Apple di nuovo nel mirino dell’Unione europea: la Commissione Ue mette sotto indagine lo store della Big Tech per aver violato il Digital Markets Act (DMA).
La motivazione è l’impossibilità per gli sviluppatori di indirizzare in maniera libera i consumatori verso canali alternativi. Dunque, l’Ue ha informato Apple della sua opinione preliminare e avvia la sua indagine nei confronti di Cupertino.
“Oggi è un giorno molto importante per l’efficace applicazione del DMA: abbiamo inviato i risultati preliminari ad Apple. La nostra posizione preliminare è che Apple non consente completamente lo steering”, dichiara la vice presidente della Commissione europea con delega all’Antitrust, Margrethe Vestager.
Per steering si intende la possibilità di indirizzamento degli utenti verso canali alternativi ed è proprio per questo che l’Ue è entrata in azione. Infatti, “la direttiva è fondamentale per garantire che gli sviluppatori di app siano meno dipendenti dagli app store dei gatekeeper e che i consumatori siano consapevoli di offerte migliori”, continua Vestager.
Secondo le direttive del DMA, gli sviluppatori che utilizzano l’App Store di Apple devono poter informare i propri clienti su opzioni di acquisto alternative più economiche, indirizzarli verso queste offerte e permettere loro di effettuare acquisti, il tutto senza costi aggiuntivi.
La nuova (ma non prima) indagine contro Apple si scaglia contro la cosiddetta Core Technology Fee, per la quale gli sviluppatori di App Store e app di terze parti devono pagare una tassa di 0.50 € per ogni app installata.
Tassa contrastata non solo ora dalla Ue, ma anche da diverse aziende: l’ultimo esempio è quello di Microsoft e Meta, che hanno iniziato la loro attività di lobbying facendo pressione alla Commissione lo scorso febbraio per far rispettare la regolamentazione al gatekeeper.
Sono 6 i gatekeeper che devono sottostare alla legge sui mercati digitali (Alphabet, Apple, ByteDance, Meta, Microsoft), a cui fanno capo 22 servizi di piattaforma.
Dal 7 marzo 2024, queste 6 Big Tech hanno ricevuto l’obbligo di conformarsi al DMA dell’Unione europea, che prevede di aprire i servizi digitali “core” per rendere più accessibile il mercato digitale ai rivali più piccoli.
In caso di violazione del DMA, la Commissione può imporre multe fino al 10% del fatturato totale dell’azienda. Inoltre, le sanzioni possono arrivare al 20% in caso di violazione ripetuta e la Commissione può adottare ulteriori misure correttive, come l’obbligo per un gatekeeper di vendere un’attività o parti di essa o il divieto per l’acquisizione di ulteriori servizi legati alla non conformità sistemica.
Articolo di T.S.
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