Circa il 60% degli italiani non distingue le notizie vere dalle false. Il recente rapporto AgCom mette in luce un circolo vizioso tra disinformazione e facoltà di percezione delle notizie, suggerendo alcune linee di intervento basate sul ruolo dell’informazione di qualità finalizzata a formare una libera e consapevole opinione.
Secondo l’ultima indagine AGCOM circa il 60% degli italiani risultano avere una falsa percezione in relazione a fenomeni misurabili in senso oggettivo, che riguardano una serie di tipologie di contenuti: dalle informazioni sull’economia a quelle di tipo scientifico-ambientale, dai temi importanti dell’agenda politica, quali la situazione economica, l’immigrazione, la criminalità, il lavoro.
In questo momento di emergenza medica e informativa legata al Coronavirus, assumono una importanza ancora maggiore la comunicazione e l’informazione online e la possibilità per i cittadini di formarsi un’opinione corretta del fenomeno e delle sue evoluzioni, non tanto per identificare le false notizie che si propagano con facilità su un tema molto caldo come questo, quanto per capire se possano essere identificate azioni e misure che rafforzino la capacità di discernimento della popolazione italiana e di resistenza alla disinformazione online.
A tal proposito è molto utile il recente rapporto pubblicato da AGCOM nell’ambito dell’indagine conoscitiva “Piattaforme digitali e sistema dell’informazione”:
AGCOM, Indagine conoscitiva su Piattaforme digitali e sistema dell’informazione
Il Rapporto conclusivo “Percezioni e disinformazione. Molto ‘razionali’ o troppo ‘pigri’?” – che completa il precedente Rapporto “News vs. fake nel sistema dell’informazione” incentrato sulle caratteristiche e i meccanismi sottesi alla produzione e diffusione di notizie (reali e false) – porta a termine l’analisi con un approfondimento sulla domanda di contenuti informativi da parte dei cittadini.
Lo studio, condotto in collaborazione con SWG, rivela come provenienza geografica, livello di istruzione e condizione socio-economica siano in grado di influire sulle percezioni e sul riconoscimento di notizie false. Se una istruzione superiore ha un effetto positivo sulla capacità di inquadrare correttamente i fenomeni, una condizione economica sfavorevole può alterare la percezione della realtà, rendendola in alcuni casi assai più pessimistica.
A chiusura dell’indagine conoscitiva, in considerazione delle criticità riscontrate dal lato dell’offerta e della domanda, nonché del percorso istituzionale intrapreso negli ultimi anni nei settori in cui operano le piattaforme online, con particolare riguardo al sistema informativo, l’Autorità definisce possibili linee di intervento mettendo al centro il ruolo dell’informazione di qualità, in particolare del servizio pubblico radio-televisivo e multimediale, nel fornire strumenti idonei a soddisfare il diritto del cittadino-utente a una informazione corretta e completa finalizzata a formare una libera e consapevole opinione.
Principali evidenze dell’indagine conoscitiva: le criticità emerse
In considerazione delle già riscontrate relazioni di interdipendenza tra sistema informativo e sistema della disinformazione, l’Indagine conoscitiva si è soffermata sull’analisi approfondita di entrambe le componenti, con particolare riguardo al ruolo esercitato dai nuovi intermediari online, le piattaforme, anche in rapporto agli altri mezzi di comunicazione.
Più volte, infatti, l’Autorità ha osservato come, a livello nazionale e globale, fenomeni patologici di disinformazione, tendano ad annidarsi lì dove il sistema dell’informazione fallisce: la difficoltà di monetizzazione dei contenuti e la perdurante riduzione degli investimenti in informazione; la connessa regressione nell’uso di meccanismi di verifica nell’ambito della professione giornalistica; la ristrettezza dei tempi dell’informazione online, sia nella fase di produzione sia in quella di consumo sono atte a compromettere l’adeguatezza dell’offerta informativa sul piano dell’accuratezza, dell’approfondimento e della copertura delle notizie.
È in questo contesto che i cittadini rischiano di affidarsi sempre più a fonti informative alternative e non qualificate, che sono spesso alla base di strategie di disinformazione.
L’AGCOM riscontra come le fonti di disinformazione (siti web, pagine e account social, etc.) assumano un ruolo che consiste prevalentemente nel conferire impulso ai contenuti fake all’interno del sistema nazionale.
La scelta delle tematiche trattate dalle fonti di disinformazione si rivela collimante con l’intento di attivare meccanismi di propagazione virale sulle piattaforme online. In Italia, la maggior parte della produzione di contenuti fake riguarda argomenti di politica e cronaca, e in buona misura notizie di carattere scientifico; tutte tematiche che presentano un forte impatto emotivo e possono essere divisive. Peraltro, la trattazione delle stesse è peculiare: i temi sono affrontati in modo superficiale e impressionistico, mirando a stimolare gli stati d’animo delle persone
La viralizzazione del contenuto fake è resa possibile dalle modalità di consumo informativo sulle piattaforme online: gli utenti tendono a selezionare le informazioni coerenti con le proprie credenze, formando gruppi polarizzati di persone con idee simili su narrazioni condivise, in cui le informazioni discordanti vengono ignorate
In quest’ultimo Rapporto, l’Autorità ha compiuto un approfondimento dal lato della domanda, su come gli utenti reagiscono rispetto a notizie di qualità differenti e ne valutano l’affidabilità, sui meccanismi cognitivi che influenzano i processi decisionali sottostanti al consumo di informazione, e su come in questi processi si inseriscono le percezioni dei fenomeni e altri elementi caratterizzanti l’individuo e il contesto che lo circonda.
L’analisi dei dati raccolti evidenzia che l’abilità degli individui nel riconoscere le notizie vere e false, e quindi gli errori di valutazione cui vanno incontro, rappresentano l’esito di un processo decisionale che, più o meno consapevolmente, gli individui elaborano quando sono esposti alle notizie. Tale processo decisionale risulta condizionato dal set informativo disponibile e dalla capacità individuale di elaborare le informazioni e trasformarle in conoscenza.
A loro volta, questi due elementi sono caratterizzati da una molteplicità di fattori, quali il contesto di fruizione delle notizie, il contesto socio-economico di cui gli individui fanno parte e le stesse caratteristiche individuali.
In generale, gli errori decisionali sono sensibilmente più probabili negli individui con dispercezione più elevata: ciò accade soprattutto quando si incorre nell’errore di considerare vera una notizia falsa.
In particolare, invece, emerge che un’istruzione superiore ha un effetto positivo in termini di miglioramento della capacità di inquadrare correttamente i fenomeni socioeconomici. D’altra parte, la condizione socioeconomica è in grado di influenzare la percezione della realtà, alterandola e in alcuni casi (ad esempio in presenza di individui disoccupati) rendendola assai più pessimistica.
Accanto alle caratteristiche individuali, sulle agisce altresì il contesto in cui l’individuo è inserito, ossia l’ambito geografico di riferimento. Nell’ambito del sistema informativo, inoltre, elementi quali il tecnicismo della notizia, l’appartenenza degli argomenti a temi di interesse dell’individuo e le modalità di esposizione alle notizie influenzano in modo rilevante la probabilità di errore nel giudizio di affidabilità sull’informazione.
La qualità dell’informazione appare cruciale sia nel determinare il contesto informativo dal quale le persone attingono informazioni, sia nell’influenzare le stesse capacità cognitive degli individui di elaborare le informazioni e trasformarle in conoscenza
Il ruolo dell’informazione di qualità
A chiusura dell’indagine conoscitiva sulle piattaforme digitali e sul sistema dell’informazione, l’Autorità definisce le possibili linee di intervento. E lo fa “mettendo al centro il ruolo dell’informazione di qualità, in particolare del servizio pubblico radio-televisivo e multimediale, nel fornire strumenti idonei a soddisfare il diritto del cittadino-utente a una informazione corretta e completa finalizzata a formare una libera e consapevole opinione”.
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