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Il senso del governo per l’editoria (sesta parte: le agenzie di stampa)

Come l’attuale governo giallorosso vuole affrontare e risolvere i problemi del comparto editoriale.

Cerchiamo di capire il presente e il futuro dell’editoria prefigurati dal governo Conte-2, tramite le linee guida dell’impegno istituzionale e politico dell’Esecutivo tracciate da Andrea Martella, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’editoria, nella Audizione informale svolta presso la Commissione Cultura della Camera dei Deputati.

Per titolare questa serie di otto articoli che verranno man mano proposti, abbiamo preso in prestito l’intestazione di un romanzo di Peter Høeg (“Il senso di Smilla per la neve”), da cui è stato tratto l’omonimo e famoso film del 1997 di Bille August, con Julia Ormond.

– Qui il link per leggere gli articoli precedenti.

In questa sesta  parte, Martella esamina le criticità dell’informazione primaria, posta a monte della filiera giornalistico-editoriale, prodotta dal settore professionale costituito dalle agenzie di stampa:

6.  Il sistema dell’informazione primaria. Le agenzie di stampa

Nell’ambito delle competenze che mi sono state delegate dal Presidente del Consiglio rientra anche il sistema dell’informazione primaria, rappresentato dal comparto delle agenzie di stampa.

Si tratta di un tema di estrema rilevanza, che pone delicati problemi tecnico-giuridici e di compatibilità costituzionale con l’ordinamento statale ed europeo, che ritengo indispensabile affrontare e portare a soluzione nel corso del mio mandato.

A monte dell’intera filiera giornalistico-editoriale, l’informazione primaria, pluralista e di qualità deve ritenersi un vero e proprio bene pubblico, la cui produzione è indispensabile per la collettività e per il corretto funzionamento di una libera società democratica.

Oggi, il comparto delle agenzie di stampa è duramente segnato dalla difficile congiuntura economica e finanziaria che sta attraversando l’intero sistema editoriale.

La produzione d’informazione primaria professionale tende a non essere più garantita in misura sufficiente dal mercato, in conseguenza alla sempre minore convenienza ad investire da parte dei privati.

I costi di produzione restano infatti elevati, per la necessità di destinare risorse ad un’adeguata copertura dell’informazione diretta, al fact-checking e all’equa retribuzione dei giornalisti.

Le difficoltà economiche proprie del comparto delle Agenzie di stampa sono a loro volta accentuate dalle criticità a valle della filiera, ovvero dalle difficoltà che incontrano le testate giornalistiche a coprire i costi di produzione editoriale e quindi anche quelli di acquisizione dei servizi di agenzia.

D’altra parte, la natura di bene pubblico dell’informazione primaria non solo giustifica, ma implica necessariamente un intervento statale.

E’ quanto accade nella maggior parte dei Paesi europei ed extraeuropei, che sostengono il comparto delle agenzie di stampa con una molteplicità di strumenti: committenza pubblica, proprietà statale, finanziamento pubblico nell’ambito della disciplina europea dei Servizi di interesse economico generale (SIEG), ecc.

A prescindere dalle forme di sostegno in concreto scelte, il principio che ritengo indispensabile assumere, a fondamento di ogni scelta, è che il servizio di informazione primaria non può essere considerato alla stregua di qualunque altro bene o servizio acquisito sul mercato.

A parità di requisiti di qualità e affidabilità, ogni servizio di informazione primaria contiene, in ragione del filtro socio-culturale e geografico che esprime, caratteristiche di originalità e unicità che lo differenziano dagli altri.

In Italia il comparto delle agenzie di stampa si caratterizza per un elemento che non trova riscontro negli altri Paesi europei: un numero elevato di agenzie nazionali, delle quali nessuna di proprietà pubblica.

In tale peculiare contesto, com’è noto, la Presidenza del Consiglio provvede ad acquistare da più agenzie di stampa, in maniera centralizzata e nel rispetto del pluralismo dell’informazione, i servizi informativi per tutte le amministrazioni dello Stato, svolgendo il ruolo di “centrale di committenza” per espressa indicazione normativa, in attuazione di quanto disposto dalla legge (L. n° 237/1954; art. 55, c. 24, L. n° 449/1997). I servizi acquistati soddisfano il fabbisogno di informazione primaria espresso dalle amministrazioni e permettono a migliaia di utilizzatori, in un contesto sempre più mutevole e complesso, di agire tempestivamente ed intervenire in maniera informata e consapevole dell’attualità.

Oggi, le modalità attraverso le quali la Presidenza del Consiglio provvede ad acquisire i servizi di agenzia sono necessariamente vincolate dalle norme vigenti e si collocano nell’ambito del perimetro di applicazione del Codice dei contratti pubblici (D.Lgs n. 50/2016), che ha tra i principi generali quello di garantire l’economicità e la trasparenza negli acquisti delle pubbliche amministrazioni attraverso procedure competitive.

Questo quadro normativo, tuttavia, quando applicato ai servizi di agenzia di stampa, fa emergere vistose criticità.

L’utilizzo di procedure di affidamento che, per loro natura, sottendono l’individuazione del miglior fornitore tra servizi pienamente comparabili, non dovrebbe ritenersi compatibile con l’esigenza di necessaria garanzia del pluralismo informativo, che richiede al contrario la compresenza di più fornitori di contenuti, ciascuno caratterizzato da un’originalità e un punto di vista differente.

Per comprendere appieno gli attuali termini della questione, è utile richiamare brevemente la recente evoluzione nelle modalità di acquisto dei servizi di agenzia da parte della Presidenza del Consiglio.

Nel periodo antecedente la riforma del Codice dei Contratti pubblici, i servizi di agenzia venivano acquisiti tramite procedure negoziate senza previa pubblicazione del bando di gara, in virtù di una deroga, prevista dal previgente Codice, relativa ai servizi tutelati da diritto d’autore, che erano considerati infungibili.

In seguito al recepimento delle Direttive europee e alla conseguente riforma del Codice, dall’ottobre 2017 i servizi di agenzia sono stati acquisiti a seguito di procedure competitive aperte di rilevanza europea, in quanto il mutato quadro normativo non consente più la deroga al principio generale della gara ed in particolare non considera più la presenza del diritto d’autore quale elemento sufficiente di infungibilità dei servizi. La conseguente scelta di procedere alla pubblicazione del bando di gara, orientata anche da un parere reso all’epoca dall’ANAC, ha consentito l’ingresso di nuovi operatori, l’aumento della trasparenza nell’aggiudicazione dei contratti e, grazie ai requisiti formalizzati nello stesso bando di gara, la stabilità occupazionale per un triennio per 913 giornalisti. Al fine di rispettare il principio del pluralismo e favorire la partecipazione di operatori di dimensioni differenti, la gara era stata articolata in lotti di diverse dimensioni, con il vincolo che ciascuna Agenzia concorrente non potesse aggiudicarsi più di un lotto.

La procedura del 2017 ha portato alla stipula di 15 contratti, stipulati con 11 diverse agenzie di stampa, che permettono di assicurare complessivamente 11.900 licenze a n. 43 amministrazioni dello stato, delle quali n.9 con articolazioni territoriali. L’impegno finanziario complessivo per il Dipartimento per l’informazione e l’editoria è di 46,3 milioni di euro, un investimento significativo che si è mantenuto pressoché stabile nel tempo e che, oltre ad assicurare alle amministrazioni servizi di agenzia di stampa pluralistici e specializzati, costituisce un importante fonte di sostentamento per il settore.

I contratti, tuttora in essere fino al 31 marzo 2020, possono essere rinnovati fino al 30 settembre 2020, ed il loro valore è dettagliato nella tabella che segue:

A fronte dei risultati comunque positivi conseguiti con la procedura di gara, resta inalterato il problema che la competizione aperta non è il modello ideale, per la natura stessa dei servizi di agenzia.

Resta il problema della difficile conciliazione fra il principio del pluralismo e il principio della corretta competizione fra operatori, nel rispetto delle due essenziali esigenze dell’amministrazione pubblica: l’economicità degli acquisti e la trasparenza delle procedure e delle decisioni.

A questo proposito, il mio impegno sarà orientato a verificare tutte le possibili soluzioni, anche di natura legislativa, idonee ad assicurare il necessario sostegno al comparto delle agenzie di stampa, nel rispetto del principio del pluralismo dell’informazione.

uspi

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