«Nei quasi cinque mesi della mia esperienza di governo, non c’è stato praticamente giorno in cui non sia arrivata la segnalazione di un operatore dell’informazione vittima di un’intimidazione, di una minaccia», le parole del sottosegretario.
Il sottosegretario all’editoria Andrea Martella, all’indomani delle minacce ricevute da La Repubblica e alla aggressione della troupe del Tgr Rai della Puglia della scorsa settimana, ha inviato una lettera aperta al direttore del quotidiano romano (e rilanciata sul proprio profilo twitter), contenente una riflessione sulla necessità e sui modi per impedire che odio e intolleranza diventino cultura dominante.
«Caro direttore, – ha scritto Martella – siamo immersi in un tempo che sembra davvero dominato dall’intolleranza e dall’odio. Quando la ministra Lamorgese parla, come ha fatto ieri su queste pagine, di una vera e propria “emergenza culturale e civile”, non esagera.
È un’onda cupa, quella che avanza, che investe le prime sentinelle dei principi di libertà e democrazia sanciti dalla nostra Costituzione: i giornalisti.
Se accade che vengano recapitate lettere intimidatorie a uno dei simboli del giornalismo italiano, l’allarme dovrebbe essere ancora più grande rispetto a quello che c’è stato», riferendosi alle recenti minacce inviate a Eugenio Scalfari ed allo stesso direttore de La Repubblica e al giornalista Paolo Berizzi.
«Nei quasi cinque mesi della mia esperienza di governo, non c’è stato praticamente giorno in cui non sia arrivata la segnalazione di un operatore dell’informazione vittima di un’intimidazione, di una minaccia, come, ancora l’altro giorno, a Bari ai danni della troupe del Tgr Rai della Puglia. Di fronte al ripetersi di casi come questi la solidarietà serve, è importante. Ma non basta, non è più sufficiente.
Ecco perché già lo scorso novembre ho chiesto alla ministra dell’Interno di riattivare, come è stato tempestivamente fatto, il Centro di coordinamento dell’attività di analisi e scambio di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti, così da rafforzare la rete di protezione e le tutele per chi fa informazione. Ed ecco anche la decisione, che ho assunto, di ricostituire la Commissione per l’equo compenso, perché, i giornalisti, per essere davvero liberi devono veder riconosciuti i propri diritti ed essere retribuiti come meritano».
Servono azioni concrete, ha sottolineato il sottosegretario. Tra le quali ritiene fondamentale quella di portare avanti, tutti insieme, una diffusa opera di sensibilizzazione rivolta in particolare ai più giovani, da coinvolgere in una battaglia culturale contro ogni forma di discriminazione e di intolleranza, contro ogni forma di violenza verbale online, contro quei luoghi del web che sono serbatoi continuamente alimentati e sempre pronti a far traboccare l’odio di qualunque specie.
«Per questo il Governo, – ha ricordato Martella – dopo la nomina della coordinatrice nazionale della lotta contro l’antisemitismo, ha istituito anche un gruppo di lavoro di studiosi ed esperti per contrastare l’hate speech, il discorso che fomenta l’odio, particolarmente velenoso quando poggia in maniera perversa sulle fake news. E a questo proposito, non posso fare a meno di dire che la politica per prima dovrebbe imporsi delle regole di comportamento, stabilendo dei confini da non oltrepassare mai. Il libero confronto delle idee, persino lo scontro aperto e trasparente, non può avere nulla a che fare con l’insulto, con la trasformazione dell’avversario in un nemico da annientare.
Serve responsabilità. Serve amore per la democrazia, che è un bene delicato e prezioso».
«Credo davvero – ha concluso il responsabile per l’editoria – che sia arrivato il momento di dar vita ad un “patto” civico e culturale per tutelare chi di fatto rappresenta un pilastro della nostra democrazia, che poggia necessariamente sul pluralismo, sull’indipendenza e sulla libertà dell’informazione. È proprio questa, la buona informazione, l’arma migliore che abbiamo per rispondere all’emergenza dell’odio».
«Sconfiggerlo, invertire la rotta e far sì che non diventi questa la cultura dominante nel nostro Paese, – ha riferito in conclusione – è il compito che il Governo sente su di sé e per cui spenderà le sue migliori energie».
(Foto in alto: Andrea Martella al Convegno USPI, giovedì 26 settembre 2019, Sala Koch – Senato, © USPI 2019)