Il Garante della privacy ha adottato i primi interventi a tutela di potenziali vittime.
I primi cinque provvedimenti contro Facebook, Instagram e Google
Sono partiti i primi cinque provvedimenti adottati dalla Autorità garante per la protezione dei dati personali a tutela di potenziali vittime di revenge porn [vedi doc. web n. 9775414, 9775327, 9775401, 9775948, 9775932].
Ne dà notizia la stessa Autorità sull’ultima Newsletter del 30/05/2022 (Doc-Web 9774926).
Ingiuzione in via d’urgenza
L’Autorità ha ingiunto in via d’urgenza a Facebook, Instagram e Google di adottare immediatamente tutte le misure necessarie ad impedire la diffusione sulle relative piattaforme del materiale (video, foto) segnalato all’Ufficio del Garante da alcune persone che ne temevano la messa on line.
Revenge porn
Il revenge porn e, più in generale, il fenomeno della pornografia non consensuale, consiste nella diffusione di immagini pornografiche o sessualmente esplicite a scopo vendicativo (ad esempio per “punire” l’ex partner che ha deciso di porre fine ad una relazione) o per denigrare pubblicamente, bullizzare e molestare la persona cui si riferiscono.
Il quadro regolamentare
L’attuale intervento rientra tra i compiti attribuiti all’Autorità dalle modifiche normative introdotte al Codice privacy a dicembre 2021.
La procedura
Ora spetta infatti al Garante ricevere segnalazioni da parte di chiunque, compresi i minori con più di quattordici anni, abbia un fondato motivo di ritenere che registrazioni audio, video, foto a contenuto sessualmente esplicito che lo riguardano possano essere pubblicati sulle piattaforme digitali, senza il suo consenso.
Il blocco preventivo
Ricevuta la segnalazione il Garante si attiva tempestivamente per disporre il blocco preventivo nei confronti delle piattaforme indicate dal segnalante (di regola, attraverso l’implementazione di specifiche tecnologie, quali ad es. codici hash).