Nel 2020 hanno perso 199 miliardi di euro, oltre il 30% del loro volume di affari, a causa del Covid.
Le industrie culturali e creative (ICC) – di cui fanno parte la musica, le arti dello spettacolo, l’audiovisivo, la radio, i videogiochi, i libri, i giornali e le riviste, le arti visive, l’architettura e la pubblicità – sono qualcosa di più di uno dei tanti settori da salvare dalla crisi causata dall’emergenza sanitaria perché per l’Europa possono rappresentare una parte significativa della soluzione dei problemi generati dall’attuale situazione sul piano economico e sociale.
A causa della pandemia le Industrie culturali e creative (Icc) hanno perso 199 miliardi di euro nel 2020, oltre il 30% del loro volume di affari. La musica e le arti dello spettacolo registrano una contrazione del 75% e del 90%.
È quanto emerge da un nuovo studio realizzato da Ernst & Young, dal titolo “Rebuilding Europe: the cultural and creative economy before and after COVID-19”, che fotografa attraverso i dati la vivacità dell’economia culturale e creativa europea prima della pandemia assieme ai devastanti effetti delle misure restrittive a seguito dell’emergenza sanitaria.
La ricerca è stata presentata a Bruxelles durante una conferenza stampa organizzata del Gruppo europeo delle società di autori e compositori (Gesac) di cui fa parte la Siae.
Lo studio, inoltre, secondo quanto riportato da una nota dalla SIAE del 26 gennaio scorso, traccia una serie di raccomandazioni per potenziare le ICC, in modo tale che diventino una forza trainante per la ripresa e il rilancio dell’economia europea.
UN SETTORE FLORIDO PRIMA DELLA PANDEMIA
Nel 2019, le ICC rappresentavano il 4,4% del PIL dell’UE in termini di volume d’affari, con incassi annui di 643 miliardi di euro e un valore totale aggiunto pari a 253 miliardi di euro. Le ICC erano anche uno dei settori con più posti di lavoro in Europa: impiegavano più di 7,6 milioni di persone, un numero 8 volte superiore rispetto a quello del settore delle telecomunicazioni.
Con un tasso annuale del +2,6% dal 2013, le ICC crescevano molto più velocemente della media UE (+2%) riportando un surplus nella bilancia commerciale per i beni culturali pari a 8,6 miliardi di euro (secondo le ultime cifre disponibili), a riprova del ruolo centrale dell’Europa come potenza culturale nell’economia mondiale.
IL COVID-19
Con l’emergenza Covid-19, secondo lo studio, le ICC hanno subito un impatto persino peggiore dell’industria del turismo, e solo di poco inferiore al danno subito dall’industria del trasporto aereo. Le ICC hanno registrato perdite per oltre il 30% del loro volume di affari nel 2020 – una perdita aggregata di 199 miliardi di euro – con la musica e le arti dello spettacolo che hanno riportato una contrazione pari, rispettivamente, al 75% e al 90%.
LA RICOSTRUZIONE
Considerato il contributo cruciale delle industrie culturali e creative all’intera economia europea, e il potenziale che esse hanno per risollevare l’UE dalla crisi, lo studio arriva alla conclusione che il settore dovrebbe essere centrale negli sforzi di ripresa dell’Europa e raccomanda un approccio in tre direzioni: “finanziamento, potenziamento, valorizzazione”.
Il report suggerisce un massiccio finanziamento pubblico e la promozione dell’investimento privato, un quadro legale solido che crei le condizioni necessarie a rivitalizzare l’economia creativa e salvaguardare la sua crescita a lungo termine e di fare leva sulla capacità delle ICC e dei talenti creativi individuali per stimolare il progresso sociale.
I COMMENTI
“La cultura e l’eredità culturale europea, così varia e ricca, è il cemento che sostiene il nostro comune senso di appartenenza all’Europa – dichiara David Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo – Dobbiamo pensare alla cultura non soltanto come uno dei nodi centrali per la ripresa, ma anche come una componente fondamentale per costruire il mondo che verrà dopo il Covid-19, un mondo in cui i legami interpersonali devono essere riallacciati. Il Parlamento Europeo fin dall’inizio si è reso conto degli effetti drammatici della pandemia da Covid-19 sul settore culturale e creativo e ha lottato con le unghie e con i denti per aumentare il budget destinato alla cultura nel piano finanziario pluriennale”.
“Questo studio dimostra quanto i diversi settori dell’industria culturale contribuiscano all’economia europea in termini di occupazione e fatturato. – afferma Giulio Rapetti Mogol, Presidente di SIAE – Ogni autore, ogni artista che dedica la propria vita alla creatività realizzando opere nuove contribuisce infatti allo sviluppo del corpo economico del proprio Paese. Purtroppo però l’industria culturale e creativa è uno dei settori più colpiti in Europa dall’onda d’urto del Covid-19 e gli autori e gli artisti vedranno i loro incassi ridotti drasticamente nel 2021 e nel 2022. È necessario perciò mettere in campo azioni per accelerare la ripresa. In questo senso, è cruciale il recepimento della Direttiva Copyright per garantire una giusta redistribuzione della ricchezza non solo ai grandi nomi della cultura e dello spettacolo, ma soprattutto ai tanti artisti meno conosciuti che possono sopravvivere solo grazie al diritto d’autore”.
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