Facebook ha appena fatto sapere che introdurrà un ulteriore strumento per combattere la diffusione di fake news sulla piattaforma social.
Il social network ha annunciato che, già da oggi, entra in vigore una nuova politica che prevede la segnalazione automatica degli utenti che condividono periodicamente bufale.
L’algoritmo, una volta etichettato un account come diffusore periodico di fake news, nasconderà gradualmente i suoi post dalle bacheche degli amici, così da diminuirne l’efficacia.
La novità rispetto al passato, risiede nel cambiamento di obiettivo nel controllo della diffusione di disinformazione sul social. Infatti, finora l’intervento del team di analisi di Facebook riguardava post specifici. Questo nuovo strumento, invece, andrà ad impattare direttamente sugli account, limitando tutti i futuri contenuti condivisi e non solo quelli considerati fake.
Ovviamente Facebook ha subito chiarito che la segnalazione di un account come diffusore di fake news, non porterà alla cancellazione dello stesso o a sanzioni definitive ma una sospensione temporale (ipotesi per ora realistica).
5Facebook ha introdotto altri due aggiornamenti mirati alla lotta alle fake news. La piattaforma, su desktop e app, taggherà una pagina che ha condiviso ripetutamente informazioni segnalate dai fact-checker. Ma il social intende anche indirizzare gli utenti verso informazioni veritiere: per alcuni articoli, quelli risultati più popolari, Facebook proporrà inoltre un link con informazioni sul perché la notizia viene considerata falsa, un vero e proprio report di smentita, con prove, numeri e documenti a supporto.
Solo qualche giorno fa, la Commissione Ue ha aggiornato il codice di condotta sulla disinformazione, istituito dall’Ue nel 2018, con nuovi orientamenti su come rafforzare le buone pratiche sulla disinformazione. Ha chiesto anche ai firmatari di predisporre un centro per la trasparenza presso il quale comunicare quali politiche hanno adottato per dare esecuzione agli impegni previsti dal codice.
Lo stesso Commissario europeo al mercato interno, Thierry Breton, aveva chiesto alle piattaforme digitali un “impegno più rigoroso” per il rispetto del codice di condotta europeo.
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