La maggior parte delle fake news online non sono generate da persone ma da software, i social bot bugiardi. Ecco perché, per contrastarle, potrebbe essere necessario utilizzare lo stesso strumento.
Sono nati in laboratorio i nuovi “bot verificatori”, algoritmi capaci di compiere analisi comparative ma anche semantiche su Internet. Ci stanno lavorando scienziati di tutto il mondo ma in prima fila ci sono i ricercatori italiani.
IMT, la scuola universitaria Alti studi di Lucca in collaborazione con il CNR, ha dato vita a Toffee (Tool for fighting fakes). Il progetto ha lo scopo di monitorare l’affidabilità e la credibilità delle informazioni in Rete.
I social bot rappresentano dal 9% al 15% del totale degli utenti attivi. “Non risparmiano neppure i mercati finanziari. Il 71% degli autori di tweet sospetti sulle azioni americane sono stati classificati come bot”, ha spiegato il direttore dell’Imt, Rocco De Nicola.
Quindi, gli anti-bot sono algoritmi con capacità di apprendimento (machine learning) e nascono con il preciso scopo di inseguire i creatori di false notizie, intercettarli e smascherarli.
“Il fenomeno delle fake news deve essere combattuto con più competenze e da diversi punti di vista”, spiega ancora De Nicola, “perché sono molti gli incubatori di notizie false”. Ecco perchè all’IMT è nato un team di ricerca multidisciplinare composto da informatici, fisici, sociologi e neuroscienziati.
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