Quanto sono importanti i dati nell’era digitale? Quanto ci aiutano realmente a comprendere il mondo dell’informazione sul web? Queste sono alcune delle domande a cui il Convegno USPI “Editoria digitale: numeri e nuove prospettive” ha cercato di dare risposta nella giornata di ieri.
La Sala Caduti di Nassirya a Palazzo Madama è stata il palcoscenico per una mattinata di dati ma anche di confronto su temi quali il rapporto degli editori con gli OTT, il lavoro giornalistico e le nuove figure professionali del giornalismo digitale e infine il rapporto dei lettori con l’informazione digitale.
Gli interventi dei relatori si sono aperti con il puntuale contributo del Dott. Pier Luigi Celli, Presidente di Sensemakers, rappresentante di Comscore in Italia: “Tutto sembra ruotare intorno a due punti critici: da una parte la voracità delle piattaforme online e dall’altra la loro capacità di incamerare dati e profilare gli utenti in modo approfondito. Intorno a questi temi ruota tutto il resto: dove stanno gli editori in tutto questo? Che responsabilità hanno avuto gli editori, soprattutto i grandi editori, rispetto a questo degradamento? Gli editori si sono accorti tardi di ciò che stava avvenendo e soprattutto i grandi, pensando a salvare solo se stessi, hanno cercato accordi con le grandi piattaforme che in genere, quasi sempre, sono stati perdenti”.
Celli ha poi proseguito rimarcando il ruolo degli editori che devono tutelare la corretta informazione: “Bisogna distinguersi in questa ‘marmellata’ di informazioni non sempre corrette. Tutte queste cose insidiano fortemente anche la possibilità di fare massa sul mercato, di orientarsi in maniera tale da avere una prospettiva di successo senza svendersi ai più grandi e senza accontentarsi dei residui di mercato”.
ALCUNI DATI NELLO SPECIFICO
Il CEO della grande azienda di misurazione ha poi proseguito spiegando: “In Italia c’è una percentuale maggiore di persone che dichiarano di essere interessate alle news. Qual è quindi la fonte più utilizzata per accedere alle news? Questo è un tema. L’81% tende ad affidarsi ad un’unica fonte, quella primaria, quindi non c’è la tendenza a verificare la veridicità dell’informazione, soprattutto tra i più giovani. Questo è un tema prospettico perché bisognerà chiedersi se i giovani riusciranno a sviluppare un rapporto di fidelizzazione direttamente con le testate o se invece verranno sempre intermediati da queste piattaforme.”
Sulla tipologia specifica dell’informazione più fruita e sui device di accesso, i dati presentati sono interessanti: “La tipologia di news che viene considerata più affidabile è quella di carattere locale. Circa il 90% di chi accede ai siti lo fa attraverso un device mobile, prevalentemente attraverso lo smartphone. Il 72% del tempo speso consultando le news avviene sempre attraverso un terminale mobile. Il vero elemento fondamentale per la raccolta pubblicitaria quindi è il tempo speso su un sito, che ad oggi da terminale mobile è in media di 1,8 minuti per sessione e quindi la capacità di approfondimento è relativa, mentre su dekstop funziona mediamente meglio. Il 50% del tempo speso su mobile è speso su Google e Facebook. I giovani si informano prevalentemente su Youtube, gli adulti, invece, preferiscono Facebook. Pochi vanno direttamente sui siti di informazione senza passare per le piattaforme che fanno da tramite”, ha proseguito il Dott. Angelini.
Il dato che fa riflettere riguarda la maggiore capacità di profilazione che le piattaforme hanno e quindi “riescono a monetizzare il lettore 5 volte di più di un editore normale, come ha recentemente rilevato l’AGCOM, che non ha gli strumenti per seguire un utente online e di osservarne tutte le preferenze, anche a parità di audience”.
IL MERCATO PUBBLICITARIO
Sul mercato pubblicitario i dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano presentati durante il Convegno mostrano un forte sbilanciamento in favore degli OTT: “Il 76-78% di pubblicità va a Google e Facebook, quello che rimane è la quota residuale è quella degli editori nazionali. Negli ultimi 10 anni, in maniera assolutamente lineare, il mercato pubblicitario della stampa è stato eroso da quello di internet”.
IL NETWORK USPI
Quale ruolo ha ricoperto USPI in questo quadro in costante crescita ed evoluzione? “Il ruolo di USPI è stato estremamente lungimirante”, afferma il CEO di Sensemakers. “Oggi il network USPI intercetta quasi 33 milioni di persone, poco meno del 90% di chi si informa oggi in Italia, in qualche modo passa sulle reti di USPI. Il dato ancora più confortante è che in un anno c’è stato un incremento dell’80% del tempo speso e dei minuti spesi nel network.
La presentazione completa mostrata dal Dott. Angelini è presente qui.
“Sono molto contento di avervi potuto presentare Sensemakers e Comscore”, così Francesco Saverio Vetere, Segretario Generale di USPI, ha aperto il suo intervento. “La relazione presentata è importante perché dimostra che la nostra partnershisp non è solo tecnica ma anche culturale. Gli editori divisi non vanno da nessuna parte, l’online rende molto questa idea di Unione. O realizziamo un’unità di intenti e progetti comuni oppure noi siamo destinati all’estinzione. Questa è la mission dell’USPI”. Riprendendo poi il discorso della Dott.ssa Costante sul CCNL USPI-FNSI, il commento del Segretario è stato: “Il contratto USPI fa parte di questo quadro di crescita degli online, è vero che ha bisogno di manutenzione, ma è un’esperienza che non deve essere persa e buttata via, perché rappresenta un punto di riferimento per il lavoro dipendente e per la professione giornalistica”.
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