Lunedì mattina – 26 luglio scorso – il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, Giacomo Lasorella, è stato ricevuto a Montecitorio per esporre le linee principali del consueto Rapporto Annuale.
”Quella di contribuire a governare questa fase complessa, caratterizzata da una tumultuosa transizione verso il mondo digitale, a maggior ragione in relazione all’attuazione del PNRR, costituisce una delle sfide più importanti che attendono Agcom in questa consiliatura.
È Agcom in piena sintonia con le altre istituzioni della Repubblica, tra le quali in primo luogo il Parlamento oltre che, naturalmente, nel loro ambito il Governo e le altre autorità, a dover accompagnare il Paese verso la transizione digitale”, ha esordito il Presidente AGCOM.
Sono stati tanti i temi affrontati: dalle poste, alla televisione senza tralasciare il comparto mobile.
Ma l’argomento principale – oggetto anche di molte discussioni internazionali – è stato quello del web.
Questa volta non si è parlato di tasse (o altro), ma del ruolo invasivo degli algoritmi che, oltre a condizionare i singoli cittadini/webnauti, condizionano anche il mercato online.
«Intelligenza artificiale, big data, machine learning, profilazione algoritmica. – si legge nella relazione annuale – Sono i nuovi codici dell’economia digitale. L’innovazione investe letteralmente la regolamentazione, in tutte le sue articolazioni, e la espone al rischio dell’inadeguatezza e dell’obsolescenza, nonché alla costante rincorsa di uno scenario in perenne divenire.
Con l’obiettivo di mettere in campo un nuovo contesto regolamentare, adatto al nuovo scenario, l’Europa, il legislatore nazionale e con essi l’Autorità, si stanno muovendo nella direzione di un approccio olistico, fondato su una sapiente combinazione di saperi e di strumenti».
In Italia l’effetto più evidente è quello dell’indebolimento dell’industria italiana dei media, il cui valore economico è in calo da oltre un decennio.
Ciò conferma non solo la fragilità della nostra industria culturale, ma segnala anche un deficit di politica industriale in un settore che gode di grande prestigio nel mondo quanto a sapienza tecnica e qualità dei contenuti.
La valutazione delle dimensioni economiche del Sistema Integrato delle Comunicazioni (SIC) per l’anno 2019 ha evidenziato un valore pari a 18,1 miliardi di euro, l’1,01% del PIL. Con una riduzione dell’1,4% rispetto al 2018, in controtendenza rispetto al trend di crescita che ha interessato, nel medesimo periodo, l’economia nazionale.
Anche nel 2019 nessuno tra i principali soggetti ha realizzato ricavi superiori al tetto del 20%.
La televisione si conferma il mezzo principale per l’acquisizione di informazioni, anche se è sempre più evidente lo spostamento, sempre più rapido, verso le piattaforme online.
I dati indicano, inoltre, una progressiva diminuzione nell’uso dei quotidiani e della radio per informarsi.
Nonostante la crescita delle audience e del consumo di informazione, rilevato almeno per televisione e Internet, i risultati economici sono fortemente negativi per tutti i mezzi di comunicazione e le analisi mostrano una flessione degli introiti pubblicitari causata sia dalla minore disponibilità di spesa degli inserzionisti sia dall’abbassamento dei prezzi di vendita degli spazi pubblicitari, ad eccezione di quelli dell’on-line.
Tutto ciò si traduce in una riduzione complessiva dei ricavi per i media, che alla fine del 2020 scendono a 11 miliardi, con una perdita rispetto al 2019 di oltre 1 miliardo.
Corrispondente a una variazione negativa del 9,5%, in analogia con il generale quadro macroeconomico (con una variazione del PIL pari a -9%). I periodici sono il comparto editoriale che ha sofferto di più, con una riduzione della raccolta pubblicitaria pari al 36,6%.
Anche nel settore radiofonico, nell’ultimo anno sono cambiate le abitudini degli italiani a causa delle restrizioni alla mobilità e, in particolare, delle riduzioni degli spostamenti in auto (-67% dell’utilizzo di automobili), dell’ampio ricorso al lavoro agile (+64% del lavoro in casa). Nonché per le limitazioni alle interazioni sociali che di fatto hanno comportato una maggiore presenza nelle abitazioni private.
Solitamente l’ascolto della radio si concentra nei tragitti per raggiungere il luogo di lavoro e nelle fasce orarie mattutina e pomeridiana (cosiddetto drive time).
Nell’editoria quotidiana, l’Autorità ha censito 105 testate, per un valore complessivo di 1.103.826.466 copie (-13,4% rispetto al 2019). Anche nel 2020, nessun editore ha superato la soglia di legge stabilita al 20% della tiratura globale.
La crisi strutturale della stampa si sta rilevando irreversibile e mostra di non aver beneficiato della accresciuta domanda di informazione dovuta alla crisi pandemica.
Nel secondo trimestre 2020, solo il 17,6% degli italiani ha scelto in media di informarsi sui quotidiani. Il trend di riduzione nella lettura giornaliera dei quotidiani è comunque un fenomeno comune a tutti i Paesi europei.
Nell’Unione europea, infatti, si osserva un declino di 12 punti (dal 38% al 26%) nel periodo che va dal 2010 al 2018.
Questi dati risultano certamente significativi anche alla luce del forte calo dei ricavi della stampa quotidiana e rendono evidente la crisi specifica che attraversa il settore.
Andando nel dettaglio dei dati italiani appare evidentissimo il crollo dei quotidiani sportivi che risultano i prodotti più danneggiati dalla sospensione degli eventi e delle manifestazioni sportive.
Un discorso a parte merita la questione dell’assegnazione dei diritti per la trasmissione degli eventi sportivi. Negli ultimi anni si è registrata una crescente presenza, anche in questo settore, delle piattaforme: dapprima con Amazon (che nel 2019 ha acquistato un pacchetto di partite della Premier League, e ha acquistato il diritto di trasmissione esclusiva di 16 partite di Champions a partire dalla prossima stagione) e, più di recente, con Dazn che ha acquistato i diritti televisivi per le partite di calcio di Serie A per le stagioni 2021- 2024.
Tanto più alla luce dell’accordo tra Dazn e TIM che, con quest’ultima nel ruolo di partner tecnologico, conferisce una inedita posizione alla piattaforma distributiva, la cui offerta di contenuti, in espansione, appare ora in grado di competere anche sul fronte della qualità e della continuità del servizio.
Per quel che concerne la regolamentazione della commercializzazione dei diritti audiovisivi sportivi, il decreto dell’Autorità prevede che questa avvenga con procedure competitive e nel rispetto di linee guida. Nelle quali sono definite regole per l’offerta e l’assegnazione dei diritti, nonché criteri per la formazione dei relativi pacchetti, tali da garantire ai partecipanti alle procedure di assegnazione condizioni di equità, trasparenza e non discriminazione.
Spetta all’AGCOM e all’AGCM, per i profili di rispettiva competenza, la verifica della conformità di tali linee guida.
Per garantire il buon funzionamento della gestione e dell’intermediazione dei diritti d’autore e dei diritti connessi da parte degli organismi di gestione collettiva, l’Autorità svolge attività di vigilanza e sanzionatorie in base alle disposizioni del decreto legislativo n. 35/2017.
L’articolo 28 prevede obblighi di trasparenza in capo alle c.d. collecting societies che gestiscono i diritti d’autore o i diritti connessi per conto di più di un titolare di tali diritti. Le collecting societies sono tenute a elaborare e pubblicare annualmente una relazione di trasparenza.
Dal 2019 l’Autorità dispone di uno specifico regolamento, con relativo presidio sanzionatorio per assicurare concreta attuazione ai princìpi dell’ordinamento in materia di rispetto della dignità umana e di contrasto ai linguaggi di odio e di discriminazione di razza, sesso, religione o nazionalità.
Il regolamento, peraltro, tiene conto del mutato contesto tecnologico, sociale e di mercato in cui operano i media e dei cambiamenti registrati anche nelle modalità di svolgimento del dibattito pubblico.
Manca nel nostro ordinamento una organica e adeguata disciplina di protezione dei minori applicabile ai contenuti online.
Nelle more del recepimento della direttiva sui servizi di media audiovisivi (UE) 2018/1808, l’attuale normativa di intervento in materia di contenuti online risulta frammentata e si riferisce, in particolare, al settore del diritto d’autore, del contrasto al gioco d’azzardo, della classificazione delle opere audiovisive destinate al web e dei videogiochi.
Nonché all’hate speech e alle attività di prevenzione e contrasto del fenomeno del cyberbullismo. Settori importanti e delicati, ma ben lungi dal coprire l’intero spettro delle competenze dell’Autorità.
In tale contesto, merita particolare attenzione il progetto Safer Internet Center Italy(SIC-Italia), coordinato dal MIUR, nato con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo di servizi innovativi e di qualità dotando i giovani utenti di informazioni, consigli e supporto per navigare con maggiore consapevolezza e sicurezza e per semplificare la eventuale segnalazione di materiale illegale online.
In materia di pubblicità del gioco con vincite in denaro, le attività di monitoraggio svolte d’ufficio hanno fatto emergere in capo a Google Ireland una condotta che, all’esito della fase istruttoria, ha comportato l’irrogazione di una sanzione di 100.000,00 euro, per violazione dell’articolo 9 del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87.
Nel provvedimento assume particolare rilievo la circostanza per cui l’ambito di applicazione dell’art. 9 debba necessariamente essere individuato alla luce del consolidato principio di “destinazione del servizio” a prescindere dal luogo di stabilimento o di residenza del fornitore di tali servizi.
Le statistiche internazionali evidenziano che i volumi di corrispondenza nel decennio 2007-2017 hanno subito, a livello globale, una flessione del 31%.
In questo contesto l’Italia è tra i Paesi europei in cui si è ridotta maggiormente corrispondenza cartacea ed è verosimile che questo andamento negativo proseguirà nei prossimi anni per effetto della diffusione della digitalizzazione, ulteriormente accelerata dalla pandemia Covid-19.
A fronte di questa tendenza, va evidenziato un fortissimo incremento della spedizione dei pacchi. Dal 2016 al 2020 a fronte di un raddoppio dei volumi dei servizi di consegna dei pacchi, gli invii di corrispondenza si sono ridotti di un terzo.
Nell’ultimo anno i pacchi sono cresciuti di quasi 27 punti percentuali, mentre, i servizi di corrispondenza si sono ridotti di circa 5 punti percentuali.
In termini assoluti, nel 2020 il settore postale nel suo complesso (corrispondenza e pacchi) ha registrato in Italia circa 3,2 miliardi di invii, in calo del 9,5% rispetto al 2019.
Nella regolamentazione del settore postale assume un ruolo centrale il Contratto di programma, di durata quinquennale, che disciplina i rapporti fra il Ministero dello sviluppo economico (MISE) e Poste Italiane per l’erogazione del servizio postale universale.
Il 1° gennaio 2020 è entrato in vigore il Contratto per gli anni 2020-2024. Il Contratto 2020-2024 definisce gli obblighi del fornitore e i servizi resi agli utenti.
Specifica, in particolare, le modalità di erogazione del servizio universale; prevede le misure applicabili agli uffici postali che non garantiscono l’equilibrio finanziario; richiama le disposizioni riguardanti la raccolta e l’invio della corrispondenza a giorni alterni; specifica le norme che si applicano alla rete degli uffici postali e all’apertura degli stessi; indica i parametri per la distribuzione delle cassette postali.
Sono poi previsti obblighi di pubblicità e di adeguamento della carta della qualità e delle condizioni generali dei servizi; e sono stabilite, infine, le disposizioni concernenti l’accesso ai servizi postali e le verifiche di carattere qualitativo effettuate a beneficio dell’Autorità.
(Le foto della presentazione sono tratte da https://twitter.com/AGCOMunica)
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