È successo al giornalista del Tg2 Valter Vecellio e all’allora Presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, che nel 1996 furono denunciati dal gerarca nazista con l’accusa di essere i mandanti del suo sequestro di persona.
La notizia è riportata in primis dalla testata giornalistica online Shalom.it, magazine della Comunità ebraica di Roma.
L’ipotizzato sequestro, oggetto della denuncia di molti anni fa, è stato ritenuto manifestamente infondato. Pacifici e Vecellio sono stati definitivamente assolti e Priebke condannato al risarcimento dei danni e al pagamento delle spese processuali. Ma essendo Priebke risultato nullatenente, lo Stato italiano chiede ora ai due ex imputati di rimborsare le spese.
UNA VICENDA “KAFKIANA”
Il giornalista Vecellio ha ricostruito questo pezzo di storia italiana, vissuta in prima persona, in una lettera aperta pubblicata sulle pagine della testata online Il Dubbio.
Il 1 agosto del ormai lontano 1996 – sintetizziamo lo scritto di Vecellio – una Corte di giustizia italiana, pur riconoscendo le responsabilità dell’ex capitano delle SS Erich Priebke per quel che riguarda l’eccidio alle Fosse Ardeatine, ritiene di dover applicare le attenuanti generiche, e dichiara di «non doversi procedere, essendo il reato estinto per intervenuta prescrizione» e ne ordina l’immediata scarcerazione. Una sentenza accolta con grande indignazione dai familiari delle vittime, dalla comunità ebraica di Roma, dalla Roma civile e democratica.
La pacifica protesta attorno alla sede del tribunale militare, ricorda il giornalista, si protrae fio a notte fonda.
Da ultimo, interverrà il Ministro della Giustizia di allora, Giovanni Maria Flick, che riesce a trovare una norma per bloccare l’iter di scarcerazione, e dispone un nuovo processo. Priebke verrà infine condannato all’ergastolo che sconterà in parte nel carcere militare, e in parte ai domiciliari, fino alla morte (11 ottobre 2013).
La denuncia di sequestro
Priebke non dimentica, però, quella manifestazione del 1° agosto del ‘96. Si ritiene vittima di una sorta di sequestro di persona, e – con i suoi legali – individua in Pacifici e, appunto, in Vecellio gli organizzatori del sequestro. I due, indagati, finiscono sotto processo. Assolti in primo grado, nel successivo e in Cassazione. Priebke è condannato a pagare le spese processuali. La storia sembra finita.
Lo Stato: chi paga?
Passano gli anni e, probabilmente Vecellio ripone la vicenda in un angolo della memoria. A ricordargliela, nel maggio 2013, è una busta a lui indirizzata, con l’ingiunzione a pagare 285 euro per spese processuali. Alla sua richiesta di chiarimenti («Come mai mi si chiede di pagare al posto di chi ha perso, ed è stato condannato?»), il dialogo si fa surreale: «Priebke risulta nullatenente, dunque anche se voi avete vinto la causa, dovete pagare. Lo Stato non può andare in perdita. Però, dopo, se vuole, lei si può rivalere nei confronti di Priebke». Il quale, ricordiamo, morirà solo 5 mesi dopo.
Il caso monta sui giornali e sulle televisioni, fintanto che un anonimo benefattore decide di pagare lui le spese processuali. Dossier, quindi, archiviato? Neanche per sogno.
Arriviamo ad oggi
A inizio ottobre 2019, arriva al giornalista del TG2 una nuova busta dell’Agenzia delle entrate – riscossione, il cui succo è in un bollettino premarcato di 291 euro e 21 centesimi da saldare entro sessanta giorni dalla notifica: “277.02 controllo tasse e imposte indirette anno 2007; 8.31 onesi di riscossione spettanti a Agenzia delle entrate- Riscossione; 5,88 diritti di notifica spettanti a Agenzia delle entrate- Riscossione”.
Buona pace all’ “anonimo benefattore”… chissà che fine avrà fatto, pensa Vecellio, che così commenta: «Ammirevole, non c’è che dire, l’Agenzia delle entrate- Riscossione, che implacabile non dimentica: e torna a farsi viva, sei anni dopo la prima ingiunzione; ventitré anni dopo la notte del presunto sequestro; una dozzina d’anni dopo che tre sentenze “in nome del popolo italiano” hanno certificato che quel sequestro non c’era stato, e che comunque né Riccardo Pacifici né io siamo colpevoli di alcunché».
«È una vicenda assurda e kafkiana, – conclude Vecellio – resa ancora più odiosa nel caso specifico: un criminale nazista si dichiara vittima di un reato giudicato inesistente, si riconosce che due cittadini sono stati ingiustamente chiamati in giudizio e si sono dovuti difendere per qualcosa che non hanno fatto e, per beffa e oltraggio, uno Stato che non ha saputo farsi rimborsare chiede loro di pagare al posto del condannato».
Solidarietà e vicinanza a Pacifici e Vecellio sono state espresse dalla Presidente della comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello: «Mi auguro sinceramente che le istruzioni e le autorità sappiano comprendere quanto gravi possono essere gli effetti e le ricadute di questa stortura giudiziaria e riportare nei giusti canali il messaggio che la memoria di una società democratica e civile deve diffondere. Per questa ragione ci siamo offerti di pagare noi le spese, affinché diventi ancora più evidente l’assurdità di questa decisione».
(Foto in alto: Entrata alle Fosse Ardeatine, Roma – da wikipedia.com – licenza CC BY 2.0)