maggiori aziende di telecomunicazioni, ha annunciato una consultazione pubblica per il 2023. Il Commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, ha recentemente presieduto una tavola rotonda a sostegno dell’equo contributo degli OTT allo sviluppo delle reti.
Articolo di F.L.