Presentato a Roma il Terzo rapporto Auditel – Censis “L’Italia post-lockdown: la nuova normalità digitale delle famiglie italiane”.
E’ stato presentato il 19 ottobre scorso, presso la Sala Zuccari del Senato, il Terzo rapporto Auditel-Censis “L’Italia post-lockdown: la nuova normalità digitale delle famiglie italiane” (vedi lo streaming su Radio Radicale) che rappresenta come sono cambiate le dotazioni tecnologiche, le abitudini di fruizione e le relazioni familiari dopo il lockdown, analizzando la diffusione dei device nel 2019.
In apertura è intervenuto il presidente Auditel, Andrea Imperiali, che ha evidenziato come il recente lockdown abbia fatto aumentare in maniera straordinaria la conoscenza dei mezzi digitali per oltre 15 milioni di famiglie. Giuseppe De Rita, del Censis, ha sottolineato come gli Italiani, di fronte alle nuove restrizioni che li aspettano, siano assai cambiati e siano più pronti a utilizzare la comunicazione digitale per vivere la propria vita normale. Tra gli altri intervenuti, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria, Andrea Martella, il Presidente AGCOM Giacomo Lasorella e il presidente Istat Giancarlo Blangiardo.
Il Rapporto, che si fonda sulla Ricerca di Base Auditel (7 waves l’anno, 20mila abitazioni visitate, 41mila interviste face-to-face) è il frutto di una straordinaria opportunità d’indagine sociale. I ricercatori di Auditel hanno intervistato le famiglie italiane prima dell’inizio del lockdown e dopo la fine del lockdown, scattando una fotografia nitidissima dei cambiamenti che il Covid-19 ha prodotto nella nostra società.
Le buone notizie
Sono cresciute dell’1,4% le famiglie connesse, ma soprattutto è migliorata la qualità della connessione: le famiglie dotate di connessione sia fissa che mobile, infatti, sono aumentate del 12,4%, mentre quelle con sola linea mobile si sono ridotte del 32,8%.
11 milioni e 800mila famiglie, pari al 48,6% del totale, in cui vivono 32 milioni e 800mila individui, pari al 54,3% degli italiani, hanno svolto almeno un’attività online durante il lockdown (per 8milioni e 200mila famiglie e 24milioni e 300mila individui era la prima volta).
E, pur con qualche difficoltà, legata alla disponibilità di banda larga e di device non uguale per tutti, gli italiani si sono cimentati da casa nelle attività di studio, lavoro, svago della vita quotidiana. E ne sono stati soddisfatti: il 31,7% delle famiglie italiane ha fatto acquisti di prodotti non alimentari su internet, il 20,8% ha svolto attività di studio a distanza, e per il 15,2% era la prima volta,e il 17,5% ha lavorato in smart working,e per l’11,3% era la prima volta.
Ma soprattutto dopo il lockdown sono aumentati gli italiani che si collegano alla rete (47 milioni e 200.000, pari all’80,6% della popolazione con più di quattro anni), la frequenza dei collegamenti (42 milioni e 200.000 italiani, pari al 72,1% della popolazione con più di quattro anni,si connettono tutti i giorni) e il numero dei device utilizzati, che segnano una rivincita dei device tradizionali.
I dati parziali a luglio 2020 della rilevazione di base Auditel confermano che molte delle nuove abitudini sono entrate ormai a far parte della vita normale degli italiani, con un impatto determinante anche sui consumi audio e video.
Le cattive notizie
(Il vero distanziamento sociale? Non è solo quello fisico, ma quello di 3,5 milioni di famiglie italiane che, non avendo nemmeno uno smartphone durante il lockdown, sono di fatto rimaste totalmente isolate).
Gli italiani quindi, secondo il Rapporto, sono sempre più connessi anche se resta ancora una ‘sacca’ di italiani, pari a quasi tre milioni e mezzo le famiglie, che nel 2019 non disponeva di un collegamento ad internet e che quindi è stata impossibilitata a svolgere qualsiasi tipo di attività online.
La ricerca mette in luce che, nell’anno passato, il collegamento ad internet è disponibile nell’85,9% delle case italiane, con percentuali che oscilla tra il 98,1% nelle famiglie di livello socio-economico elevato e il 59,5% in quelle di chi ha un livello socio-economico basso.
Sempre nel 2019, a fronte di una media Italia del 55,0% di famiglie che dispone della banda larga su rete fissa, questa era presente nel 77% delle famiglie che si collocano nella fascia alta e medio-alta e solo nel 19,8% di quelle con livello socioeconomico basso; sono quasi 6 milioni le famiglie che si collegano al web solo con smartphone e, conseguentemente, non possono garantire la qualità delle loro prestazioni a distanza: nel 76,9% delle famiglie di livello socioeconomico basso non era presente in casa neppure un pc fisso o portatile o un tablet collegato a internet, quota che è del 10,2% tra quelle di livello socioeconomico alto.
I commenti
“Il terzo Rapporto Auditel-Censis è uno strumento prezioso che volentieri affidiamo alla decisione politica e al mondo delle imprese, che sono chiamati ad indirizzare il cambiamento in atto per trasformarlo in un’opportunità di crescita per il Paese” ha detto Andrea Imperiali di Francavilla, Presidente di Auditel, a margine della presentazione al Senato.
“Durante il lockdown gli italiani hanno mostrato la loro capacità di adattamento e in milioni si sono esercitati, molti per la prima volta, ad utilizzare le nuove tecnologie nel lavoro, nello studio, negli acquisti, negli ascolti di contenuti audio e video, compiendo un grande balzo in avanti sulla strada della modernità. Oggi, di fronte alle nuove restrizioni che ci aspettano, siamo profondamente cambiati e più pronti ad utilizzare il digitale per vivere la vita normale”, ha spiegato Giuseppe De Rita, Presidente del Censis.
“Leggere i dati di questo Rapporto ci aiuta a maturare la consapevolezza dell’era che stiamo vivendo e ci pone dinanzi a sfide future che coinvolgeranno tutte le istituzioni. Emerge quindi una dimensione nuova, quella digitale che incide profondamente sulle nostre vite”, ha commentato Andrea Martella, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’editoria.
“Il Rapporto conferma la stretta correlazione tra sviluppo tecnologico e socio-culturale dell’Italia. L’accelerazione tecnologica ha, tuttavia, messo in evidenza disuguaglianze e fragilità all’interno della popolazione che è compito della politica colmare”, ha concluso Giacomo Lasorella, Presidente AGCOM.
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