Prosegue l’andamento positivo degli investimenti pubblicitari in Italia. La ripresa è ormai consolidata e permette di prevedere una chiusura del 2021 in crescita a doppia cifra.
Infatti, gli ultimi dati Nielsen riferiti al mese di settembre indicano una crescita del +6,5%, rispetto allo stesso periodo del 2020. Un incremento costante iniziato a marzo scorso e che ha portato la raccolta dei primi nove mesi a +19,1%.
Alberto Dal Sasso, Ais managing director di Nielsen spiega che “con il mese di settembre si conclude un terzo trimestre che si confronta con il primo trimestre post lockdown 2020. Il confronto è positivo e chiude con una crescita consolidata del +5,3% nei confronti dello stesso trimestre del 2020 (+8,1% se lo confrontiamo con il 2019)”.
I singoli mezzi
Da sottolineare la crescita della stampa: i quotidiani, nel settimo mese del 2021, crescono del 4,2% (i primi nove mesi +6,0%) e i periodici del 18,3% (i primi nove mesi +4,2%).
Sulla base delle stime realizzate da Nielsen, la raccolta dell’intero universo del web advertising nei primi nove mesi dell’anno chiude con un +19,6% (+24,0% se si considera il solo perimetro Fcp AssoInternet).
Bene il comparto Media/Editoria
Infatti, anche guardando ai settori merceologici nel dettaglio, il contributo maggiore è portato da Media/Editoria (+30,4%), Distribuzione (+15,6%) e Tempo libero (+51%). In sensibile diminuzione a settembre invece gli investimenti di Automobili (-26,2%) oltre a Telecomunicazioni (-7,7%) e Alimentari (-4,1%).
“Anche il Prodotto Interno Lordo italiano sta crescendo più delle previsioni ed ha chiuso, secondo le ultime stime, il terzo trimestre con una crescita tendenziale del 3,8%. E mentre il PIL nazionale è ancora sotto i livelli pre pandemici seppur di poco (-1,4%), il mercato pubblicitario ha già superato i livelli del 2019 con un +0,5% (gennaio – settembre). Come detto sembra una crescita consolidata, confermata dagli andamenti della macroeconomia, nonostante qualche segnale di ripresa inflattiva che dovrà essere tenuto sotto doveroso controllo da parte delle istituzioni economiche europee”, conclude Dal Sasso.