Era di qualche giorno fa la notizia che il Consiglio d’Europa aveva pubblicato un alert formulato dall’Associazione dei Giornalisti Europei (AGE/AEJ) per sottolineare come a livello europeo si attendessero spiegazioni dall’Italia sulla volontà di mantenere la pena detentiva di 6 anni per i giornalisti condannati per diffamazione.
È invece di ieri la notizia che il 9 giugno alle 9.30 si terrà l’udienza presso la Corte Costituzionale sulla legittimità del carcere per i giornalisti.
Sindacato unitario giornalisti della Campania – che in una nota spiega che “il giudizio nasce dopo che l’avvocato del Sugc, in un processo per diffamazione a mezzo stampa dinanzi al Tribunale di Salerno nei confronti dell’ex collaboratore del ‘Roma’ Pasquale Napolitano e del direttore Antonio Sasso, ha sollevato un’eccezione di incostituzionalità” – afferma di essere soddisfatto “che lo slittamento dell’udienza, prevista in un primo momento per il 21 aprile, sia stato limitato a soli 45 giorni. Ritenevamo il rinvio, richiesto dall’Ordine dei giornalisti, assolutamente inutile ai fini del giudizio. Per noi quella sul carcere per i giornalisti è una battaglia fondamentale, perché, come previsto anche dalla Corte europea per i diritti dell’uomo, già solo la semplice previsione astratta della sanzione detentiva esercita un effetto dissuasivo sull’esercizio dell’attività giornalistica e pertanto rappresenta una lesione per la libertà di stampa”. La nota poi prosegue: “Finché non verrà cancellato dal nostro Ordinamento non saremo mai un Paese veramente libero”.
Carlo Verna, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, sulla questione afferma che “siamo in piena epoca Coronavirus e comprendiamo che il Governo oggi abbia altre incombenze pressanti, ma quella del carcere ai giornalisti in Italia, come ha notato contrariato il Consiglio d’Europa, è questione tanto annosa quanto, aggiungiamo noi, vergognosa. L’appuntamento c’è e presto, manca Lancillotto, nel senso che non è accettabile una mancata diversa indicazione della Presidenza del Consiglio all’Avvocatura generale dello Stato, costituitasi per chiedere il rigetto della questione di legittimità costituzionale. Come dire che per le nostre istituzioni va bene così”. Poi aggiunge: “Visto che sul giornalismo i temi concernenti le regole obsolete sono tanti, e anche oggi abbiamo letto titoli difficilmente digeribili dopo la liberazione di Silvia Romano, con pochi poteri in capo al Cnog. Chiediamo un incontro – anche in videoconferenza – con chi rappresenta il Governo, ormai non è più differibile”.