di Gianni Dell’Aiuto
Ci ha lasciati alla vigilia di Natale Grazia Nidasio, un nome che, purtroppo, forse a molti non dice molto. Fumettista e illustratrice, Grazia Nidasio è stata una delle colonne di una stampa che era attenta alle necessità di un pubblico più ampio, variegato e sicuramente più esigente rispetto a quello attuale che trova nella rete una quantità di offerta tale, che quasi azzera la capacità di richiesta e di valutazione del prodotto e, talora, il discernimento.
Grazie Nidasio è stata una delle colonne portanti del Corriere dei Piccoli e, successivamente, del Corriere dei Ragazzi; ha creato il personaggio di Valentina Melaverde le cui storie si sono sviluppate tra la fine degli anni 60 e la metà dei 70, forse l’unico personaggio dei fumetti che ha affrontato in Italia i problemi sociali dei giovani, vivendoli con loro, oltretutto in un periodo decisamente inquieto.
Il Corriere dei Piccoli prima e quello dei Ragazzi dopo, hanno attraversato un secolo non solo accompagnando i loro lettori, giovani e meno giovani, ma hanno accolto nelle loro pagine alcuni tra i nomi più importanti non solo del fumetto.
Nato nel 1908 come supplemento al Corriere della Sera, da cui mutuò il nome, il Corriere dei Piccoli, o come veniva chiamato il Corrierino, fu ideato da Paola Lombroso, figlia del più famoso antropologo e criminologo Cesare, poi moglie di Francesco Carrara, allievo del padre, che si distinse per essere stato uno dei pochi docenti universitari a rifiutare di prestare giuramento al regime fascista perdendo così cattedra e lavoro.
Paola Lombroso Carrara, portando avanti un progetto per acculturare i giovani, propose l’idea a Luigi Albertini, direttore del Corriere che accettò l’idea di una pubblicazione in cui trovassero spazio i fumetti che, all’epoca, erano nel loro stato embrionale.
Fecero quindi il loro ingresso nelle case italiane le strisce americane e personaggi che hanno fatto la storia del fumetto e del costume. Da Arcibaldo e Petronilla al Sor Pampurio; da Fortunello a Bibì e Bibò, passando per Cino e Franco, giovani avventurieri americani che attraversarono indenni il ventennio, fino a Marmittone, eroe antimilitarista per eccellenza.
Non ultimi i personaggi di Jacovitti e ricordiamo anche che sul Corrierino Hugo Pratt pubblicò Corto Maltese. Anche Gianni Rodari, Milo Manara, Sergio Toppi, Dino Buzzati, Italo Calvino e Attilio Mussino hanno contribuito al successo della pubblicazione settimanale per i più giovani. Sulle stesse pagine arrivarono in Italia, ben prima che sul video, i Puffi di Pejo.
Sul Corriere dei Piccoli nacque anche il Signor Bonaventura, opera di Sergio Tofano, che ha probabilmente rappresentato il sogno dell’italiano medio di vedere riconosciute le proprie buone azioni con il milione, poi miliardo, che il personaggio in marsina rossa, accompagnato dall’inseparabile bassotto, riceveva al termine di ogni sua avventura.
Quando si pensò a come soddisfare un pubblico di lettori più adulto e venne creato il Corriere dei Ragazzi, fu quasi a furor di popolo che il Corrierino venne mantenuto in vita.
Oggi queste pubblicazioni sono solo un romantico ricordo, come molti dei loro personaggi, forse anacronistici, ma legati a momenti di un passato che peraltro caratterizzavano con le loro macchiette. Difficile anche solo ipotizzare esperimenti editoriali in tal senso, laddove non si voglia tentare con la riproposizione di biblioteche vere; ma nell’epoca del digitale stiamo parlando di qualcosa probabilmente irrealizzabile.
Peraltro è doveroso porre in evidenza come esistesse nei giovani la voglia di leggere; e divertendosi farsi una propria cultura, con quel sistema in uso all’epoca. Il Corriere dei Piccoli, cambiando i propri contenuti ha quasi un secolo di storia editoriale, mentre quello dei Ragazzi è riuscito a sopravvivere quasi dieci anni con la concorrenza spietata della TV commerciale che in quel momento stava vivendo la sua espansione massima.
Forse a qualcuno sfugge che, contenuti a parte, erano pubblicazioni dedicate esclusivamente ai giovani e giovanissimi. Un settore importante cui l’editoria destinava una particolare attenzione anche come forma di creazione di un pubblico che, una volta adulto, avrebbe continuato ad essere un lettore attento ed esigente nella richiesta dei contenuti.
Una chiave di lettura che dovrebbe essere ripresa anche oggi, in un momento in cui la carta stampata non solo è stata scavalcata da internet, i cui contenuti difficilmente possono essere destinati ad un pubblico molto giovane, ma anche in cui viene minacciato il taglio ai fondi per l’editoria. Questa drammatica evenienza lascia un potenziale enorme numero di lettori in balia di una rete incontrollata e difficilmente controllabile che, certamente, rappresenta un futuro dal quale non è possibile tornare indietro, ma che poco si occupa delle fasce di utenti meno protette. Un qualcosa che, viceversa, un’editoria illuminata e sufficientemente sostenuta, ben potrebbe fare.
(Foto in alto: Grazia Nidasio, da facebook – Valentina Mela Verde di Grazia Nidasio)