“La crisi dell’intera filiera editoriale non nasce oggi, è antica e il Covid l’ha ulteriormente aggravata”. Questa la certezza del sottosegretario con delega all’Informazione e all’Editoria, Giuseppe Moles, ospite di un forum con la redazione dell’agenzia Il Sole 24 Ore Radiocor.
Questa crisi del settore va affrontata con interventi strutturali e non con delle misure di sostegno limitate al periodo emergenziale e basta. Questo il pensiero più volte espresso da Moles, in varie occasioni dall’inizio del suo mandato.
“Abbiamo deciso di intervenire su due binari: il primo è sostenere nell’immediato, per quanto possibile e il più possibile, tutta la filiera editoriale”, con misure come la proroga del credito di imposta sulla carta o il raddoppio del bonus edicole. “Il secondo binario è di medio-lungo periodo. Perciò ci siamo concentrati sul recepimento della Direttiva Copyright, un tassello fondamentale per fornire risorse importanti”. Per questo “abbiamo fatto la scommessa di inserire in Manovra un Fondo straordinario da 230 milioni, 90 per l’anno prossimo e 140 per il 2023, che si aggiunge a quello che abbiamo fatto finora, ma anche ai milioni del Fondo per il pluralismo, che continueranno ad esserci”.
Pieno appoggio da parte del Governo, per una dotazione totale che ammonta a 650 milioni di euro se si considerano anche le risorse previste in Manovra, quelle del Fondo per il pluralismo e del Dl sostegni bis. “Tutti, nessuno escluso, considerano il sistema editoriale un ambito da tutelare, salvaguardare e accompagnare nel nuovo mondo. Per questo motivo, nessuno di fronte alle nostre proposte si è opposto”.
Il Fondo straordinario incluso in Legge di bilancio verrà ripartito secondo criteri che Moles non ha ancora rivelato. In ogni caso, fa sapere il sottosegretario, “interverremo con dei decreti. La norma è stata studiata con la formula “interveniamo dove è necessario e in base a quello succede”: potremo dare contributi, faccio degli esempi, per la razionalizzazione degli hardware come dei software, per nuove acquisizioni, per ristrutturazioni, per l’assunzione dei giovani, per la tutela dell’occupazione. Ma stabilirlo prima avrebbe significato delimitare un perimetro ristretto”.
“Abbiamo individuato un criterio affinché il diritto degli editori e degli autori fosse finalmente tutelato. Abbiamo introdotto non un obbligo a raggiungere un contratto, ma un obbligo alla negoziazione. Gli attori interessati si devono sedere al tavolo e devono poter negoziare. Qualora non raggiungano un accordo, una delle parti può rivolgersi all’Agcom, fermo restando la possibilità poi di andare dal giudice naturale in materia di impresa. Abbiamo inserito anche una chiarificazione per il cosiddetto estratto breve e questo è un parametro che sarà utile all’Agcom per determinare il se e il quantum. In questo modo abbiamo tutelato anche le piattaforme”. Insomma, “abbiamo cercato di tutelare tutti”.
Il sottosegretario ha anche annunciato “in tempi brevi una serie di tavoli, anche informali, come Dipartimento per l’informazione e l’editoria, su diversi temi: sul futuro del sistema editoriale italiano e la transizione digitale, sulla pirateria, sulle fake news, che sono elementi distruttivi anche del sistema tradizionale dei giornali”.
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