Crimi dichiara di non minacciare l’abolizione dell’O.d.g., ma di attendere una proposta da valutare per la sua autoriforma

Il sottosegretario con delega all’editoria, Vito Crimi, ha scritto un post sul suo profilo Facebook nel quale, con una certa ironia, ha commentato le polemiche suscitate dalle sue dichiarazioni rilasciate nell’audizione di martedì 7 agosto nella VII Commissione Cultura Scienze e Istruzione della Camera dei deputati.

Nel corso dell’audizione il sottosegretario era intervenuto anche sul ruolo dell’Ordine dei Giornalisti affermando: “Anziché fare subito un decreto di abolizione dell’O.d.g. ho avuto l’accortezza di incontrare i nuovi vertici dell’Ordine. La mia prima preoccupazione è stata attendere il processo di autoriforma generale che i giornalisti stanno cercando di mettere in atto, che riguarda vari aspetti, tra cui l’accesso a professione e altri interventi che per la verità ancora non ho visto.

Mi dicono che a ottobre questi interventi dovrebbero essere proposti, a seguito di questo faremo le nostre valutazioni. Se ancora ci sono i presupposti per abolire l’Ordine del giornalisti sarò qui a proporvelo. Ma quando si decide di fare una scelta, poi la si governa. Se si deciderà di abolire l’O.d.g., andrà  rivisto tutto il sistema degli automatismi che oggi sono legati all’iscrizione all’Ordine. Vanno riviste anche le nuove professioni e si deve parlare del nuovo modo di fare giornalismo”.

 

Dopo l’audizione di Crimi in Commissione Cultura, Carlo Verna, presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, aveva dichiarato: “Tutto vero quel che dice il senatore Crimi: ha avuto la cortesia di convocarci e ci siamo parlati della nostra idea di profonda riforma dell’accesso all’Ordine dei giornalisti e della sua posizione abolizionista. Noi non intenderemmo alimentare polemiche, ma semplicemente andare avanti nel nostro cantiere, senza pressioni e condizionamenti di alcun tipo. 

Dobbiamo far osservare però che l’elezione dell’attuale gruppo dirigente dell’Ordine su un programma riformista e senza bisogno di “contratti” per governare la gestione dell’ente, precede di qualche mese le elezioni politiche; che chi invece un “contratto” ha dovuto stipularlo non vi ha previsto l’abolizione del soggetto chiamato a vigilare sulla correttezza deontologica e sul rispetto della verità a tutela dei cittadini; che è poco gradevole pensare che una proposta sulla quale la categoria sta lavorando e discutendo veda un governo fare a giorni alterni aleggiare la matita rossa e blu.

Soprattutto se è lo stesso governo attenzionato in queste ore dagli organismi internazionali che si occupano di libertà di stampa sulla questione fondamentale dell’autonomia del servizio pubblico, in cui una pessima legge rischia di essere finanche superata nell’applicazione in perversa attribuzione all’esecutivo di qualunque scelta, persino in presenza di una previsione di una maggioranza qualificata di garanzia.

Nessuno pensi che minacce abolizioniste dell’Ordine possano tacitare i giornalisti”.

 

Anche i vertici della FNSI, il presidente Giuseppe Giulietti ed il segretario generale Raffaele Lorusso, con una nota si sono espressi sulle dichiarazioni del sottosegretario Vito Crimi, schierandosi al fianco di Verna.

Condividiamo e facciamo nostra la giusta presa di posizione di Carlo Verna, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, in risposta alle non velate minacce di scioglimento dell’ente arrivate dal sottosegretario Vito Crimi.

Da chi ha la delega in materia di editoria ci saremmo attesi l’annuncio di una prossima riforma dell’editoria, un sostegno a chi contrasta il lavoro precario, un rinnovato impegno a sostenere chi, come Carlo Verna e le colleghe e i colleghi dell’ordine nazionale e degli ordini regionali, sono impegnati in un fatico processo di autoriforma, di tutela dell’articolo 21 della Costituzione e della libertà di informazione, di contrasto al linguaggio dell’odio e alle centrali della disinformazione organizzata e finalizzata alla distruzione della funzione di mediazione tipica del giornalista.

A meno che non sia proprio questa attività e questo impegno a disturbare chi non ama , in Italia e non solo, l’esistenza di una stampa non subalterna ai “Signori della rete”.

Dal sottosegretario Crimi ci attendevamo e ci attendiamo un invito al suo collega Bonafede ad avviare un pubblico confronto per portare a compimento una riforma dell’ordine condivisa e una immediata abrogazione di quelle norme che ancora prevedono il carcere per i cronisti e consentono di usare le querele temerarie o è proprio strumento di intimidazione nei confronti dei cronisti che indagano su malaffare e corruzione.

La FNSI appoggerà tutte le iniziative che l’Ordine dei giornalisti promuoverà a sostegno della autonomia della professione e della libertà di informazione”.

 

Riportiamo, a seguire, il testo pubblicato su Facebook dal sottosegretario Vito Crimi.

CI AVETE SCOPERTI: VOGLIAMO ABOLIRE L’ORDINE DEI GIORNALISTI

Non l’avevo detto a nessuno, ma avete scoperto il nostro grande segreto. Dunque confesso: il MoVimento 5 Stelle vuole abolire l’Ordine dei Giornalisti.

Ero certo che le 300.000 persone scese in piazza nel 2008 per invocare l’abolizione dell’Ordine fossero passate inosservate… e pensavo che nessuno si fosse accorto, l’anno seguente, della nascita di un Movimento sancita proprio su questo tema così complesso e delicato… speravo poi che nessuno ricordasse i miei primi disegni di legge presentati nel 2013, che prevedevano proprio l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti, e che il dibattito in Aula nel 2014 durante la legge di riforma delle modalità di sostegno all’editoria fosse caduto nel dimenticatoio.

Ma ieri, finalmente, il mistero è stato svelato. E dopo 10 anni alcuni “giornalisti” (le virgolette non sono casuali) hanno scoperto che sì, forse potrei avere questa idea in testa.

Al di là dell’ironia, sono vent’anni che si dibatte della reale utilità dell’Ordine e non si riesce a trovare unanime consenso neanche tra chi ne sostiene il ruolo.

Come ho tenuto a precisare nell’audizione di ieri nella Commissione Cultura della Camera dei Deputati, avrei potuto fare come nel 2013: presentare subito, senza pensarci due volte, una proposta di abolizione dell’Ordine dei Giornalisti. Invece, pensate un po’, ho preferito incontrare prima i nuovi vertici dell’Ordine, ascoltarli e accogliere con favore il loro percorso di autoriforma, in attesa di valutarne la proposta.

Ho comunicato direttamente al Presidente dell’Ordine la mia disponibilità ad aspettare la loro proposta di autoriforma, per comprendere se sarà in grado di rispondere alle tante criticità sollevate sulla necessità che esista un albo dei giornalisti, un organo che possa decidere chi può scrivere notizie e chi no.

Addirittura, si parla di “minacce” da parte mia. Ora manca solo che qualcuno scomodi Putin o qualche troll russo su Twitter, e allora il segretissimo piano di abolizione dell’Ordine dei Giornalisti sarà definitivamente svelato.

Vi svelo un altro segreto: dal primo giorno in cui ho ricevuto le deleghe all’Informazione e all’Editoria, il mio ufficio ha visto una raffica di appuntamenti e incontri con i giornalisti, piuttosto che con gli editori. Contrariamente a quanto si possa pensare, non sono barricato in un fortino: anzi, la mia porta è sempre aperta per ascoltare rilievi e preoccupazioni, condividere problemi, cercare soluzioni e camminare insieme verso le necessarie riforme che l’editoria attende da tempo, oramai non più procrastinabili. Il mio lavoro è questo: ascoltare, confrontarmi e prendere di conseguenza decisioni politiche. E non posso far altro che ringraziare tutti i giornalisti che mi hanno sempre parlato con franchezza, offrendomi consigli, suggerimenti e rivolgendomi anche critiche serrate.

È curioso: Crimi, quello che viene indicato come “nemico” dell’informazione, in realtà è sempre al fianco della libertà di stampa per avviare quelle riforme che non sono mai state realizzate. Crimi, quello che viene indicato come “nemico” dei giornalisti, si batte per riconoscere loro compensi degni e dignità alla professione, per la tutela delle fonti, per la difesa dalle diffamazioni temerarie e tanto altro.

Cari “giornalisti”, spero vi rendiate conto che è proprio questo vostro atteggiamento ad essere corresponsabile della profonda crisi dell’informazione tradizionale, a beneficio di un’informazione libera e condivisa, senza filtri e senza “ordini” di scuderia che impongono chi può e chi non può scrivere o fare informazione.

Come affermava ieri in Aula il collega Alberto Bagnai, il pluralismo dell’informazione si realizza quando chi fa informazione garantisce la pluralità delle opinioni, e non è sufficiente che ci sia una pluralità di soggetti se questi poi danno voce ad un pensiero unico perché si possa definire pluralismo.

A chi ancora difende l’attuale Ordine dei Giornalisti, definendolo l’unico presidio a tutela della loro libertà, ricordo solo che l’Ordine esiste dal 1925 e che con l’Ordine vigente ci ritroviamo oppressi dal precariato nel giornalismo e senza alcuna tutela per chi svolge il lavoro di giornalista.

Non servono proclami: difenderò sempre i giornalisti, la libertà di raccontare le notizie e la verità, il diritto ad avere un lavoro dignitosamente retribuito, il riconoscimento delle dovute tutele. Difenderò tutto questo con atti legislativi e provvedimenti concreti. Ma, per favore, non chiedetemi di difendere l’Ordine dei Giornalisti.