Rischi a “livelli allarmanti” e preoccupazioni per le influenze nelle redazioni italiane. Secondo il Media Pluralism Monitor, report pubblicato dal Centro per il pluralismo e la libertà dei media, che studia i rischi per il pluralismo europeo, l’Italia non è in cima alle classifiche.
Su un punteggio di 100, l’Italia registra un 52% di conformità con il rispetto dell’indipendenza mediatica e pluralismo giornalistico.
“Salvaguardare l’indipendenza politica dei media è una preoccupazione urgente, data la presenza di un controllo politico diretto o indiretto sui principali organi di informazione. […] I rischi per l’autonomia editoriale derivano da fragili garanzie regolatorie, che consentono interferenze nelle nomine editoriali”, si legge nel report.
Tuttavia, queste preoccupazioni non sembrano far trovare una strada per la salvaguardia del mondo editoriale e giornalistico. Sempre più a rischio, infatti, i giornalisti.
Lo studio auspica una “legislazione per limitare significativamente l’intreccio tra potere e organi di informazione o agenzie di stampa”. Sarebbe dunque necessaria “una riforma della legislazione sui conflitti di interesse che stabilisca una disciplina unitaria applicabile alle posizioni governative a tutti i livelli”.
Quindi, rimane medio il livello di rischio per il pluralismo di mercato, con una sostenibilità dei media che vede un declino sempre più profondo.
La preoccupazione di una democrazia funzionante è un punto chiave dell’European Media Freedom Act, legge Ue in lavorazione che prevede la regolamentazione dei media nel SEE e la garanzia di libertà e trasparenza per il giornalismo e i giornalisti (art. 4 EMFA).
Lo scorso 13 marzo il Parlamento Ue ha dato il via libera all’EMFA, dopo diverse tavole rotonde nell’ultimo anno. L’approvazione della legge “ha fatto la storia”, a detta di Roberta Metsola, Presidente del Parlamento europeo.
La normativa prevede, innanzitutto, un divieto assoluto di interferenze nelle decisioni editoriali e impone severe restrizioni sull’uso degli spyware, i quali potranno essere impiegati solo con autorizzazione giudiziaria e in casi specifici.
Inoltre, l’EMFA stabilisce che i finanziamenti destinati ai media pubblici debbano seguire procedure chiare e prevedibili. Grazie a queste misure, il pubblico sarà in grado di conoscere chi controlla e finanzia le testate giornalistiche, indipendentemente dalle loro dimensioni. Le testate saranno obbligate a comunicare i fondi ricevuti da diverse forme di sostegno statale.
Infine, l’EMFA vieta alle grandi piattaforme online di limitare o rimuovere i contenuti dei media indipendenti. Piattaforme social come Facebook, Instagram o X dovranno distinguere tra fonti indipendenti e non indipendenti, concedendo ai media un periodo di 24 ore per replicare prima di eliminare il contenuto.
Articolo di T.S.
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