Il voto è definitivamente fissato per l’8 novembre in prima convocazione e, poi, per il 15 e il 22 in caso di ballottaggio.
Quasi in contemporanea con la lettera di convocazione ufficiale delle assemblee elettorali per le date del 27 settembre, 4 e 11 ottobre 2020, è giunta agli iscritti via email una lettera del seguente tenore (riportiamo, come esempio, quella inviata da Paola Spadari, Presidente Odg Lazio, e pubblicata sul sito dell’OdG Lazio, confidando che lettere similari siano arrivate a molti giornalisti sparsi in Italia):
«Cara/o collega,
con rammarico comunichiamo lo slittamento a novembre delle elezioni già convocate per il rinnovo del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e del Consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti del Lazio.
Diciotto Ordini regionali su venti, in applicazione della determina del presidente nazionale Carlo Verna del 22 giugno, avevano infatti convocato, a norma di legge, le assemblee elettorali per le date del 27 settembre, 4 e 11 ottobre 2020. Ma una seconda determina, datata 15 settembre e confermata il 22 settembre, emessa dallo stesso presidente nazionale, ha spostato a nuova data la consultazione elettorale per il Consiglio nazionale. Pertanto le votazioni, per l’opportuno allineamento del voto nazionale e regionale, si terranno l’8 novembre (prima convocazione, per essere valida devono votare la metà più uno degli iscritti), il 15 (seconda convocazione) ed il 22 novembre 2020 (eventuale ballottaggio).
Ciò si è verificato a seguito del fatto che gli Ordini di Lombardia e Campania non hanno ritenuto di convocare le elezioni nei termini prescritti, per i rischi connessi alla diffusione del Covid-19.
Ci teniamo a fare presente ai nostri iscritti che non è dipesa in alcun modo da noi la tardiva revoca delle elezioni del 27 settembre e 4 e 11 ottobre. Tuttavia ce ne scusiamo. Provvederemo alle nuove convocazioni a tutti gli iscritti nei tempi e nelle modalità stabilite dalla legge professionale».
F.to: Paola Spadari, Presidente Odg Lazio
«Si pone così fine a una polemica sterile, caratterizzata purtroppo da dialettica poco solidale e da qualche frase fuori posto, successivamente emendata», ha scritto sul proprio sito internet il Consiglio nazionale dell’Ordine.
In realtà, si era parlato anche di “colpi di mano”, di “comportamento avventuristico e inadempiente dinanzi a precisi obblighi di legge”, con l’accusa di aver “rotto unilateralmente l’unità degli organismi dell’Ordine”…
«C’era diversità di vedute non su una banalità ma sulla sicurezza del voto e la salute dei colleghi in epoca di pandemia coi contagi di nuovo in aumento. – ha dichiarato sul sito il CNOG – Fatti oggettivi che hanno riguardato la categoria lo confermano. C’era poi la specificità della consultazione elettorale dei giornalisti che, per legge, non consente il voto elettronico, non può evitare confluenze da tante diverse località su oltre tre seggi per regione e non può ampliare l’esiguo numero di ore di voto a disposizione – appena otto – con operazioni di sanificazione da ripetere e con la massima partecipazione, peraltro incerta nei numeri effettivi da garantire. Non era nei poteri del Cnog cambiare queste cose né costringere alcun Ordine regionale a desistere dalle proprie valutazioni».
Messe da parte le polemiche, «ora tutto ciò che dipende dal sistema ordinistico è a posto – si legge a conclusione del comunicato del Consiglio nazionale – e si può procedere, avendo scrupolosamente osservato tutte le regole, al rinnovo degli organismi collegiali nella piena legalità e nel rispetto della democrazia».