Ossigeno per l’informazione: “Come fermare l’impunità dei reati contro i giornalisti”

Convegno internazionale organizzato da  Ossigeno per l’informazione e UNESCO. In collaborazione con il The Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights e OdG Sicilia.

IL CONVEGNO DI ‘OSSIGENO PER L’INFORMAZIONE’

“Come fermare l’impunità per i reati contro i giornalisti”,  è il titolo del convegno che si è svolto a Siracusa il 3 novembre. E’ un tema che interpella un tutti: dalla categoria più direttamente interessata agli editori, dalla magistratura alla politica.

Un evento, condotto via streaming, che rientra nei percorsi di formazione della stampa italiana e che ha visto il conferimento, da parte del Quirinale, addirittura della Medaglia del Presidente della Repubblica.

Un Convegno che giunge proprio nei giorni in cui si celebra la “Giornata internazionale dell’ONU per mettere fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti”.

IDEE E PROPOSTE A CONFRONTO

Giovanni Salvi, Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione

“La minaccia di forti sanzioni civili e penali può influire sulla libertà morale del giornalista”.

“Il percorso dell’Italia a tutela dell’informazione non è completo: siamo ancora in cerca di un equilibrio sulla libertà morale del giornalista. La minaccia di forti sanzioni civili e penali infatti può influire sulla libertà morale” sottolinea Giovanni Salvi, Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, aprendo la tavola rotonda.

Salvi ricorda: “Ci tengo a sottolineare che il pannello di Ossigeno per l’informazione ‘Cercavano la verità’ è sempre nel mio ufficio, come ricordo costante della libertà di stampa. La libertà d’informazione è ossigeno non solo per la stampa, ma per tutta la società”.

Carlo Verna, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti

“Il giornalismo, che svolge una funzione di controllo, è perciò una professione a rischio”.

“I portatori di verità scomode per i padroni del vapore – commenta a questo proposito Carlo Verna, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti – sono sempre contrastati storicamente con mezzi anche illeciti. Il giornalismo, che svolge una funzione di controllo, è perciò una professione a rischio se fatta nell’interesse dei cittadini, come nell’ordinamento italiano esige il rovescio passivo dell’art 21 della Costituzione”.

Va ricordato che l’Ordine dei giornalisti e il sindacato di categoria siedono da anni a un tavolo del Viminale, promosso dall’allora ministro Minniti, che costituisce il coordinamento per la sicurezza dei giornalisti.

“Si tratta – evidenzia Carlo Verna di uno strumento prezioso, meritoriamente rilanciato dall’attuale ministra dell’Interno Lamorgese, per essere vicini con immediatezza ai colleghi presi di mira. E va sottolineato come sull’informazione si giochi la partita della qualità della democrazia e dunque come salvaguardare i giornalisti significhi garantire i cittadini. Attenzione però perché la tutela non deve esserci solo in presenza di minacce fisiche, perché un giornalista è minacciato moralmente in maniera diversa anche quando è temerariamente querelato o comunque tratto a giudizio. Occorre urgentemente una tutela normativa”.

Alberto Spampinato, presidente dell’associazione Ossigeno per l’informazione

“Passare dalla fase della protesta alla fase più matura della proposta”.

Parlando dell’impunità presente in Italia Alberto Spampinato, presidente dell’associazione Ossigeno per l’informazione, ha evidenziato come essa “oscilla intorno al 93 per cento”.

Quindi si è chiesto: “Quali possono essere le contromisure da mettere in campo? Come possiamo passare dalla retorica della denuncia al linguaggio dei fatti? Ricordiamoci che non difendiamo solo i giornalisti, ma valori più alti“.

L’obiettivo, ha ricordato poi, “è passare dalla fase della protesta per le intimidazioni ai giornalisti e per l’impunità degli aggressori alla fase più matura della proposta, della discussione e dell’attuazione concreta delle possibili contromisure a livello legislativo, giudiziario, giornalistico ed editoriale.

Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia

“Se la querela risulta temeraria, il soggetto che ha citato in giudizio il giornalista deve essere condannato al doppio del risarcimento richiesto”.

Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia alla tavola rotonda: “La minaccia raggiunge il giornalista quando il giornalista non è tutelato da una testata giornalistica e ci sono argomenti non coperti dalle testate giornalistiche. Il tema delle mafie, ad esempio, è diventato un tema poco significativo per la maggior parte delle testate. Serve una normativa che difenda i giornalisti dalle azioni legali temerarie: tanti giornalisti soli, senza editore, vengono chiamati in cause civili con risarcimenti danni molto gravosi. Se la querela risulta temeraria, il soggetto che ha citato in giudizio il giornalista deve essere condannato al doppio del risarcimento richiesto. Prevedere sanzioni, un meccanismo innovativo, perché l’informazione è un cardine della democrazia. Conoscere consente di partecipare”.

LE TESTIMONIANZE

Michele Albanese, cronista del Quotidiano del Sud (che da anni vive sotto scorta)

“Occorre cercare di proteggere le realtà d’informazione, soprattutto locale”

“Serve accompagnare il riscatto sociale, scrivendo testo e contesto, di una terra stanca, che ha voglia e bisogno di uscire dal tunnel. Per aver fatto questo, da sette anni vivo sotto scorta. Occorre cercare di proteggere quelle realtà d’informazione, soprattutto locale, che trattano ancora i temi delle mafie e della corruzione. Se un giovane cronista che inizia a lavorare nelle periferie degradate riceve una richiesta di risarcimento danni milionaria cosa fa? Cambia lavoro, ma così l’informazione perde”, afferma Michele Albanese.

Marilù Mastrogiovanni, giornalista minacciata dalla mafia

Procedimenti che quasi sempre si risolvono con l’archiviazione“.

“Il mio giornale, Il Tacco d’Italia, ha subito negli anni tutti i tipi di minacce, comprese oltre 100 querele temerarie. E neanche una condanna. I giornalisti vengono costretti a spendere soldi per difendersi in procedimenti che quasi sempre si risolvono con l’archiviazione.

Mastrogiovanni ha ricordato: “Altri ostacoli? Il decreto di citazione diretta a giudizio e il sequestro del giornale: in Italia è vietato, eppure il mio giornale è stato oscurato per 45 giorni. Per questa azione violenza nei confronti della libertà di stampa e della Costituzione nessuno paga” .

Quali proposte? “Eliminare il reato di opinione. Depenalizzare il reato di diffamazione a mezzo stampa, o quantomeno renderlo colposo: questo consentirebbe di accedere a una assicurazione professionale. Per chi fa inchieste: consentire ai giornalisti l’accesso ai fascicoli d’indagine“.


Al convegno organizzato da Ossigeno hanno partecipato esperti da Italia, Francia, Grecia, Malta, Olanda e Regno Unito. Alla ricerca di risposte al quesito su cosa si potrebbe fare concretamente, in Italia e in Europa per frenare (almeno frenare) le sempre più frequenti e drammatiche intimidazioni e aggressioni ai giornalisti.

(Le foto e i testi degli interventi sono ripresi da https://www.facebook.com/ossigenoinformazione)