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Oxford-Reuters Institute, come e da dove nascono le fake news sul Covid-19

L’ultimo studio dell’Università di Oxford e del Reuters Insitute, dal titolo “Types, sources, and claims of COVID-19 misinformation”, ha preso in esame 225 post, giudicati falsi grazie alle analisi di fact-checking.

In generale, le piattaforme dei social media hanno individuato la maggior parte dei post riconosciuti come falsi dai controlli, di fatto rimuovendoli o allegando varie avvertenze, seppur con qualche differenza tra social e social. Il primo dato che emerge, è che Twitter è il social che meno riesce a intercettare e bloccare le fake news. Infatti la piattaforma del cinguettio, non è riuscita ad individuare ben il 59% delle bufale, riuscendo a etichettarne solo il 41% (4 su 10, insomma). Vanno sicuramente meglio Facebook e YouTube che invece totalizzano rispettivamente il 76% e il 73% di successo nel riconoscimento delle fake sulle proprie piattaforme.

L’altro dato che emerge dallo studio, mostra come il 59% delle fake news rilevate tra i 225 post analizzati, nasce da notizie vere che vengono manipolate, distorte, ricontestualizzate e rielaborate, mentre il 38% sono fabbricate da zero, senza nessuna base di notizie reali. Per fortuna, aggiunge la ricerca, tra tutti i campioni analizzati non c’è traccia di deepfake, contenuti sicuramente più complessi da creare, che necessitano di una mano più esperta. La maggior parte dei contenuti fake sono invece “low cost”, quindi realizzati con strumenti molto più semplici.

Sui social network le interazioni maggiori (l’87%) si notano in riferimento ai post contenenti notizie manipolate, quelle completamente inventate, invece, raccolgono il 12% delle interazioni.

“Guardando alle fonti della disinformazione, le notizie provenienti da politici, celebrità e altre figure di spicco costituiscono il 20% delle bufale prese in esame, ma danno vita al 69% del coinvolgimento sui social. Quanto ai contenuti, la categoria più presente (39%) riguarda dichiarazioni manipolate o inventate in merito ad azioni e norme di autorità pubbliche, compresi rappresentanti dei governi e autorità internazionali come l’Oms e l’Onu”.

Irene Vitale

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