“Il contesto dei social network che servono da amplificatori per idioti e pazzi non è quello che intendevamo”. Così è intervenuto Eric Schmidt, ex amministratore delegato di Google, durante l’annuale incontro “Tech Live Conference” del Wall Street Journal.
La convinzione del manager è che le piattaforme diventano ogni giorno di più teatro di sregolatezze e eccessi e che è necessario intervenire al più presto. Ma chiarisce che “se l’industria non si mette ad agire insieme in un modo realmente intelligente, ci sarà una regolamentazione”. Quindi è una regolamentazione esterna che teme maggiormente, un inserimento dei governi e delle realtà istituzionali che interverranno a breve, come più volte promesso, per regolare i comportamenti sui social network.
Ovviamente Schmidt non poteva non parlare della causa antitrust intentata pochi giorni fa dal Dipartimento di Giustizia Usa contro il colosso di Mountain View, accusata di abuso di posizione dominante nelle attività dei motori di ricerca e del search advertising: “Per molti anni Google ha usato tattiche anticoncorrenziali per mantenere ed estendere i suoi monopoli sui mercati dei servizi per le ricerche online, della ricerca pubblicitaria”.
L’accusa mossa dalle autorità americane è che Google mantiene il suo “monopolio” con il quale soffoca la concorrenza e causa danni ai consumatori. Secondo Schmidt tutto questo è fuorviante ed è una “distrazione” dai problemi più gravi che l’industria tecnologica deve affrontare. “C’è differenza tra il dominio e l’eccellenza”, ha spiegato l’ex ceo.