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Convegno USPI sull’editoria digitale, “settore in fermento” e dati in crescita

Quanto sono importanti i dati nell’era digitale? Quanto ci aiutano realmente a comprendere il mondo dell’informazione sul web? Queste sono alcune delle domande a cui il Convegno USPI “Editoria digitale: numeri e nuove prospettive” ha cercato di dare risposta nella giornata di ieri.

La Sala Caduti di Nassirya a Palazzo Madama è stata il palcoscenico per una mattinata di dati ma anche di confronto su temi quali il rapporto degli editori con gli OTT, il lavoro giornalistico e le nuove figure professionali del giornalismo digitale e infine il rapporto dei lettori con l’informazione digitale.

Il Senatore Andrea Cangini, ha introdotto gli argomenti con un preciso intervento sulla situazione attuale del mondo digitale: “I nuovi poteri forti, i colossi del web, programmaticamente stanno portando avanti il progetto volto a svalutare la conoscenza, svalutare nel senso letterale del termine, cioè far perdere il valore economico alla conoscenza, per farne traffico gratuitamente su internet per realizzare il più grande furto di proprietà intellettuale dell’umanità”. Il Senatore ha poi posto l’accento sul problema delle nuove generazioni “più volte emerso, ovvero l’incapacità di distinguere per esempio tra un testo scritto e un messaggio pubblicitario, tra i fatti e le opinioni nei testi che leggono. Problema evidente di cui bisogna occuparsi perché travolge la qualità del dibattito pubblico e implica ripercussioni sulla qualità della nostra democrazia”. In chiusura ha poi voluto sottolineare che “l’obiettivo di tutti quanti noi, e di voi in particolare, è sicuramente quello di non arretrare a uno standard qualitativo di informazione che ora è alto, per fare la differenza e per distinguersi dalle altre fonti con le quali ci dobbiamo confrontare. “

Gli interventi dei relatori si sono aperti con il puntuale contributo del Dott. Pier Luigi Celli, Presidente di Sensemakers, rappresentante di Comscore in Italia: “Tutto sembra ruotare intorno a due punti critici: da una parte la voracità delle piattaforme online e dall’altra la loro capacità di incamerare dati e profilare gli utenti in modo approfondito. Intorno a questi temi ruota tutto il resto: dove stanno gli editori in tutto questo? Che responsabilità hanno avuto gli editori, soprattutto i grandi editori, rispetto a questo degradamento? Gli editori si sono accorti tardi di ciò che stava avvenendo e soprattutto i grandi, pensando a salvare solo se stessi, hanno cercato accordi con le grandi piattaforme che in genere, quasi sempre, sono stati perdenti”.
Celli ha poi proseguito rimarcando il ruolo degli editori che devono tutelare la corretta informazione: “Bisogna distinguersi in questa ‘marmellata’ di informazioni non sempre corrette. Tutte queste cose insidiano fortemente anche la possibilità di fare massa sul mercato, di orientarsi in maniera tale da avere una prospettiva di successo senza svendersi ai più grandi e senza accontentarsi dei residui di mercato”.

Il Presidente Celli ha poi lasciato la parola al Dott. Fabrizio Angelini CEO Sensemakers che ha dettagliatamente e professionalmente spiegato alla platea in cosa consiste il lavoro di Sensemakers, come avviene la raccolta dei dati: “Come facciamo le ricerche? Interviste e osservazioni sul campo sono i metodi classici, ma in tutto il mondo la stragrande maggioranza degli editori inserisce un misuratore, un tracciatore sui propri siti, quindi tutto quello che vedrete, è misurato in maniera oggettiva e puntale sui siti degli editori”.

ALCUNI DATI NELLO SPECIFICO
Il CEO della grande azienda di misurazione ha poi proseguito spiegando: “In Italia c’è una percentuale maggiore di persone che dichiarano di essere interessate alle news. Qual è quindi la fonte più utilizzata per accedere alle news? Questo è un tema. L’81% tende ad affidarsi ad un’unica fonte, quella primaria, quindi non c’è la tendenza a verificare la veridicità dell’informazione, soprattutto tra i più giovani. Questo è un tema prospettico perché bisognerà chiedersi se i giovani riusciranno a sviluppare un rapporto di fidelizzazione direttamente con le testate o se invece verranno sempre intermediati da queste piattaforme.”
Sulla tipologia specifica dell’informazione più fruita e sui device di accesso, i dati presentati sono interessanti: “La tipologia di news che viene considerata più affidabile è quella di carattere locale. Circa il 90% di chi accede ai siti lo fa attraverso un device mobile, prevalentemente attraverso lo smartphone. Il 72% del tempo speso consultando le news avviene sempre attraverso un terminale mobile. Il vero elemento fondamentale per la raccolta pubblicitaria quindi è il tempo speso su un sito, che ad oggi da terminale mobile è in media di 1,8 minuti per sessione e quindi la capacità di approfondimento è relativa, mentre su dekstop funziona mediamente meglio. Il 50% del tempo speso su mobile è speso su Google e Facebook. I giovani si informano prevalentemente su Youtube, gli adulti, invece, preferiscono Facebook. Pochi vanno direttamente sui siti di informazione senza passare per le piattaforme che fanno da tramite”, ha proseguito il Dott. Angelini.

Il dato che fa riflettere riguarda la maggiore capacità di profilazione che le piattaforme hanno e quindi “riescono a monetizzare il lettore 5 volte di più di un editore normale, come ha recentemente rilevato l’AGCOM, che non ha gli strumenti per seguire un utente online e di osservarne tutte le preferenze, anche a parità di audience”.

IL MERCATO PUBBLICITARIO
Sul mercato pubblicitario i dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano presentati durante il Convegno mostrano un forte sbilanciamento in favore degli OTT: “Il 76-78% di pubblicità va a Google e Facebook, quello che rimane è la quota residuale è quella degli editori nazionali. Negli ultimi 10 anni, in maniera assolutamente lineare, il mercato pubblicitario della stampa è stato eroso da quello di internet”.

IL NETWORK USPI
Quale ruolo ha ricoperto USPI in questo quadro in costante crescita ed evoluzione? “Il ruolo di USPI è stato estremamente lungimirante”, afferma il CEO di Sensemakers. “Oggi il network USPI intercetta quasi 33 milioni di persone, poco meno del 90% di chi si informa oggi in Italia, in qualche modo passa sulle reti di USPI. Il dato ancora più confortante è che in un anno c’è stato un incremento dell’80% del tempo speso e dei minuti spesi nel network.

È importante sviluppare alleanze sui dati perché senza quelle non si può competere contro la capacità di profanazione degli OTT. L’altro elemento è che, dal punto di vista della distribuzione, è complesso fare profilazione su siti poco rilevanti o poco visualizzati, che però, messi insieme in un’Associazione, riescono a fare massa critica non solo dal punto di vista dell’audience ma anche a fornire un’audience profilata. Questo rappresenta un valore enorme quindi credo che oggi in questo ambito USPI stia facendo un grande lavoro”, ha concluso Angelini.

La presentazione completa mostrata dal Dott. Angelini è presente qui.

La Dott.ssa Alessandra Costante, Vice Segreterio Generale FNSI, nel suo intervento ha voluto avviare una riflessione su come “in questi 20 anni abbiamo lasciato una grande prateria agli OTT. Ora recuperare la strada è difficile”. Poi ha proseguito spiegando che “dalla FNSI non ci si può aspettare che un discorso che è quello delle regole. Questo mondo ha bisogno di regole. Con USPI per esempio abbiamo fatto il primo contratto di tipo giornalistico per regolamentare la testate online. L’informazione professionale abbia un senso e un peso, libera e indipendenti, i giornalisti devono avere tutele. Abbiamo quindi dato con USPI, nuove regole per un nuovo lavoro ad un settore che sta crescendo e che va aiutato. È un contratto estremamente moderno e ha bisogno di manutenzione, infatti ora ci metteremo a lavoro per fare la doverosa manutenzione, ma è il primo contratto dalla FNSI che recepisce alcune figure importantissime nel mondo dei nuovi media”.

“Sono molto contento di avervi potuto presentare Sensemakers e Comscore”, così Francesco Saverio Vetere, Segretario Generale di USPI, ha aperto il suo intervento. “La relazione presentata è importante perché dimostra che la nostra partnershisp non è solo tecnica ma anche culturale. Gli editori divisi non vanno da nessuna parte, l’online rende molto questa idea di Unione. O realizziamo un’unità di intenti e progetti comuni oppure noi siamo destinati all’estinzione. Questa è la mission dell’USPI”. Riprendendo poi il discorso della Dott.ssa Costante sul CCNL USPI-FNSI, il commento del Segretario è stato: “Il contratto USPI fa parte di questo quadro di crescita degli online, è vero che ha bisogno di manutenzione, ma è un’esperienza che non deve essere persa e buttata via, perché rappresenta un punto di riferimento per il lavoro dipendente e per la professione giornalistica”.

Vetere ha poi concluso il suo intervento e chiuso il Convegno affermando che, secondo lui, “il dato del digitale è un dato che va letto senza pessimismo, anche nel rapporto con gli OTT. Questo è un settore che cresce. Alcuni ci vedono disordine, io invece penso che si debba parlare di fermento e nuove possibilità di crescita, a patto che si lavori con regole tollerabili da tutti, editori, giornalisti e lettori. Se così sarà avremo grandi risultati per l’informazione e la libertà di espressione”.

 

Irene Vitale

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