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Quanto è digitale il tuo Paese? Lettura delle notizie online: italiani ultimi nella Ue (Il Rapporto DESI)

Il 18 maggio scorso, la Commissione europea ha pubblicato i risultati per il 2018 dell’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI), uno strumento che controlla le prestazioni degli Stati membri in termini di connettività digitale, competenze digitali, attività online e digitalizzazione delle imprese e dei servizi pubblici.

L’indice rivela che l’UE sta diventando sempre più digitale, ma i progressi non sono sufficienti per permettere all’Europa di tenere il passo con i leader mondiali e ridurre il divario esistente tra gli Stati membri. Questa situazione rende più urgenti il completamento del mercato unico digitale e un aumento degli investimenti nella digitalizzazione dell’economia e della società.

Nel corso degli anni passati l’UE ha continuamente migliorato le sue prestazioni digitali e il divario tra i Paesi più e meno digitalizzati si è ridotto leggermente (da 36 a 34 punti).
Il punteggio più alto nel DESI 2018 è stato ottenuto da Danimarca, Svezia, Finlandia e Paesi Bassi, che sono tra i leader mondiali nel campo della digitalizzazione, seguiti da Lussemburgo, Irlanda, e Regno Unito.
Belgio, Estonia. Irlanda, Cipro e Spagna hanno registrato il maggior progresso (oltre 15 punti) negli ultimi quattro anni. Tuttavia alcuni altri paesi dell’UE hanno ancora molta strada da fare e nel suo complesso l’Unione ha bisogno di migliorare le sue prestazioni per rimanere competitiva a livello internazionale.

Mariya Gabriel (Foto da ec.europa.eu)

Mariya Gabriel, Commissaria responsabile per l’Economia e la società digitali, ha dichiarato: «Speriamo in un progresso rapido sulle riforme importanti, come il codice elettronico europeo, volto ad aumentare gli investimenti in una migliore connettività. L’indice di digitalizzazione dell’economia e della società di quest’anno mostra che dobbiamo fare di più per contrastare la carenza di competenze digitali tra i nostri cittadini. Aumentando l’integrazione delle tecnologie digitali e la diffusione delle competenze necessarie per utilizzarle, consentiremo a cittadini, imprese e amministrazioni pubbliche di diventare più autonomi e responsabili. Questa è la strada giusta per riuscire nella trasformazione digitale delle nostre società».

Video di presentazione.

Ecco cosa rivela il DESI 2018:

IN EUROPA
La connettività è migliorata, ma non abbastanza per far fronte a esigenze in costante crescita
Il 58% delle famiglie ha accesso alla connettività ultraveloce con velocità di almeno 100 Megabit per secondo (Mbps) e il numero di abbonamenti è in rapido aumento. La banda larga ultraveloce è accessibile per il 15% delle famiglie: questo dato è raddoppiato nei soli ultimi due anni ed è cinque volte superiore rispetto al 2013.
L’80% delle famiglie europee è servito da una connessione a banda larga veloce con velocità di almeno 30 Mbps (erano il 76% l’anno scorso) e un terzo delle famiglie europee (33%) è abbonato a questo servizio (con un aumento del 23% rispetto all’anno scorso e del 166% rispetto al 2013).
Il numero di abbonamenti alle reti mobili di dati è aumentato del 57% rispetto al 2013, raggiungendo la quota di 90 abbonamenti ogni 100 cittadini dell’UE. In media, il 91% della popolazione dell’UE è servito da reti mobili 4G (l’84% l’anno scorso).

Gli indicatori rivelano che la domanda di banda larga veloce e ultraveloce è in rapido aumento e si prevede un ulteriore aumento in futuro. La Commissione ha proposto una riforma delle norme UE in materia di telecomunicazioni per soddisfare il crescente fabbisogno di connettività dei cittadini europei e stimolare gli investimenti.

Sempre più cittadini europei utilizzano Internet per comunicare
L’aumento nell’uso dei servizi Internet è in particolare legato a telefonia e videochiamate: quasi la metà dei cittadini europei (46%) si serve di Internet per effettuare chiamate; questo dato rappresenta un aumento di quasi il 20% rispetto all’anno scorso e di oltre il 40% rispetto al 2013. Altri indicatori rivelano che l’81% degli europei ormai si connette a Internet almeno una volta alla settimana (il 79% l’anno scorso).
Con lo scopo di aumentare la fiducia nell’ambiente online, il 25 maggio 2018 sono entrate in vigore le nuove norme dell’UE sulla protezione dei dati.

L’UE può contare su un numero maggiore di esperti digitali rispetto al passato, ma permangono divari di competenze
L’UE ha registrato un miglioramento minimo per quanto riguarda il numero dei laureati in scienza, tecnologia, ingegneria e matematica (STEM) (19,1 laureati ogni 1 000 persone di età compresa tra i 20 e i 29 anni nel 2015, rispetto ai 18,4 del 2013); il 43% degli europei non possiede ancora competenze digitali di base (il 44% l’anno scorso).
Parallelamente alla coalizione per le competenze e le occupazioni digitali, la Commissione ha lanciato le Digital Opportunity Traineeship per far fronte al divario di competenze digitali in Europa. L’iniziativa pilota offrirà a oltre 6 000 studenti e neolaureati tirocini in ambito digitale in un altro paese dell’UE fino al 2020.

Le imprese sono più digitali ma il commercio elettronico progredisce lentamente
Mentre sempre più imprese inviano fatture elettroniche (il 18%, contro il 10% del 2013) o utilizzano i social media per dialogare con i clienti e i partner (il 21%, contro il 15% del 2013), il numero di PMI che praticano il commercio online si è fermato negli ultimi anni (17%).
Per dare un impulso al commercio elettronico nell’UE, la Commissione ha dato vita a una serie di misure che vanno da una maggiore trasparenza dei prezzi per la consegna di pacchi alla semplificazione delle norme relative all’IVA e ai contratti del settore digitale. A partire dal 3 dicembre 2018 i consumatori e le imprese potranno usufruire delle migliori offerte online in tutta l’UE senza essere discriminati sulla base della loro nazionalità o residenza.

Gli europei utilizzano maggiormente i servizi pubblici online
Il 58% degli internauti che hanno trasmesso moduli alla pubblica amministrazione ha utilizzato i canali online (il 52% nel 2013); il 18% dei cittadini europei utilizza servizi sanitari online. Nell’aprile 2018 la Commissione ha adottato iniziative in materia di riutilizzo delle informazioni nel settore pubblico e di sanità elettronica che permetteranno di migliorare notevolmente i servizi pubblici online transfrontalieri nell’UE.

IN ITALIA
Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI), relazione nazionale sull’Italia per il 2018
L’Italia si posiziona al 25° posto fra i 28 Stati membri dell’UE. Nel corso dell’ultimo anno ha fatto registrare nel complesso un miglioramento, pur se la sua posizione nella classifica DESI è rimasta invariata. L’integrazione delle tecnologie digitali e i servizi pubblici digitali rappresentano i principali catalizzatori del progresso digitale a livello nazionale.

Un altro segnale  positivo è offerto dalle prestazioni in termini di copertura delle reti NGA, che appaiono in fase di recupero (dal 23º posto del 2016 al 13º del 2017). Come negli anni precedenti, la sfida principale è rappresentata dalla carenza di competenze digitali: benché il governo italiano abbia adottato alcuni provvedimenti al riguardo, si tratta di misure che appaiono ancora insufficienti.
Le prestazioni dell’Italia si collocano all’interno del gruppo di Paesi dai risultati inferiori alla media.

1. Connettività
Con un punteggio complessivo in termini di connettività pari a 52,8, l’Italia si piazza al 26º posto fra gli Stati membri dell’UE, retrocedendo di un posto rispetto al 2017.
Benché la percentuale di copertura fissa sia rimasta invariata attestandosi a quota 99%, un valore leggermente superiore alla media UE (97%), l’Italia ha visto un ulteriore significativo incremento della copertura della banda larga veloce (NGA), che è passata dal 72 all’87%, superando dunque la media UE (80%). Per quanto riguarda invece la banda larga ultraveloce (100 Mbps e oltre) l’Italia appare ancora in ritardo (con una percentuale pari ad appena il 22% in confronto a una media UE del 58%) piazzandosi al 27º posto, in prossimità del fondo classifica.

Per quanto riguarda le percentuali di utilizzo, con 86 abbonamenti ogni 100 persone la banda larga mobile si piazza leggermente al di sotto della media UE (90), mentre la banda larga fissa ha registrato un lieve incremento: tuttavia sotto questo aspetto l’Italia è ancora in ritardo e si piazza al 28º posto fra i paesi UE. Inoltre, mentre le reti NGA rappresentano una relativa novità in gran parte del Paese e la percentuale degli abbonamenti alla banda larga veloce ha evidenziato lo scorso anno un netto incremento, passando dal 7% del 2016 al 12% del 2017, quella di utilizzo di Internet veloce rimane ridotta in termini assoluti e relativi e l’Italia si riconferma al 26º posto nell’UE.

2. Capitale umano
Sul fronte del capitale umano, l’Italia è retrocessa di un posto, scivolando ulteriormente verso il fondo classifica. La percentuale di utenti Internet è rimasta stabile sia in termini assoluti (registrando anzi un lieve incremento) che dal punto di vista della classifica. Il numero di specialisti TIC ha registrato un lieve incremento passando dal 2,5 al 2,6%, mentre la percentuale di laureati in discipline scientifiche, tecnologiche e matematiche (STEM) ha subito una flessione, attestandosi a quota 1,3% nella fascia di età 20-29 anni (rispetto all’1,4% dell’anno precedente).
L’Italia manca ancora di una strategia globale dedicata alle competenze digitali, lacuna che penalizza quei settori della popolazione, come gli anziani e le persone inattive, che non vengono fatti oggetto di altre iniziative in materia.

3. Uso dei servizi Internet e lettura delle notizie online
L’Italia non è riuscita a fare progressi nella classifica riguardante l’utilizzo di Internet, confermandosi al penultimo posto in classifica. L’utilizzo di servizi online come shopping online, eBanking e social network ha segnato un lieve aumento.
In Italia, la lettura delle notizie online si colloca al di sotto della media UE. Gli italiani sono ultimi in Europa per la lettura delle notizie online. L’Italia è infatti 28/a su 28 nel 2018 per la percentuale di persone che utilizza Internet per informarsi, segnando un ulteriore crollo dalla 26/a posizione del 2017.
Solo il 56% degli italiani consulta siti di informazione sul web, contro il 60% dell’anno scorso, ben al di sotto della media Ue che è al 72%. Secondo Bruxelles, il fenomeno potrebbe essere dovuto all’aumento dei paywall dei giornali online.

«In Italia – scrive la Commissione Ue nel Rapporto – la lettura delle notizie online si colloca al di sotto della media Ue, probabilmente come conseguenza del crescente utilizzo di servizi a pagamento da parte dei media».

4. Integrazione delle tecnologie digitali
Durante lo scorso anno, pur avendo fatto qualche progresso sul fronte dell’integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese, l’Italia è comunque retrocessa dal 19º al 20º posto in classifica, in quanto altri Paesi hanno registrato un’evoluzione più rapida. Le imprese italiane si collocano al di sopra della media (con relativo avanzamento in classifica) per quanto riguarda l’utilizzo di soluzioni di eBusiness come scambio di informazioni elettroniche e RFID. Sul fronte dell’e-commerce, tuttavia, il quadro si presenta contraddittorio: a un incremento della percentuale di PMI che si dedicano ad attività di vendita online, anche a livello transnazionale, fa infatti da contrappeso una flessione delle vendite elettroniche.

5. Servizi pubblici digitali
Sul fronte eGovernment, l’Italia sta procedendo lentamente e si è confermata al 19º posto in classifica. Sul fronte open data ha invece registrato una notevole crescita: il Paese ha infatti migliorato la sua posizione in classifica di 11 posti, superando così la media UE. La disponibilità di servizi eGovernment (ad es. livello di completezza dei servizi online) è al di sopra della media, benché il livello di sviluppo dei servizi rivolti alle imprese si collochi leggermente al di sotto della media.

La performance peggiore è ascrivibile alla categoria degli utenti eGovernment, che vede l’Italia all’ultimo posto in classifica fra i paesi UE: si tratta di un risultato addirittura peggiore di quello registrato per l’uso di altri servizi online, che potrebbe essere il sintomo di alcuni problemi per quanto riguarda l’utilizzabilità dei servizi pubblici. Per quanto riguarda l’utilizzo dei servizi di sanità digitale, l’Italia si posiziona bene, collocandosi all’8° posto fra gli Stati membri dell’UE.

uspi

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