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Innovazione e ricerca: luci e ombre sull’Italia nell’annuale rapporto UE

Il 22 settembre scorso, la Commissione europea ha pubblicato l’European Innovation Scoreboard per il 2022. Si tratta di un rapporto annuale che valuta le prestazioni su ricerca e innovazione degli Stati membri. La classifica ha l’obiettivo di aiutare i Paesi a identificare le aree su cui migliorare.

Quattro gruppi, tra leader ed emergenti

Lo Scoreboard valuta comparativamente i Paesi dividendoli in quattro gruppi. Tra i ‘leader dell’innovazione’, con un tasso di modernizzazione superiore al 125% della media europea, primeggia la Svezia. Gli ‘innovatori forti’, al secondo posto, includono Francia e Germania.

L’Italia fa parte del terzo gruppo, definito degli innovatori moderati, con prestazioni tra il 70 e il 100% della media UE. Anche Spagna e Grecia accompagnano il nostro Paese in questa collocazione. Chiudono la classifica gli ‘innovatori emergenti’, al di sotto del 70% della media europea. Tra essi rientrano Ungheria, Bulgaria e Polonia.  

Un quadro globalmente positivo

Nel complesso, quasi tutti i Paesi europei hanno aumentato le prestazioni rispetto al 2015. Rispetto al 2021, 19 Paesi sono migliorati e 8 hanno registrato un calo. Tra questi ultimi c’è anche l’Italia. L’Unione Europea ha superato il Giappone nella ricerca e innovazione. Australia, Canada, Corea del Sud e USA restano in vantaggio rispetto al Vecchio Continente. Il rapporto tiene conto dell’impatto negativo della pandemia di Covid-19.

Sulla modernizzazione si gioca la rilevanza dell’Unione sullo scacchiere globale. È quanto sostiene Mariya Gabriel, Commissario europeo per l’innovazione. La Nuova agenda europea per l’innovazione, adottata a luglio 2022, indica i principali fronti su cui intervenire.

La situazione in Italia

L’Italia è sedicesima in UE per gli investimenti in ricerca, sviluppo e nuove tecnologie. Attestandosi al 91,6% della media europea, il nostro Paese è al di sopra della media degli altri ‘innovatori moderati’. Rispetto al 2021, nella Penisola si registra un calo del -2,9%. Nonostante questo, si riduce il divario con il resto dell’Unione. Le prestazioni italiane aumentano a un tasso del 17,4%, più alto del dato medio europeo (9,9%).

Il rapporto segnala diversi punti di forza italiani. Segno positivo per la produttività delle risorse, le applicazioni per la progettazione, l’innovazione dei processi aziendali, il sostegno pubblico alla ricerca e sviluppo delle imprese.

Emergono però anche varie criticità su cui intervenire. In Italia ci sono pochi laureati, e gli investimenti nella ricerca e sviluppo restano bassi. I settori scientifico e tecnologico mostrano una scarsa mobilità delle risorse umane.  

Articolo di F.L.

uspi

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