Freedom on the net è uno studio sulla libertà di internet in 65 paesi nel mondo ad opera di Freedom House, organizzazione indipendente che -dal 1941- si occupa di studiare l’espansione della libertà e della democrazia nel mondo, analizzando i cambiamenti della libertà, dei diritti civili e umani.
Il report -nono della serie- presenta una panoramica di trends chiave e minacce emergenti, classifiche globali e valutazioni approfondite dei Paesi, concentrandosi sugli sviluppi avvenuti tra il giugno 2018 ed il maggio 2019. La prima edizione del 2009 copriva 15 Paesi, ora è arrivata a ben 67, coprendo 87% degli utenti internet nel mondo, tracciando miglioramenti e peggioramenti della libertà su internet ogni anno.
Più di 70 analisti hanno contribuito all’edizione del 2019, usando una metodologia di ricerca che consisteva in 21 domande basate su una serie di problemi relativi all’accesso a internet, alla libertà di espressione e alla privacy.
Dal report 2019 emergono dati sconcertanti: dei 65 Paesi valutati, 33 hanno registrato un peggioramento complessivo da giugno 2018, mentre solo 16 hanno presentato netti miglioramenti. I peggioramenti più netti si sono registrati in Sudan e in Kazakistan, seguiti da Brasile, Bangladesh e Zimbabwe. In 47 nazioni le forze dell’ordine hanno arrestato delle persone per aver pubblicato discorsi politici, sociali o religiosi online, e 40 Paesi hanno presentato programmi avanzati di sorveglianza sui social media. Stabile la situazione dell’Italia, che ha mantenuto il suo punteggio invariato, rispetto al rilevamento 2018.
I motivi, secondo la ricerca, risiedono nell’aumento delle interferenze elettorali online e della sorveglianza dei governi, entrambe diffuse sulle piattaforme social: “I social media hanno garantito parità di condizioni nelle discussioni sociali e civili, ma stanno ora inclinandosi pericolosamente verso atteggiamenti illiberali, esponendo i cittadini ad una repressione delle loro libertà fondamentali senza precedenti. Inoltre, una sorprendente varietà di governi sta dispiegando strumenti avanzati per identificare e monitorare gli utenti su grande scala. Come risultato di questi trends, la libertà su internet (in termini globali) è peggiorata nel 2019, per il nono anno consecutivo”.
Lo studio prosegue con un’analisi dettagliata di come i social network stiano influendo su questi processi di libertà online: “oltre a facilitare la diffusione della propaganda e della disinformazione durante i periodi delle elezioni, i social media hanno permesso la raccolta e l’analisi di un vasto numero di dati riguardanti l’intera popolazione. Questa sofisticata sorveglianza di massa, che era una volta possibile solo per le migliori agenzie di intelligence, è ora possibile per un più ampio numero di stati.”
Grazie all’intelligenza artificiale, inoltre, è molto più semplice, per i regimi repressivi, adottare strumenti di sorveglianza dei social media “per identificare minacce e silenziare espressioni non desiderate”.
Il risultato è un drastico aumento a livello globale degli abusi delle libertà civili e una contrazione degli spazi online dedicati all’attivismo civico.
Il problema da risolvere rimane quello dello sfruttamento degli spazi non regolamentati dei social media, che vengono convertiti in strumenti di distorsione politica e di controllo sociale.
Bisogna affrontare la cruda realtà: “il futuro della libertà di internet sta nella nostra abilità di correggere i social media. Non c’è più tempo da perdere. Tecnologie emergenti, come la biometrica avanzata, l’intelligenza artificiale e le reti mobili di quinta generazione offriranno nuove opportunità per lo sviluppo umano, ma senza dubbio presenteranno anche una serie di nuove sfide per i diritti umani”.
La mappa interattiva con dati e approfondimenti per ogni Paese analizzato è rintracciabile al seguente link: https://www.freedomonthenet.org/explore-the-map.
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