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“Quer pasticciaccio brutto” tra INPS e ADEPP per i pagamenti delle pensioni in cumulo gratuito

Il motivo dello scontro è l’ “una tantum” di 65 euro che le Casse professionali dovrebbero pagare all’INPS per la gestione di ciascuna pratica di ricongiungimento dei contributi.

Senza voler scomodare più di tanto lo scrittore Carlo Emilio Gadda (morto nel 1973 e autore del famoso romanzo “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”), il ‘pasticcio’ a cui ci riferiamo riguarda la Convenzione quadro fra l’INPS e l’ADEPP (Associazione delle Casse di Previdenza dei Professionisti, tra cui l’INPGI), firmata il 20 febbraio scorso, che permette ai professionisti di riunire i contribuiti versati in più gestioni ed ottenere così un’unica pensione.
Ricordiamo che la norma sul cumulo gratuito dei contributi è una delle misure previdenziali introdotte con l’articolo 1, comma 195, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (legge di bilancio per il 2017).

Dopo la firma, però, è seguita una situazione di impasse verificatasi riguardo al mancato accordo fra Inps e Casse professionali sulla divisione dei costi di gestione delle pensioni pagate in regime di cumulo.
L’INPS ritiene, come precisato in un Comunicato del 19 marzo scorso, che il costo delle pratiche delle pensioni pagate in regime di cumulo ai professionisti che hanno versato contributi sia all’Inps sia alle casse professionali, debba essere sostenuto dagli Enti coinvolti nella liquidazione in misura proporzionale alle rispettive quote di pensione erogate.
Per l’ADEPP, invece, le cose stanno in maniera diversa, ossia: il costo delle pratiche è un onere che si deve accollare integralmente l’INPS.

Lo stallo, in sostanza, afferisce al costo della pratica (stimato, per ognuna, in 65 euro una tantum) che nessuno delle due parti ha voglia di accollarsi.
Le richieste di cumulo da parte dei professionisti si accumulano: all’INPS ne sono arrivale almeno 9mila e qualche centinaio alle Casse; ma si stima siano circa 700mila i professionisti iscritti a due Casse previdenziali, con una spesa complessiva, per attivare il cumulo, che si aggira sui 45milioni e mezzo di euro.

L’INPS – si legge in un nuovo Comunicato datato 22 marzo 2018 -, al fine di evitare ulteriori lungaggini per i lavoratori coinvolti, sta inviando alle Casse un nuovo testo di convenzione. Tale testo prevede una modifica dell’articolo che riguarda i costi, da dividere in base alla quota di pensione erogata da ciascun ente. In particolare, la bozza rimette ad una commissione di esperti la determinazione dell’importo da dividere e lascia alle parti, in caso di mancata identificazione dell’importo nei tempi previsti, la possibilità di adire al giudice.
La nuova Convenzione permetterà da subito di sbloccare i pagamenti e di lasciare che le parti risolvano le difficoltà burocratiche in un secondo momento, senza che questo abbia ulteriori ripercussioni sui professionisti coinvolti.

«L’Istituto – conclude il Comunicato – ha già presentato ai gruppi tecnici delle Casse la piattaforma informatica per la gestione delle prestazioni in cumulo e pertanto confida in una rapida stipula della Convenzione per procedere alla liquidazione delle prime pensioni».

FIRMATA LA NUOVA CONVENZIONE
È del 28 marzo scorso la notizia che le Casse di previdenza iscritte all’ADEPP hanno firmato all’unanimità la nuova Convenzione sulle pensioni in cumulo, così come proposta dall’INPS.
Il nuovo accordo prevede di avviare subito le erogazioni delle pensioni in cumulo per 90 giorni, trascorso questo periodo di prova, un comitato costituito ad hoc avrà due mesi di tempo per trovare una soluzione per i costi di gestione.

Ma non è solo questo il problema. Ci sono infatti anche altri aspetti che rendono confusa la situazione. Uno, ad esempio, riguarda alcune Casse di previdenza che hanno deliberato delle regole di calcolo per il cumulo ma che ancora non hanno ottenuto il nullaosta ministeriale.

Secondo l’INPS, i pagamenti pensionistici potrebbero essere erogati per fine aprile p.v., ma, senza un accordo fra le Casse, fra tre mesi potrebbero di nuovo essere bloccati.

Non sarà che quei 65 euro, a conclusione della giostra, saranno addebitati ai pensionati?

uspi

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