Lo ha annunciato la On. Francesca Businarolo, Presidente della commissione II – Giustizia della Camera dei deputati.
La Presidente della commissione II – Giustizia della Camera, on. Francesca Businarolo, ha annunciato di voler procedere alla unificazione delle proposte di legge presentate dai parlamentari Mirella Liuzzi (cofirmataria la stessa Businarolo), del M5S (Atto Camera 1700) e Walter Verini del PD, (Atto Camera: 416) in materia di contrasto alle querele bavaglio e alle molestie contro giornalisti e diritto di cronaca.
La Proposta di legge di Verini è stata presentata il 27 marzo 2018, quella di Liuzzi il 26 marzo 2019, ma di nessuna delle due è iniziato l’esame in Commissione.
Secondo la proposta della deputata del M5S, qualora il giornalista esorbiti dai limiti che è tenuto a rispettare (verità, continenza, interesse pubblico), è ritenuto sufficiente e più rispondente al bilanciamento di entrambi i diritti costituzionalmente garantiti (quello del giornalista ad informare e quello della persona offesa alla privacy ed alla reputazione) la sola sanzione pecuniaria, più la rettifica della notizia diffamatoria a spese del diffamatore e le pubbliche scuse, qualora la gravità del fatto lo richieda, oltre al risarcimento dei danni in sede civile.
«In Italia – ha affermato Liuzzi – si può essere condannati anche se si racconta un fatto vero: basta usare parole troppo aspre, notizie segrete o atti pubblici ma non pubblicabili».
«Chi promuove una causa civile, invece, non rischia nulla: può chiedere anche risarcimenti per milioni di euro e, se poi il giudice gli dà torto, non deve sborsare nulla. – ha concluso – Pertanto è opportuno introdurre modifiche l’articolo 97 del codice di procedura civile, al fine di scoraggiare le cause infondate o intentate con fini intimidatori, che, notoriamente, sono quelle attivate dalle persone che detengono il potere».
La proposta di legge di Verini ripropone, con alcune modificazioni, un provvedimento che, nella XVII legislatura, era arrivato addirittura alla quarta lettura al Senato (atto Senato n. 1119-B).
«Da una parte, – ha dichiarato il deputato – siamo chiamati a contemperare il diritto della collettività ad essere informata e, dall’altra, quello dei giornalisti ad informare. Dobbiamo altresì tutelare in ogni modo il diritto del singolo a non essere diffamato: il dovere di raccontare contro il diritto a non essere vittima di una macchina del fango, un fenomeno che è sempre più presente ai nostri occhi e che molto direttamente ci tocca».
La PdL non prevede la reclusione per il giornalista diffamatore, ma sanzioni più congrue e adeguate, con il rafforzamento del codice deontologico e la responsabilizzazione degli autori, e dei direttori che hanno il dovere di vigilare sui contenuti delle loro testate.
«Si è cercato parimenti di risolvere il delicato tema delle querele temerarie, – ha scritto Verini nella presentazione della sua proposta – che possono diventare strumenti intimidatori in grado di condizionare le inchieste e la libera circolazione delle informazioni, impedendo di portare alla luce situazioni di grave illegalità».
La normativa presentata introduce una forma di responsabilità civile aggravata a carico di colui che promuove un’azione risarcitoria priva di consistenza per diffamazione a mezzo della stampa, prevedendo, oltre al rimborso delle spese e al risarcimento a favore del convenuto, anche il pagamento di una pena pecuniaria a favore della Cassa delle ammende determinata dal giudice a carico della persona che abbia agito con dolo o colpa grave e la cui domanda sia stata rigettata con provvedimento del giudice monocratico.
Con l’esame congiunto delle due proposte di legge, l’iter per l’approvazione di una nuova normativa sul tema della diffamazione potrebbe essere più veloce.