L’incontro online, organizzato dall’Associazione Territori per celebrare la Giornata mondiale della Libertà di Stampa, ha visto la partecipazione di molti nomi del giornalismo e dell’editoria. I temi sviluppati hanno riguardato le fake news, la difficoltà della vita per i giornalisti sotto scorta, il nuovo ruolo del giornalismo e come è cambiata la professione negli ultimi anni e infine la situazione attuale dell’editoria locale medio piccola, che neanche durante l’emergenza sanitaria Covid-19 ha interrotto il suo lavoro di informazione e di sostengo al territorio.
Il primo appuntamento, quello dal titolo “Sfatiamo il mito delle Fake News” ha visto la partecipazione di 5 giornalisti, Lucia Scajola (NewsMediaset), Michele Brambilla (Quotidiano Nazionale), Franco Ferraro (Sky), Isaia Invernizzi (L’Eco di Bergamo), Claudio Del Frate (Corriere della Sera), moderati da Patrizia Corgnati.
Il tema, ultimamente molto dibattuto, dell’incidenza della disinformazione e delle fake news sul panorama informativo italiano è stato trattato e analizzato da più punti di vista dai 5 relatori.
Secondo Michele Brambilla, in questo periodo è stato il “mondo dell’anonimo ad andare in crisi, perchè i veri giornali sono realmente responsabili di quello che scrivono”, quindi le fake news hanno impattato relativamente sul loro lavoro, che in sostanza non è cambiato.
La giornalista di Mediaset, Lucia Scajola, ha chiarito che in questo periodo sono sicuramente aumentate le fake news, ma che spesso si confonde la notizia falsa con quella ritrattata. Brambilla le fa eco affermando che “un’opinione che si rivela sbagliata non è una fake news”, non bisogna confondersi.
Sul tema del fact-checking, all’affermazione provocatoria che ogni redazione dovrabbe avere un ufficio che se ne occupa, Isaia Invernizzi dell’Eco di Bergamo, precisa che “Ogni giornalista dovrebbe essere il proprio fact-checker”, avvalendosi degli esperti e degli opinionisti ogni qualvolta ce ne sia bisogno o lo si ritenga necessario, ma la prima responsabilità rimane di chi scrive.
Brambilla aggiunge poi un cenno a un tema ostico per molti editori, le cause civili per danni, le richieste di risarcimenti danni. Il Direttore del Quotidiano Nazionale afferma che queste sono vere e proprie “spade di Damocle sulla testa degli editori”, che quindi prestano molta attenzione a non pubblicare “sciocchezze”, ne va della loro sopravvivenza e della propria reputazione.
Il secondo panel vuole raccontare agli spettatori cosa significa “Scrivere e vivere con la paura e sotto scorta”. L’ospite di questo incontro è Michele Albanese, consigliere nazionale FNSI con delega alla legalità, Presidente ‘Unci Calabria, il Gruppo di specializzazione dei cronisti del Sindacato Giornalisti della Calabria e, non da ultimo, giornalista sotto scorta. Albanese ci racconta, aiutato dalla collega e conduttrice dell’incontro, Angela Panzera, come la scorta ha indebolito le sue libertà personali, come ha cambiato il suo modo di vivere la quotidianità e gli affetti ma sottolinea anche come tutto ciò non ha cambiato il suo lavoro, almeno non nella professionalità e nei contenuti.
Filippo Paganini (Presidente Ordine Giornalisti Liguria) e Beppe Gandolfo (Consigliere Ordine Nazionale Giornalisti), con Marilena Lualdi a moderare, ci raccontano invece, nel terzo panel come si vive “Il mestiere del giornalista oggi”.
secondo Paganini “il giornalista, la sua figura, la sua immagine non si è appannata nel tempo, ci sono stati alti e bassi. Il ruolo svolto in questo periodo da giornali e giornalisti è stato di grande importanza, abbiamo riconquistato molta della simpatia persa negli anni perché siamo stati fondamentali come categoria. Abbiamo veicolato messaggi importanti, fondamentali per vivere in tempi di pandemia”.
Gandolfo invece riflette su come spesso è stata data per scontata la libertà di stampa. “Ci siamo accorti del valore enorme che ha la libertà quando l’abbiamo persa” durante questa pandemia, quindi dobbiamo accorgerci “anche dell’importanza della libertà di stampa, di poterci informare dove vogliamo”.
La conclusione di questo incontro mette d’accordo tutti: “Continua a essere il mestiere più bello del mondo, difficile, ma il più bello”.
Il mondo dell’editoria locale medio piccola è stato al centro del quarto ed ultimo panel dal titolo “La situazione economica dell’editoria locale al tempo del Coronavirus”.
Sono intervenuti esperti del settore che si occupano di aspetti diversi della filiera editoriale: Francesco Saverio Vetere (Segretario Generale USPI), Gaspare Borsellino (Presidente Italpress), Marco Farina (Vicepresidente Netweek) e Valerio Maccagno (Il Saviglianese), coordinati da Enrico Anghilante,editore del gruppo MoreNews.
Vetere denuncia subito il calo delle vendite e della pubblicità su online e cartacei, nonostante la domanda di informazione sia esponenzialmente cresciuta soprattutto durante l’emergenza sanitaria. “La pubblicità online -prima della pandemia ndr- stava crescendo, progressivamente e in modo graduale. La crisi si farà sentire soprattutto nei prossimi mesi, ma “gli editori e giornalisti hanno continuato a fare il loro dovere a fronte di una situazione economica che non promette nulla di buono”.
Maccagno sul tema aggiunge che a breve mancherà liquidità agli editori poiché “tutte le attività e le manifestazioni sono ferme, rimandate al 2021”. Il settore ha continuato a lavorare con professionalità e incessantemente, “ora non deve essere dimenticato”.
Sul contratto USPI-FNSI, il vicepresidente di Netweek afferma che si tratta di “uno strumento fondamentale per fare impresa. Un’impresa locale o digitale non può avere la pretesa di sostenere i costi del contratto FIEG-FNSI. L’USPI ha permesso di regolarizzare molti lavoratori dipendenti, facendo sviluppare maggiormente le testate digitali. Il settore, soprattutto quando è in crisi, ha bisogno di strumenti elastici”.
Anghilante domanda poi al Segretario Generale USPI – “associazione numericamente molto presente in Italia e anche a livello geografico” – se gli editori hanno bisogno di finanziamento strutturato o uno a fondo perduto. Vetere si dice convinto della attuale necessità che gli editori hanno di “aiuti immediati e di interventi a fondo perduto, ora e adesso”. Allargando il discorso poi, nel prossimo futuro “bisognerà rimettere in piedi alcuni interventi che già in passato sono serviti a far calare i costi delle imprese editoriali, per renderli tollerabili. Lo Stato ha cercato più volte di intervenire, sbagliando però più volte i beneficiari”.
Il presidente di Italpress, Borsellino, parla delle difficoltà che la sua agenzia di stampa sta riscontrando durante questo periodo di crisi dovuta dall’emergenza sanitaria, chiarendo però che si tratta di “difficoltà che stanno riscontrando tutti i soggetti della filiera. Le nostre aziende sono sane e professionali, ma non grandi, per questo dobbiamo essere sostenuti con strumenti mirati, crediti di imposta ad hoc vari soggetti del settore”. Per Borsellino, oggi più che mai “è importante fare filiera, dando così a tutti la possibilità di fare fronte comune, unendoci tutti insieme in un rapporto di filiera per andare avanti ed essere competitivi, anche nei confronti del grosso editore che ha meno bisogno” di interventi statali.
L’incontro si conclude con una domanda importante per tutti i partecipanti al panel: “Domani siete il ministro dell’editoria, quale provvedimento adottate per primo per sostenere il settore?”.
“Indennizzi agli editori che stanno soffrendo la mancanza di pubblicità e vendite” è la misura più urgente per Marco Farina, che però poi inserirebbe ulteriori misure per “garantire ancora un’informazione sana, riducendo i costi per gli editori, inserendo le aliquote agevolate per i giornalisti” e i già citati crediti di imposta per carta o banda larga. “Un paese informato è un paese che viaggia più velocemente”.
D’accordo con Borsellino, Valerio Maccagno, che suggerisce immediate campagne istituzionali retribuite “su giornali locali, quotidiani e periodici”.
Il Segretario Generale USPI cita la “risposta interessante del governo alla crisi dei giornali negli anni ’80 (legge n.416 del 1981 che prevedeva il contributo carta per 5 anni, contributo a fondo perduto). Può non essere la stessa cosa, ma simile. Quindi contributo a fondo perduto per ripianare il contributo pubblicitario perso da tutti i giornali in questo periodo, nonostante abbiano continuato a lavorare. Primum vivere”. In seconda battuta sarà poi necessario “rifare le leggi per l’organizzazione del settore. Bisogna occuparsi della parificazione degli online e l’intervento dello Stato deve essere veramente garante del pluralismo. Noi dobbiamo reclamare una misura unitaria per tutti quelli che hanno continuato a lavorare in questo periodo”.
“Il mondo dell’editoria, quando vuole, sa fare la differenza, puntando i piedi per avere ciò che vuole e di cui ha bisogno. Appuntamento al prossimo 3 maggio 2021, per un’altra Giornata mondiale della libertà di stampa”.
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