Garante Privacy, foto e testi presi dai social: cosa i giornali non possono pubblicare

L’Autorità è intervenuta a seguito della vicenda della morte della bimba di 2 anni a Cisliano. Riportati testualmente anche pensieri e commenti tratti dal profilo Facebook della madre.

L’omicidio della bimba di Cisliano, avvenuto alcuni giorni fa (volontariamente non abbiamo voluto mette link – ndr), ha costretto il Garante per la protezione dei dati personali a tornare sul tema della pubblicazione indiscriminata di foto tratte dai social a corredo delle notizie. Gli organi di informazione infatti hanno pubblicato svariate foto dell’indagata e della bambina, “estraendole” dal profilo social della madre.

“Diversi organi di stampa e siti di informazione hanno riferito in questi giorni della tragica notizia della morte di una bimba di 2 anni a Cisliano. – ha scritto il Garante Pasquale Stanzione nel Doc-Web 9559082 dell’11 marzo scorso- In molti casi media e testate online hanno pubblicato, oltre a diverse fotografie in chiaro della bambina, numerosi dettagli relativi alle vicende personali e allo stato psicologico della madre, indicata come presunta responsabile della morte, riportando testualmente pensieri e commenti tratti dal profilo Facebook della donna, nonché fotografie della stessa insieme ai suoi due altri figli, i cui volti,seppur pixelati, sono di fatto riconoscibili”.

Le informazioni e le immagini descritte, ha confermato il Garante della Privacy, si pongono in evidente contrasto con le disposizioni della normativa privacy e delle regole deontologiche relative all’attività giornalistica, che – pur salvaguardando il diritto/dovere di informare la collettività su fatti di interesse pubblico – prescrivono agli operatori dell’informazione di astenersi dal pubblicare dettagli relativi alla sfera privata della persona e prescrivono, anche attraverso il richiamo alla Carta di Treviso, particolari e rafforzate garanzie a tutela dei minori coinvolti in fatti di cronaca.

“L’Autorità ritiene pertanto doveroso – ha concluso la nota – invitare gli organi di stampa, i siti di informazione e i social media al più rigoroso rispetto delle disposizioni richiamate, astenendosi dall’ulteriore diffusione di dati personali e immagini relativi alla triste vicenda di cronaca non essenziali, riservandosi comunque eventuali interventi specifici sul caso.

Non è la prima volta che il Garante tenta di arginare la mancanza di regole che vige nell’utilizzo dei materiali reperibili in rete in generale sui social in particolare.

Se al comunicato dovessero seguire provvedimenti, anche non sanzionatori, saranno di grande interesse e potrebbero diventare strumento utile per ripensare ai protocolli, forse ormai datati, che ha prodotto la Carta di Treviso.

I giornalisti hanno una grande responsabilità determinata dalla funzione di libera informazione che svolgono e, quindi, devono osservare in maniera scrupolosa i codici deontologici della categoria.