I rapporti tra media e Big Tech sembrano arrivati ad un punto critico. Il traffico verso i gruppi media dai social network si è dimezzato negli ultimi 3 anni, passando dall’11,5% al 6%.
Allarme tra i media
La percezione della situazione in corso ha fatto scattare l’allarme tra grandi e meno grandi marchi giornalistici. Tra questi anche il New York Times e il Wall Street Journal, che fanno trapelare denunce di cadute del traffico online in grado di scuotere un settore ancora alle prese con l’impatto sui modelli di business delle precedenti rivoluzioni digitali.
Il dato più allarmante sui gruppi media è quello citato del dimezzamento dei click negli ultimi 3 anni.
Il sito d’informazione Axlos, citando dati che mostrano flessioni globali, attribuisce la retromarcia a una miscela di complesse ragioni che può rendere meno attraente l’informazione, anche di qualità. Le pressioni di regolamentazione, così come le controversie politiche sulla libertà d’espressione sono tra queste ragioni. Gli analisti segnalano anche una minor domanda di news da parte degli utenti social.
Segnali delle Big Tech
Alcuni segnali di passi indietro non mancano. Facebook ha già archiviato Facebook News, il tab per trovare articoli di pubblicazioni pagate con accordi di collaborazione. Inoltre, ha fatto dei drastici tagli del personale su questo fronte. Threads, il microblog di Meta rivale di X, sceglie per policy di non dare particolare spazio a informazione e politica.
X, in estate, ha rimosso del tutto i titoli degli articoli dai post e Musk non ha mai nascosto la sua avversità ai media tradizionali. Sembrano finiti i tempi di collaborazione con marchi quali Reuters e Press per combattere la disinformazione.
Le altre popolari piattaforme, da Instagram a Snapchat, non hanno mai giocato ruoli di rilievo nell’informazione, e non cominceranno certo adesso.
E Google? Big G viene tuttora considerato il partner tech di gran lunga più importante quando si tratta di news. Il colosso di Mountain View svetta per il ruolo di diffusione dell’informazione, con 24 miliardi di click al mese diretti a siti giornalistici su Google Search e Google News. Ha riaffermato l’impegno a sostenere l’informazione di qualità ed “umana”.
Eppure qualcosa sta cambiando. Google ha ridimensionato i dipendenti impegnati nelle partnership giornalistiche e in Google News, ed è impegnata nella confezione di prodotti creati da Intelligenza Artificiale con la sua AI generativa Bard.
Il timore è che in futuro risposte a ricerche attraverso simili soluzioni non rimandino a link giornalistici, erodendo ulteriormente il traffico. In un momento in cui crescono i rischi di manipolazioni e notizie false, i rapporti fragili tra Big Tech e siti d’informazione sono un pericolo.