Questa volta a chiudere è l’edicola di piazza Stazione, a Firenze. Era l’ultima rimasta presso lo scalo ferroviario di Santa Maria Novella. Erano sei solo qualche anno fa.
Nonostante i bonus dedicati ai punti vendita esclusivi dell’informazione e la modernizzazione a cui sono sottoposte da qualche tempo, le edicole continuano a chiudere. Anche quelle prima situate in posti nevralgici, dove di sicuro non manca l’afflusso costante di persone.
“Siamo di fronte all’ennesimo atto irresponsabile da parte di Grandi Stazioni, che nel tempo ha sfrattato tutte le edicole dello scalo ferroviario”, commenta Andrea Innocenti, Presidente Nazionale SNAG.
La pandemia, come più volte detto, ha rappresentato un forte motivo di spinta nella digitalizzazione in generale, ed il settore editoriale non ne è esente.
Lo stesso SNAG (Sindacato Nazionale Autonomo Giornalai) e il SI.NA.G.I. (Sindacato Nazionale dei Giornalai Italiani) avevano già più volte espresso la loro preoccupazione nei riguardi di una troppo repentina modernizzazione dei rivenditori di giornali e riviste, “facendo venir meno la loro peculiarità della divulgazione dell’informazione a mezzo carta stampata e quindi di presidi della democrazia”.
“Ricordiamo ai vertici della società che i viaggiatori non hanno bisogno solo di bibite e panini. C’è anche chi ha sete di informazione. Chi si sposta in treno ha il diritto di poter acquistare, anche all’ultimo minuto, un giornale. Se l’obiettivo di Grandi Stazioni è valorizzare gli scali ferroviari trasformandoli in “centri servizi tra i più affollati d’Europa, punti d’incontro, luoghi d’arte, di eventi e cultura”, non può certo farlo chiudendo tutte le edicole nelle stazioni”, prosegue Innocenti.
“Anche perché boicottare le edicole in punti nevralgici come uno scalo ferroviario di grande importanza rappresenta un ulteriore colpo alla già devastante crisi della carta stampata in un momento così tragico di pandemia e di guerra”.