Web e Innovazione

Benanti e la democratizzazione della tecnologia: il futuro con l’IA

“Ci troviamo in un momento equivalente all’adozione della corrente elettrica che, come l’IA, non serve a fare qualcosa ma cambia il modo di fare tutte le cose. Dobbiamo decidere se vogliamo essere un Paese che fa procurement, che cerca cioè dove comprare queste risorse, o un Paese che vuole produrre almeno in parte queste risorse”.

Così esordisce padre Paolo Benanti, presidente della Commissione Algoritmi, alla Commissione Lavoro della Camera. Il neo-eletto Benanti vuole infatti far riflettere l’Italia su quale “postura politica” prendere, per il futuro del Paese.

L’Italia e i grandi player internazionali

Il presidente punta sulla “nostra tradizione umanistica”: è necessario dunque “mettere in moto quelle parti produttive del Paese” che possano rendere l’Italia se non principale player internazionale, almeno uno dei protagonisti.

Il lavoro e l’impegno richiesto non potrà equiparare l’investimento dei colossi tecnologici, ma bisogna avere “la consapevolezza che il mondo corre e corre forte”, dice Benanti ricordando Mark Zuckerberg a Davos per il World Economic Forum. Il fondatore di Meta ha annunciato infatti il rinnovato interesse per lo sviluppo dell’IA e, a questo scopo, sta progettando una mossa da 10 miliardi di dollari.

Anche per questo, la democratizzazione della tecnologia è un passo fondamentale a livello globale. “È vero che fino ad oggi siamo stati interessati dalla democratizzazione della tecnologia. Ma noi, e sottolineo noi. Altrimenti la tecnologia va in un’altra direzione: aiuta chi ha più potere”. 

L’impatto sociale e lavorativo

Benanti è chiaro sulla non neutralità dell’Intelligenza Artificiale, come le altre tecnologie. Prevedendo gli impatti dell’IA sul sociale e sul lavoro, si vede una tendenza alla concentrazione di ricchezza.

“L’innovazione contrarrà il mercato perché solo chi è in grado di potersela permettere andrà avanti e resterà al passo con il cambiamento del mercato: al momento solo 7 grandi player internazionali sono in grado di gestire questa forma di innovazione, hanno tutti una capitalizzazione superiore al trilione di dollari: questo significa grandi agglomerati”.

Articolo di T.S.

uspi

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