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Liti temerarie, primo ok dalla Commissione Giustizia, ora spetta a Camera e Senato

Buone notizie per giornalisti ed editori. È passato in Commissione Giustizia del Senato il disegno di legge che prevede sanzioni pecuniarie per gli autori di querele infondate contro i giornalisti, ed ora si attende il vaglio di Palazzo Madama e quindi della Camera.
A proporlo, Primo De Nicola (M5S), il quale commenta: “Desidero ringraziare sinceramente il relatore Arnaldo Lomuti e tutti i senatori della maggioranza che hanno consentito che dopo un lungo lavoro istruttorio il provvedimento si chiudesse in commissione. Ma voglio ringraziare anche chi all’opposizione ha riservato attenzione e spirito collaborativo verso il disegno di legge. Adesso il mio auspicio è che si possa esaminare e approvare il provvedimento in aula e che successivamente anche alla Camera si lavori con spirito collaborativo”.

Il ddl sulle liti temerarie è un passo fondamentale verso la tutela totale della libertà di informazione, soprattutto a causa dei numerosissimi casi in cui questo strumento è utilizzato per intimidire i giornalisti più che a tutelare la dignità o l’assetto economico del presunto diffamato.
I numeri sono sconcertanti: ogni anno vengono presentate più di 9.000 querele per presunta diffamazione a mezzo stampa e quasi il 90% risulta non fondato, quindi non esiste la diffamazione e l’accusa non sussiste perché la notizia risulta fondata e di interesse pubblico (requisiti richiesti dalle Carte deontologiche).
Con questo atto sembra, quindi, che anche il Parlamento abbia riconosciuto come questo tipo di azioni siano delle vere e proprie intimidazioni che mirano a limitare il lavoro giornalistico e di informazione e che (forse) da adesso verranno sanzionate e non più legittimate.

Veniamo ora al testo del ddl. Composto da un solo articolo, prevede -salvo prossime modificazioni- una condanna dal giudice che può arrivare al pagamento di una somma non inferiore ad un quarto di quella richiesta per il risarcimento, ovviamente qualora la querela fosse infondata. Quindi, nei casi di diffamazione commessa con il mezzo della stampa, delle testate giornalistiche online o della radiotelevisione “in cui risulta la malafede o la colpa grave di chi agisce in sede di giudizio civile per il risarcimento del danno” e il giudice, con la sentenza che rigetta la domanda, condanni l’attore “oltre che alle spese di cui al presente articolo e di cui all’articolo 91, al pagamento a favore del convenuto di una somma, determinata in via equitativa, non inferiore ad un quarto di quella oggetto della domanda risarcitoria”.

L’ok della Commissione Giustizia al ddl è stato accolto con grande favore dai giornalisti e dagli organismi di rappresentanza ma si spera che adesso si arrivi effettivamente all’approvazione da parte di Camera e Senato e che si possa mettere definitivamente un freno a tutte quelle intimidazioni e querele infondate rivolte agli attori principali dell’informazione.

Irene Vitale

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