Gli editori stanno puntando su dati di prima parte e contenuti di qualità per affrontare il mondo senza cookie. Questo è quanto emerge dall’ultimo sondaggio di Teads, agenzia leader mondiale nel mercato della pubblicità video. Il report è stato svolto su un campione di 449 publishers provenienti da tutto il mondo.
Gli intervistati, che rappresentano uno spaccato sia della piccola e media editoria sia delle grandi società di media, hanno rivelato quali piani e iniziative stanno cercando di implementare.
Per prima cosa, l’indagine dimostra che, rispetto all’anno precedente, il livello di conoscenza dell’argomento cookie per il settore è decisamente migliorato.
Infatti, il 30% dichiara di avere “una profonda comprensione di tutte le nuove iniziative del mercato, inclusi, vantaggi e svantaggi”. Nel sondaggio del 2021, solo il 23% aveva risposto allo stesso modo. Al contrario, ormai solo il 6% ammette di non avere alcuna conoscenza su cookies e sul futuro cookieless.
Inoltre, gli editori non sembrano essere affatto preoccupati per i cambiamenti sulla raccolta dei dati: il 78% ha dichiarato che essi non hanno avuto impatto sui propri piani e che, in alcuni casi, li hanno addirittura accelerati.
A conferma di ciò, il 50% degli intervistati ha dichiarato che tali cambiamenti aprono nuove opportunità per differenziarsi grazie ai dati di prima parte e alla qualità dei contenuti prodotta da ogni editore.
Alla domanda su quali soluzioni di dati/targeting vorrebbero adottare, solo il 27% ha affermato che sarebbe stata presa in considerazione la Privacy Sandbox di Google. La maggioranza dei partecipanti (63%) ritiene che la soluzione migliore sia l’utilizzo dei dati di prima parte.
Altre possibilità sembrano aprirsi con il contextual targeting, la pubblicità contestuale mirata(per il 59%) e lo Unique ID, l’identificativo univoco (per il 43%).
Di contro, soltanto il 45% degli editori ha una strategia volta a promuovere l’utilizzo dei login per contrastare la perdita di dati di terze parti, mentre il 93% afferma che meno della metà dei propri utenti accede regolarmente al sito.
I motivi sarebbero da ricercare nei timori legati al rapporto con gli utenti: il 45% dei partecipanti è preoccupato per i possibili impatti sulla user experience, mentre il 49% teme un calo di fiducia con conseguenze negative sul traffico. Le perplessità a riguardo sono inoltre legate all’effettiva capacità di monetizzazione (33%), all’ implementazione tecnica degli accessi (31%) e al conflitto con modelli di business basati sugli abbonamenti (18%).
“L’evoluzione nell’ultimo anno è stata rapida, siamo passati a un’affascinante fase di apprendimento accelerato e adozione di nuove tecnologie che stanno dimostrando che gli editori possono prosperare in un mondo cookieless”, ha commentato Todd Tran, Chief Strategy Officer di Teads. “La cosa più incoraggiante è vedere che gli editori stanno apportando modifiche per tutelare i loro modelli di business da fattori esterni. Concentrandosi su contenuti di qualità e dati di prima parte, offrono agli inserzionisti la migliore opportunità possibile per acquistare media sostenibili che guidino risultati di business reali. È un momento molto stimolante per gli editori e siamo orgogliosi di lavorare con loro su nuove tecnologie e soluzioni, come il nostro tag cookieless, per questo nuovo mondo cookieless”.
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