Secondo il Ministro, il provvedimento non prevede incrementi. Ma non è del tutto vero, secondo Anitec-Assinform, perché siamo di fronte a delle rimodulazioni per via dei cambiamenti tecnologici.
Il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo (MIBACT) Dario Franceschini ha firmato il decreto per la determinazione del compenso per la riproduzione privata di fonogrammi e videogrammi previsto dalla legge sul diritto d’autore. Più semplicemente si parla di copia privata o equo compenso, ed è in vigore dal 2014.
“Il provvedimento – spiega un comunicato del Ministero –contempera l’esigenza di assicurare la giusta remunerazione dell’attività creativa e artistica degli autori, interpreti, esecutori e produttori con un’adeguata tutela giuridica dei diritti di proprietà intellettuale e la necessità di un’incidenza proporzionata e ragionevole del meccanismo di prelievo alla fonte destinato ad alimentare tale compenso”.
Secondo la nota ministeriale, “il provvedimento non prevede incrementi”.
Ma non è del tutto corretto, perché siamo di fronte a delle rimodulazioni per via dei cambiamenti tecnologici. Secondo Anitec-Assinform (l’Associazione di riferimento per le aziende del settore: dai produttori di software ai fornitori di soluzioni applicative e di reti, dai fornitori di contenuti connessi all’uso dell’ICT allo sviluppo dell’Innovazione Digitale): “La promessa non è stata mantenuta e le rassicurazioni sono state disattese. L’incremento del compenso per copia privata è in evidente controtendenza rispetto alle abitudini dei consumatori e alle esigenze generali di trasformazione digitale, chiaramente emerse durante l’emergenza sanitaria e oggi al primo posto nell’agenda per il rilancio del Paese”.
“La copia privata è il compenso che si applica sui supporti vergini, apparecchi di registrazione e memorie in cambio della possibilità di effettuare registrazioni di opere protette dal diritto d’autore”, si legge sul sito della SIAE. Non si sta parlando di pirateria, ma della possibilità di copiarsi un CD regolarmente acquistato su un altro supporto – un altro CD, lo smartphone o un hard disk esterno.
Nell’Allegato tecnico pubblicato sul sito del MIBACT è dettagliata l’entità della copia privata per ogni tipo di dispositivo o supporto.
Ricapitoliamo solo alcuni tipi di prodotti tra i più diffusi, a partire dagli smartphone: per uno smartphone da 32 a 64 GB di memoria la copia privata è di 5,20€, mentre si sale a 6,30€ per modelli da oltre 64 GB fino a 128 GB. Per dispositivi con maggiore capacità di storage l’entità è di 6,90€.
Per i PC c’è un compenso fissato a 5,20€, mentre per chiavette USB da 32 GB e oltre l’entità della copia privata è 0,08€ per gigabyte (GB), fino a un massimo di 7,5€. Gli SSD o hard disk esterni invece richiedono un esborso di 0,009€ per GB nel caso offrano una capacità di 2 TB e oltre, per arrivare a un massimo di 18 euro. Se invece acquistate un Blu-Ray vergine (vuoto), l’impatto sul prezzo è di 10 centesimi di euro ogni 25 GB.
Escono di scena compensi relativi a VHS o audiocassette, ormai reliquie tecnologiche, ed entrano nella grande famiglia della copia privata gli smartwatch e i wearable in generale. I compensi sono di 2,20€ fino a 4 GB, di 3,20€ da oltre 4 GB fino a 8 GB, di 4,10€ da oltre 8 GB fino a 16 GB, di 4,90€ da oltre 16 fino a 32 GB e infine di 5,60€ oltre i 32 GB.