L’idea finlandese per combattere le fake news parte dal principale punto di forza del paese scandinavo, ovvero l’esercizio alla lettura critica sin dalla tenerissima età.
Infatti, i suoi 5,5 milioni di persone leggono circa 68 milioni di libri e il Paese ha totalizzato il punteggio più alto del PISA –Programme for International Student Assessment– per la lettura dell’interpretazione nell’UE.
Dal 2014 il governo finlandese ha avviato un progetto che prevede l’insegnamento a residenti, studenti, giornalisti e politici di azioni da intraprendere per contrastare false informazioni destinate a seminare divisione e odio. Lo stesso Presidente Sauli Niinistö aveva invitato ogni finlandese ad assumersi la responsabilità della lotta contro le false informazioni.
Un anno dopo la Finlandia aveva inoltre ingaggiato esperti americani per consigliare i funzionari su come riconoscere le notizie false, capire perché diventano virali e sviluppare strategie per combatterle. Dal 2016, i funzionari governativi hanno addestrato oltre 10.000 finlandesi su come individuare le notizie false.
Il Governo scandinavo ha poi riformato il sistema educativo “per enfatizzare il pensiero critico”. Grazie anche a tutto questo, la Finlandia si è classificata al primo posto su 35 Paesi in uno studio che misura la resilienza al fenomeno post-verità online. L’altra iniziativa, sempre in quest’ottica, è l’attivazione di un corso con un approccio multimediale e trasversale che ha lo scopo di preparare i cittadini di tutte le età a comprendere il complesso “paesaggio digitale di oggi e domani”. L’insegnante, Jussi Toivanen, è lo specialista di comunicazione principale per l’ufficio del primo ministro e continua a tenere le lezioni presso l’«Espoo Adult Istructional Centre».
La scuola ha inoltre collaborato con l’agenzia finlandese di controllo dei fatti (Faktabaari -FactBar-) per sviluppare un “toolkit” di alfabetizzazione digitale per gli studenti delle scuole elementari e superiori che imparano a conoscere le elezioni dell’UE. Il kit è stato presentato da un gruppo di esperti di alfabetizzazione mediatica ed è stato condiviso tra gli Stati membri dell’UE, per facilitarne l’utilizzo. Il “toolkit” contiene degli “esercizi sull’esame delle affermazioni contenute nei video di YouTube e nei post sui social media, il confronto dei pregiudizi dei media in una serie di diversi articoli” tutto volto a far comprendere al cittadino come la disinformazione faccia leva sulle emozioni dei lettori, distorcendo a volte il pensiero critico.
“Quello che vogliamo è che i nostri studenti prima di mettere like o condividere dei post sui social media pensino due volte – chi ha scritto questo? Dove è stato pubblicato? Posso trovare le stesse informazioni da un’altra fonte?” ha detto Kari Kivinen, direttore della scuola francese-finlandese di Helsinki ed ex Segretario Generale delle scuole europee.
La Finlandia, anche a causa della vicinanza della Russia, con cui condivide 832 miglia di confine, ha dovuto affrontare campagne di propaganda sostenute dal Cremlino e ultimamente è diventato ovvio che “il campo di battaglia era cambiato: la guerra di informazione si stava spostando online”.
Il progetto finlandese anti-fakenews sembra stia funzionando, tanto che ora altri Paesi stanno cercando di riproporre l’iniziativa nei propri confini: “Non è solo un problema governativo, l’intera società è stata presa di mira. Stiamo facendo la nostra parte, ma è compito di tutti proteggere la democrazia finlandese. La prima linea di difesa è l’insegnante d’asilo”, ha detto Toivanen.
In Finlandia, inoltre, è alta la reputation dei media, grazie alla presenza di una forte stampa regionale e di un’emittente pubblica che fanno informazione sul territorio scandinavo. Ciò ha permesso alla Finlandia, secondo la relazione dell’istituto “Reuters Digital News 2018”, di posizionarsi nelle prime posizioni della classifica dei media trust, il che significa che i suoi cittadini sono meno propensi a passare a nuove fonti di informazione. Tuttavia c’è qualcuno che sostiene che l’alfabetizzazione mediatica e il pensiero critico non bastino per fermare la diffusione della disinformazione. Bisogna fare di più.
Molti Paesi UE, e persino Singapore, stanno cercando di imitare il modello finlandese per contrastare le fake news. Sicuramente l’idea alla base del progetto -l’educazione digitale di giovani e giovanissimi- è adeguata, realizzabile e soprattutto vantaggiosa anche per il futuro della democrazia.
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