Netflix chiude il contenzioso con l’Agenzia delle Entrate. La cifre comprende imposte, sanzioni ed interessi dall’ottobre 2015 fino al 2019.
L’accordo tributario
Netflix, il colosso californiano che distribuisce in streaming film e serie tv a pagamento, fa pace col Fisco italiano. E chiude il contenzioso con l’Agenzia delle Entrate versando 55 milioni e 850 mila euro circa in un’unica soluzione. Si definisce così il fronte tributario in seguito all’inchiesta della Procura di Milano e del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza milanese. Per omessa dichiarazione dei redditi, ossia per tasse non versate in Italia.
La cifra comprende imposte, sanzioni ed interessi per il periodo dall’ottobre 2015 fino al 2019.
L’indagine della Procura di Milano
Secondo l’indagine della Procura milanese, coordinata dal pm Enrico Pavone, Netflix rappresenta “il primo caso, in ambito mondiale, in cui viene ipotizzata l’esistenza di una stabile organizzazione occulta di una società estera operante nella Digital Economy, completamente priva di personale e caratterizzata esclusivamente da una struttura tecnologica avanzata”,
Struttura che “sarebbe stata asservita in via esclusiva allo svolgimento di funzioni aziendali chiave per la conduzione del proprio business – sul territorio dello Stato”, scrive la Procura milanese.
Da gennaio 2022 pagamento delle tasse in Italia
Il Gruppo, nel frattempo, dal 1° gennaio 2022 ha aperto una sede operativa in Italia.
“Ciò determinerà la tassazione dei redditi in Italia. Prodotti dalla vendita degli abbonamenti agli utenti residenti sul territorio nazionale”, precisa in una nota il procuratore di Milano, Marcello Viola.
Il commento di Netflix
“Abbiamo mantenuto un dialogo ed una collaborazione costanti con le autorità italiane. E continuiamo a credere di aver agito nel pieno rispetto delle norme italiane e internazionali applicabili al caso di specie”, ha commentato un portavoce di Netflix.
“Siamo soddisfatti di aver posto fine a questa vicenda, che ha riguardato gli anni fiscali 2015-2019”, chiarisce il portavoce.