Per la trasformazione digitale ci “sarà una cifra considerevole che impone oggi una seria riflessione su quali siano gli obiettivi che vogliamo raggiungere, sul come farlo, in che tempi e su come garantire che tutto il processo venga svolto in maniera efficace, trasparente e senza spreco di denaro pubblico. Grazie al PNRR vogliamo far sì che l’Italia non solo recuperi il terreno perso, ma sia tra i paesi più vicini a realizzare la visione del Digital Compass già nel 2026″. Lo ha detto Vittorio Colao, ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, in audizione presso le commissioni riunite Bilancio, Lavori pubblici, Politiche Ue e Trasporti del Senato sul Piano nazionale di ripresa e resilienza.
L’Europa vuole raggiungere una digitalizzazione pressoché piena entro il 2030, ecco perché “il Next Generation Eu prevede che il 20% dei fondi destinati agli Stati membri attraverso la Recovery and Resilience Facility sia destinato alla trasformazione digitale. Nel caso dell’Italia, questa cifra dovrebbe essere di poco superiore ai 40 miliardi ma, guardando allo stato di avanzamento del Pnrr a cui il Governo sta lavorando, la cifra sarà considerevolmente superiore se si includono anche le misure che riguardano interventi parzialmente digitali, quali ad esempio interventi di digitalizzazione e sensorizzazione di strade e infrastrutture critiche o gli investimenti sulla sanità territoriale e la telemedicina o quelli relativi alla formazione di competenze digitali per cittadini e lavoratori pubblici e privati”, ha spiegato il ministro.
Sulla questione della cosiddetta operazione Rete unica “mi preme sottolineare – ha aggiunto – l’esigenza che si arrivi, nel più breve tempo possibile, ad una soluzione che garantisca una rapida ripresa delle attività di cablatura e/o di copertura via radio delle zone interessate. Non possiamo permetterci di stare in una situazione di attesa che rischia di condizionare i piani (e quindi i tempi) di copertura delle reti a banda ultra larga finanziati con risorse del PNRR”.
Inoltre, i ritardi per lo sviluppo della rete unica possono “incidere sui tempi e sulle modalità di sviluppo della banda ultra larga”. E su questo Coalo ribadisce: “Non sono più ammessi ritardi” nella banda larga. “Grazie al PNRR vogliamo essere più ambiziosi sui tempi: vogliamo cittadini, scuole, presìdi sanitari, imprese e isole minori connesse entro i prossimi 5 anni. Mi concedo una metafora sportiva: a metà gara vogliamo essere nel gruppo di testa della corsa all’Europa digitale”.
E puntualizza “stiamo innanzitutto verificando la dimensione degli investimenti effettivamente necessari, incrementando sensibilmente gli investimenti originariamente previsti” ed “esaminando il programma di implementazione per garantire che gli interventi siano realizzati nei tempi e nei modi previsti, cercando di recuperare il ritardo accumulato”.